
La Ong Elvetica Public Eye ha pubblicato i risultati di laboratorio che inchioderebbero alle proprie responsabilità importanti società di produzione di sigarette come Philips Morris, American British Tobacco e Japan Tobacco. A sostenere l’accusa è la giornalista Marie Maurisse, con un’inchiesta approfondita sugli interessi economici del settore, delle sue esportazioni, e sulla qualità dei prodotti. Infatti le sigarette esportate in Africa sarebbero più tossiche, con più nicotina e monossido di carbonio rispetto a quelle destinate al mercato Europeo.
L’Africa è un bacino vivente di futuri fumatori. Nel 2017, 2.900 tonnellate di sigarette svizzere sono state esportate in Marocco, l’equivalente di circa 3.625 miliardi di “sigarette”. Nei negozi d’angolo, i pacchetti vengono venduti per 33 dirham (Euro ). I pacchetti sono certificati: portano un francobollo SICPA, l’ente svizzero di certificazione e autenticazione. Oggigiorno, il 55% delle sigarette fumate in Marocco sono importate, la maggior parte dalla Svizzera e poi dalla Turchia.

Sul posto, le persone assicurano che i doganieri ispezionano le merci: aprono contenitori, scelgono un cartone a caso e poi controllano che la merce rispetti la dichiarazione presentata. Ciononostante, una delle osservazioni generali dell’indagine è che sono stati controllati solo i dettagli relativi al pagamento delle tasse – non ci sono misure per monitorare gli ingredienti delle sigarette o il loro livello di tossicità. Secondo le analisi effettuate su 30 pacchetti provenienti dal Marocco, i valori di nicotina e monossido di carbonio superano quelli delle ‘bionde’ vendute in Francia e Svizzera o non corrispondono a quelli dichiarati sulla confezione.
L’Africa sarà la zona del mondo dove si fumerà di più. Ed è per questo che per i produttori è fondamentale conquistare fumatori sin dalla più giovane età in questi paesi. L’OMS stima che ci siano 77 milioni di fumatori in Africa, pari al 6,5% della popolazione del continente. L’istituto prevede che entro il 2025 la cifra aumenterà di quasi il 40% rispetto al 2010, l’aumento più pronunciato a livello globale. Il numero di morti nel continente raddoppierà entro il 2030 in quello che l’Oms descrive come “epidemico”. Per le aziende, il Marocco sembra essere un’eccellente porta di accesso a questi mercati.

La Svizzera spesso promuove il fatto che esporta il suo tradizionale cioccolato. Eppure le sigarette rappresentano un altro importante prodotto svizzero che ha successo. Nel 2016, la Svizzera ha prodotto 34,6 miliardi di sigarette – quasi due miliardi di pacchetti. Circa il 25% è stato venduto nel mercato interno. Quasi il 75% è stato esportato, fornendo abbastanza sigarette a oltre quattro milioni di persone. Il business è importante per l’economia svizzera:
“Il reddito da esportazione generato dai prodotti del tabacco, pari a 561 milioni di franchi, è paragonabile a quello della maggior parte delle esportazioni di merci svizzere, come il formaggio (578 milioni di franchi) o il cioccolato (785 milioni di franchi)” – Studio KPMG pubblicato alla fine del 2017.
In Europa vediamo una tendenza inversa. Negli ultimi 20 anni, le vendite di tabacco sono diminuite del 38% grazie a campagne preventive e aumenti dei prezzi. Ecco perché i produttori stanno spingendo sempre più i loro nuovi “prodotti a rischio ridotto”, che presumibilmente forniscono ai consumatori nicotina senza gli effetti dannosi del tabacco.