Nel 2011 fu introdotto dalla manovra finanziaria, il superticket, che consiste in una tassa aggiuntiva su farmaci e prestazioni specialistiche. Per quanto riguarda gli importi la Legge di Stabilità si limitò a stabilire la soglia massima, lasciando poi ampia discrezionalità alle singole Regioni. Per quanto riguarda i farmaci è prevista una soglia massima di 2,00€ a confezione, per un massimo di 4,00€ a ricetta. Per le prestazioni specialistiche (dagli esami di laboratorio a quelli radiologici) è previsto un massimo di 10,00€.
Il primo importante segnale di questo Governo è nella Sanità, il Ministro Roberto Speranza ha annunciato che sarà il «superamento» del superticket. Per capire cosa vorrebbe fare il Ministro Speranza dobbiamo dare il corretto significato al termine superamento che non deve essere inteso come abolizione del superticket.
Superamento, in filosofia, è un termine con cui è espresso il concetto di Hegel, che è nel verbo aufheben, che significa il «togliere», però allo stesso tempo il «conservare». Il politico Roberto Speranza, utilizza il termine «superamento» in quanto una nuova categoria (il ticket per fasce di reddito), prenderà il posto della categoria che la precede (superticket), eliminando questo termine, ma conservando l’obiettivo da raggiungere, coprire le mancate entrate economiche derivanti dal superticket. Quindi il superamento si presenta, come un caratteristico evento della dialettica, cioè una specifica forma di manifestazione.
Il problema del ticket sanitario
Allora si chiederà il lettore: cosa cambierà per i Cittadini residenti in Italia che si rivolgeranno al Sistema Sanitario Nazionale (SSN)? Il valore in euro del superticket è di 490 milioni, la sua abolizione è necessaria per attuare un programma di revisione più ampio: la revisione e la riforma dei ticket da cui oggi lo Stato percepisce 1,6 miliardi l’anno. La revisione del ticket farà capo ad un DDL collegato alla manovra che prevede la sua attuazione nel primo trimestre del 2020 ed ha lo scopo di rimodulare l’importo del ticket in base al reddito. Dovendo assicurare almeno 1,6 miliardi di gettito, la classe media e medio-alta: quella fatta di famiglie che hanno redditi tra i 30 mila e i 100 mila euro, e che ad oggi pagano dalla busa paga il SSN e il superticket, rischiano di dover pagare un conto salatissimo. Oggi, i residenti che rientrano in questa fascia di reddito sono circa il 20%, che posso richiedere una prestazione al SSN se verrà abolito il superticket e rimodulato il ticket, potrebbero pagare un nuovo ticket molto salato, secondo il motto propagandistico ed ideologico, a cui si è riferito in questi giorni il Ministro Speranza, da quando occupa il ministero della salute: «chi ha di più deve pagare di più».
Gli esenti invece (circa il 54%) non pagano nulla. Una condizione questa che prevede una serie di requisiti: dalle gravi patologie a un’età superiore ai 65 anni o inferiore ai 6 anni e un reddito familiare inferiore ai 36 mila euro annui.
Il ticket “ordinario” fino al tetto massimo di 36,15 euro per ricetta, a prescindere dal reddito, viene pagato da poco meno 50% dei residenti in Italia, essendo il 54% dei restanti residenti esenti ticket. Il Ministro sta lavorando ad un ticket che si pagherà in base al reddito, secondo il principio della progressività. Il rischio però è che il nuovo ticket lo pagheranno non solo i redditi molto alti, quelli superiori a 100mila euro, ma anche i redditi compresi tra 36mila e 50mila euro, e che quindi 1,6 miliardi di euro da far pagare ai non esenti ticket, si concentrerà tutto sulle classi medie. Ciò potrebbe comportare che i cittadini del ceto medio, piuttosto che rivolgersi al SSN, si rivolgeranno al privato che ha costi più concorrenziali e tempi di attesa per le prestazioni inferiori, con il rischio di fare divenire insostenibile onere del nostro SSN.