venerdì, Aprile 18, 2025

La stanza di Piera: il romanzo di Stefania Conte

Abbiamo intervistato Stefania Conte, autrice del romanzo storico “La stanza di Piera”, pubblicato nel 2020 da Morganti Editori. Il dramma delle foibe e dell’esodo giuliano- dalmata raccontato attraverso le vicende di persone comuni che hanno conservato la memoria di quei tragici avvenimenti. Il tutto inserito in un documento storico dal forte valore morale.

Chi è Stefania Conte, autrice del romanzo “La stanza di Piera”?

Stefania Conte è nata a Venezia nel 1965 e da una decina d’anni vive in Friuli Venezia Giulia. Dopo gli studi universitari in psicologia clinica si è sempre occupata di editoria, lavorando in veste di editor. Professione che svolge ancor oggi per la Morganti Editori. Ha all’attivo la scrittura di romanzi e antologie di racconti di genere vario, sempre però il tema fondante di ogni storia è l’uomo, il suo mondo interiore e l’inestinguibile spinta a costruirsi un’identità stabile, mantenendo la responsabilità delle proprie azioni. Coltiva gli studi in antropologia culturale, storia delle religioni e filosofia. Nel 2020 ha Pubblicato “La stanza di Piera”, romanzo storico ambientato sul confine orientale (in Istria) durante il dramma delle foibe e l’esodo dei nostri concittadini dalla Giulia, dalla Dalmazia e da Fiume.

Perché ha deciso di scrivere il libro “La stanza di Piera”?

Ho scritto il romanzo storico “La stanza di Piera” per la casa editrice Morganti di Udine per fare esercizio di memoria. Non volevo dimenticare ciò di cui gli uomini furono capaci con le manovre di pulizia etnica che condussero al genocidio delle foibe. Premetto, per tacitare polemiche inutili cui non mi presto, che non appoggio alcuna ideologia partitica, quindi non mi servo di alcuna stampella di tale natura per raccontare. La mia politica è sempre e solamente quella che mette al centro, anche nei miei scritti, l’uomo e il suo modo di porsi nel mondo.

Di cosa parla nel libro?

Di molte cose, soprattutto però di esseri umani, più o meno consapevoli dei propri errori, della propria forza interiore, comunque sempre desiderosi di trovare un posto nel mondo. Anche a scapito della propria e altrui vita. Tutto inizia nel 2005 e va a ritroso nel tempo, attraverso i ricordi di Libero Martini, ormai ottantenne. Lui nasce ad Albona, paese che s’affaccia sul golfo del Quarnero. A diciotto anni partecipa alla Seconda Guerra mondiale. Molti anni dopo decide di farsi prete. Alla soglia dell’ottantesimo compleanno, il giorno della Vigilia di Natale, don Libero decide di mettere nero su bianco ciò che anni prima ha vissuto in prima persona. Spinto da suggestioni visive e sonore colte in prossimità della chiesa di San Giovanni in Tuba a Duino, racconta di Piera Leoni, nata a Fianona.

Chi è Piera Leoni?

Piera Leoni è una giovane donna poco più che ventenne, che suole passare gran parte del suo tempo nella sua stanza, intenta a cucire rose di stoffa. Figlia di un medico e di un’insegnante, dall’Istria fino a Trieste si parla di lei come della “Sarta delle rose“. Accusata ingiustamente dai partigiani titini di collaborazionismo, sarà condotta al castello di Pisino dinanzi a Ivan Motika, il giudice del Tribunale del Popolo. Seviziata e torturata non sopravvive alla foiba. Di lei esce il ritratto ideale di una donna che, con rara consapevolezza e generosità, scambia la propria vita per salvarne un’altra. La storia di Piera Leoni, nata a Fianona e morta a Pisino, si fa emblematica perché rappresenta quel genere di esistenza che formalizza la ricerca della libertà individuale. Qualunque sia il prezzo da pagare.

Le foibe e l’esodo. Vicende per decenni dimenticate. Perché?

Purtroppo per non mettere in imbarazzo le ideologie imperanti, l’influenza di un certo pensiero politico e partitico, per non dover sconquassare delicati equilibri socio economici. E’ importante che sempre più individui coraggiosi si facciano carico della memoria. E’ necessario raccontare a chi nega o non conosce, le atrocità di cui il genere umano è stato ed è capace questo consentirà di fornire fornire sempre a più persone un’arma per debellare l’ipocrisia, la faziosità e l’ignoranza.

Perché è importante ricordare le vicende avvenute nel nordest italiano a partire dal 1943?

Farsi carico, non tanto e solo del ricordo degli accadimenti storici, quanto e soprattutto del dolore, della disperazione, dello scoramento, del lutto e della perdita, realtà subite dagli esseri umani vittime della Seconda Guerra mondiale (sul confine orientale e altrove) è condizione indispensabile per vivere nel mondo moderno in modo etico ovvero, dar testimonianza di ciò che è Bene e di ciò che non lo è. Le foibe, i biblici esodi, i campi di sterminio in cui i corpi bruciavano, le sevizie, la privazione in genere e la morte (fisica, emotiva e quella che priva dell’identità) acquistano significato e valore se provocano emozioni forti. Soprattutto adesso, tempo in cui l’umanità sembra anestetizzata, incapace di partecipare al dolore, di viverlo e tollerarlo.

La stanza di Piera, Stefania Conte, 288 pagine, Morganti Editori, 2020.


Leggi il libro: “La stanza di Piera”


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