giovedì, Aprile 17, 2025

“La mafia è finita”

È il 2 aprile 2000 quando Tommaso Buscetta, uno dei primi pentiti della storia mafiosa, muore di cancro in Florida dopo aver passato gli ultimi anni della sua vita vivendo sotto falso nome. Ed è sempre sotto falso nome che, Buscetta, verrà sepolto a North Miami.

Buscetta, il boss dei due mondi

È nel 1945 che Tommaso Buscetta viene affiliato a Cosa Nostra, compiendo il primo passo che lo porterà a diventare il cosiddetto “boss dei due mondi”, in quanto conoscitore tanto della mafia italiana quanto di quella emigrata nelle Americhe. Una lunga storia, la sua, che inizia nella Palermo del dopo guerra per subire una svolta il 25 ottobre 1983, giorno in cui fu arrestato in uno dei quartieri più lussuosi di San Paolo, in Brasile.

Dopo il fallito tentativo di corrompere i poliziotti brasiliani, Buscetta viene arrestato ed i magistrati italiani ne richiedono l’estradizione, per evitare la quale Buscetta tenta anche il suicidio, ingerendo della stricnina. Una volta salvato, arriva in Italia e accetta di collaborare con la giustizia, diventando così uno dei primi pentiti della storia.

La collaborazione con la giustizia e il maxiprocesso

Il maxiprocesso fu un avvenimento storico per la storia della lotta alla mafia. Vennero portati alla sbarra degli imputati 475 mafiosi e collusi, tra cui il boss di Cosa Nostra Totò Riina.

Le rivelazioni di Buscetta toccarono due ambiti principali: l’organizzazione e le regole interne di Cosa Nostra e la denuncia dei mandanti ed esecutori di diversi delitti di mafia.

Ci fu solo un ambito sul quale Buscetta si rifiutò di testimoniare: i rapporti tra mafia e politica. L’ex-mafioso affermò che lo Stato non sarebbe stato ancora pronto per dichiarazioni di quel tipo. Sarà solo dopo gli attentati alla vita di Paolo Borsellino e Giovanni Falcone che Buscetta inizierà a parlare dei legami politici di Cosa Nostra indicando come principali referenti gli onorevoli Salvo Lima e Giulio Andreotti.

Tommaso Buscetta fu uno dei testimoni chiave del processo, tenendo diversi confronti con gli imputati del processo. Storico rimase quello con il boss di Cosa Nostra Totò Riina, nel quale il pentito testimoniò contro questi.

“Io questo signore lo conosco, lui ha deciso tutti gli omicidi che sono successi nel siciliano. Riina non sono solo più io che parlo, adesso è una marea di gente che parla. La mafia è finita”.

Una delle sue ultime testimonianze si trova un libro-intervista di Saverio Lodato, in cui Buscetta manifesta il suo disappunto per la mancata distruzione di Cosa Nostra da parte dello Stato italiano.

Già anni prima, Buscetta si era così rivolto al giudice Falcone:

“Ho fiducia in lei giudice Falcone, come ho fiducia nel vicequestore Gianni De Gennaro. Ma non mi fido di nessun altro. Non credo che lo Stato italiano abbia veramente l’intenzione di combattere la mafia”

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