mercoledì, Aprile 16, 2025

L’American Psychiatric Association e l’omosessualità

L’American Psychiatric Association toglie l’omosessualità dalla sua lista di malattie mentali: il 17 dicembre 1973 inizia una nuova fase.

L’omosessualità e la sua storia nel XIX secolo

I comportamenti omosessuali possono essere rintracciati risalendo molto indietro lungo lo sviluppo della civiltà umana e gli atteggiamenti nei loro confronti hanno subito alterne vicende.
Durante il diciannovesimo secolo, l’argomento assunse rilevanza in ambito medico, e l’omosessualità iniziò a essere considerata addirittura una patologia necessitante di una cura. Contestualmente scaturì il dibattito, riguardante l’origine dell’orientamento sessuale, tra le prime posizioni che lo ritenevano un qualcosa di innato e quelle che lo ritenevano l’esito di una scelta cosciente.

Con la nascita della sessuologia a inizio Novecento si svilupparono inoltre due opposte visioni della patologia sessuale. La prima metteva in guardia dalla sterilità cui l’umanità sarebbe andata incontro a seguito della degenerazione di alcuni individui. La seconda poneva invece sullo stesso continuum normalità e patologia, che necessitavano dunque un approccio integrato di varie discipline, dalla medicina all’etnologia.
All’interno di questi dibattiti figurano nomi come Freud, Bloch, Hirschfeld e Havelock Ellis.

L’American Psychiatric Association e l’omosessualità

La comunità scientifica arrivò alla prima derubricazione dell’omosessualità dai codici di patologia nel 1973. Fu infatti l’American Psychiatric Association, proprio il 17 dicembre di quell’anno, a iniziare un processo di modifica che avrebbe coinvolto le altre realtà.

Dopo l’espunzione della diagnosi di omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) fece seguito l’invito nel 1991 degli istituti di psicoanalisi, da parte dell’American Psychoanalitic Association, a non scegliere i candidati sulla base dell’orientamento sessuale. Nel 1992 l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) prese una decisione nella medesima direzione, espressa all’interno della decima edizione della Classificazione Internazionale delle Malattie. Si sottolineò infatti che l’orientamento sessuale non costituisce un indicatore di patologia.

La distinzione tra omosessualità ego-sintonica e ego-distonica

L’inizio di questo processo di modifica da parte dell’American Psychiatric Association non venne accolto con molto entusiasmo né dai sostenitori della depatologizzazione dell’omosessualità, né da coloro i quali continuavano a ritenerla un disturbo mentale. Questo perché esisteva una distinzione tra omosessualità ego-sintonica ed ego-distonica, sulla base dell’accettazione e la serenità con le quali le persone vivevano la propria omosessualità. In un primo momento ad essere eliminata fu soltanto l’omosessualità ego-sintonica, cioè quella che implicava una piena accettazione di sé, mentre l’omosessualità ego-distonica rimase fino al 1987. Soltanto nel 1990 venne approvata la sua completa eliminazione che entrò in vigore nel 1994.

L’American Psychiatric Association

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