L’anno scorso la credibilità di Donald Trump e quindi degli Stati Uniti erano scadenti. Le accuse nei confronti della Cina riguardo l’origine del virus avevano creato uno shock della comunità scientifica internazionale. La credibilità degli Stati Uniti, oggi, è in mano a Biden che richiede una nuova indagine nei laboratori di Wuhan.
Chi fu il primo ad accusare la Cina?
La retorica xenofoba di Trump inneggiava alla colpevolezza della Cina. Trump accusò che i cinesi avessero creato il corona virus nell’ormai famoso istituto di virologia di Wuhan. L’ipotesi di Trump, l’anno scorso, causò un effetto freezing sull’intera comunità scientifica. L’obiettivo dell’ex Presidente degli Stati Uniti non era tanto quello di trovare le fondamenta a sostegno della sua ipotesi e renderla una tesi. Ma quanto istituire una vera e propria campagna di odio anti-cinese.
La credibilità di Trump non aveva sostegno pubblico
Inizialmente il mancato sostegno pubblico all’ipotesi di Trump, per la sua bassa credibilità, fece tramontare l’opportunità di una indagine. Oggi, invece, con la rifiorita popolarità della nuova amministrazione americana, vi è anche un rinnovato interesse riguardo l’origine del virus. A seguito, soprattutto, dell’indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, svoltesi a febbraio 2021, proprio nei laboratori di Wuhan. Molti scienziati criticarono l’indagine come inadeguata e basata sui dati raccolti dai soli funzionari cinesi.
Oms rischia di chiudere per mancanza di fondi
La negazione cinese
La Cina ha, ripetutamente, negato che il laboratorio fosse responsabile della fuoriuscita del virus. Oggi, però, virologi e scienziati americani riconoscono la possibilità che il virus possa essere trapelato dal laboratorio di virologia di Wuhan e incitano ad un’indagine più completa e trasparente. Mentre Biden afferma che le agenzie internazionali si sono coordinate intorno a due probabili scenari:
- Scenario 1: il trasferimento zoonotico. Ossia che l’epidemia sia iniziata tramite il trasferimento del virus da animale ad uomo;
- Scenario 2: la fuga accidentale dal laboratorio di Wuhan. L’indagine dell’Oms aveva dichiarato che questa ipotesi era altamente improbabile.
Dibattito tra virologi
Antony Fauci, il più famoso virologo statunitense, si è dichiarato non più del tutto convinto che il virus non sia emerso dal laboratorio di Wuhan. Anche Richard Ebright, ha dichiarato al Sunday Times che: “non esiste una base sicura per assegnare probabilità relative all’ipotesi di incidente naturale (da animale a uomo) e all’ipotesi di incidente di laboratorio”. Entrambi, quindi, concordano su una cosa: la mancanza di informazioni. Invece Robert Garry, un microbiologo della Tulane University, grazie ad una ricerca del marzo 2020, afferma che era più probabile che il virus fosse emerso dalla natura. A fine di maggio, Garry ha dichiarato alla National Public Radio (NPR) di ritenere che le prove siano ancora in gran parte a favore di tali risultati.
Esperti contro esperti
Il 14 maggio, 18 importanti biologi che studiano la pandemia hanno pubblicato una lettera sulla rivista Science chiedendo ulteriori indagini. Questi affermano che entrambe le possibilità di origine del virus rimangono credibili. Questi esperti hanno criticato l’indagine compiuta dall’OMS affermando che ad una delle due teorie non è stata data la considerazione adeguata. Ossia quella dell’incidente di laboratorio a cui sono corrisposte solo 4 pagine su 313 del rapporto dell’OMS.
La credibilità di Trump
Jon Lieber, amministratore delegato degli Stati Uniti per Eurasia Group, ha affermato che il più grande cambiamento che circonda l’accettazione della possibilità della teoria delle perdite di laboratorio è stato il cambiamento nell’amministrazione degli Stati Uniti. Lieber afferma, ad Al Jazeera, che la mancanza di credibilità di Trump ha avuto un effetto raggelante su scienziati. La schiettezza politica e la sua poca credibilità a livello internazionale ha creato punti ciechi e pregiudizi da parte dei guardiani dei media. Lieber continua che: “molti social media hanno vietato a più account di parlarne su Twitter e Facebook o contrassegnando le persone di fare disinformazione. Penso che il vero fallimento da parte della comunità scientifica, dei media e di altri sia stato non riuscire a prenderlo sul serio. Solo perché non gli piaceva il messaggero”.
La credibilità degli Stati Uniti post Trump
Tuttavia, Leiber ha affermato che il cambiamento di opinione non dovrebbe essere visto come una rivendicazione per l’amministrazione Trump. Anzi è “un completo fallimento della Casa Bianca di Trump. Se avessero avuto una qualche credibilità e la capacità di convincere qualcuno di qualcosa, sarebbero stati in grado di esporre questa come una storia di origine legittima già un anno fa”.
La strategia di Biden
Per Biden, la decisione di rilasciare una dichiarazione che richiede ulteriori indagini serve, principalmente, a uno scopo interno. Ossia quello di non apparire debole nei confronti della Cina e scongiurare le critiche repubblicane in vista dalle elezioni di medio termine del Congresso nel 2022.