domenica, Luglio 7, 2024

La Macedonia del Nord si prepara al suo primo Pride

Per la prima volta nella sua storia la Repubblica della Macedonia del Nord (da pochi con questo nome, già F.Y.R.O.M.) ospiterà il prossimo 29 giugno nella sua capitale Skopje il Pride della comunità LGBTI (sigla che si riferisce alla comunità lesbica, gay, bisessuale, transessuale e intersessuale).

L’evento è stato annunciato lo scorso lunedì da uno dei pochi movimenti pro LGBTI in territorio macedone, la ONG National Network Against Homophobia and Transphobia. L’attivista Antonio Mihajlov portavoce dell’organizzazione ha sottolineato che “la parata sarà una forma di protesta utile per affermare, supportare e proteggere i diritti umani della comunità LGBTI“.

La Macedonia del nord è l’ultimo dei paesi di area balcanica ad ospitare una manifestazione apertamente a favore dei diritti della comunità omo, bi, transessuale. Già a partire da qualche anno, senza farsi mancare polemiche e contro manifestazioni violente, altre capitali balcaniche hanno ospitano ormai annualmente Pride come Belgrado (Beograd Prajd, Serbia. Il primo embrione di parata nel paese risale al 2001) e Tirana (capitale albanese dove la prima edizione avvenne nel 2014) mentre anche la capitale della Bosnia Erzegovina ospiterà il prossimo 8 settembre la prima edizione della manifestazione LGBTI.

Proprio la Serbia nel 2017 ha nominato grazie al presidente della repubblica, Ana Brnabic (attualmente ancora in carica, precedentemente Ministro della pubblica amministrazione e dell’autonomia locale) come primo ministro, prima donna ma soprattutto prima lesbica dichiarata a ricoprire questo ruolo nel paese.

Ana Brnabic, Primo Ministro della Serbia dal 2017 dichiaratamente lesbica

L’avvicinamento dei paesi balcanici al supporto dei diritti della comunità LGBTI è un segnale, seppur timido, importante per la vita e il benessere di migliaia di cittadine e cittadini che spesso sono costretti a vivere nel silenzio e con paura le proprie identità. Sono però ancora centinaia gli e le abitanti di Serbia, Albania, Macedonia e Bosnia che cercano e ottengono asilo in altri paesi europei. Come ci ha confermato l’associazione IAM (Intersectionalities And More) che si occupa in Italia di questi temi “lo scorso anno è stata riconosciuta la protezione internazionale ad un cittadino albanese omosessuale presso la Commissione Territoriale di Ancona e al momento siamo in attesa di una valutazione di un caso per una cittadina sempre albanese transessuale presso la commissione di Bologna. Abbiamo in precedenza seguito anche due cittadini serbi rom che hanno richiesto protezione internazionale sempre per motivi di orientamento sessuale”.

Il riconoscimento della protezione internazionale per motivi legati a omofobia e transfobia deriva dal fatto che in questi paesi gli atteggiamenti di aggressione verbale e fisica verso la comunità LGBTI rimangono ancora molto alti e i riconoscimenti dei diritti dal punto di vista legislativo ancora un’utopia abbastanza lontana, nonostante proprio questo punto, cioè la protezione di tutti e tutte le cittadine senza distinzione alcuna, sia una delle questioni ancora aperte di confronto con l’Unione Europea nel processo di avvicinamento di queste repubbliche a Bruxelles.

L’organizzazione di un Pride in area balcanica e la difficile accoglienza da parte della comunità  locale sono al centro di un interessante film del 2011 dal titolo “Parada” (The Parade in inglese) diretto da Srdan Dragojevic, regista serbo nel quale viene raccontata la comunità  LGBTI serba e le violenze e i rischi che questo gruppo sociale ha riscontrato nell’organizzare l’evento, le stesse che probabilmente vivrà  la comunità omo, bi, transessuale e intersessuale macedone, già  al centro di attacchi politici da qualche anno da parte del VMRO-DPMNE, partito politico di destra ispirato ai valori del Conservatorismo nazionale e del Cristianesimo democratico (il premier eletto da questo partito, Nicola Gruevski appena salito al potere modificò la costituzione rendendo palese che l’unico matrimonio riconoscibile nel paese è quello tra uomo e donna) e attacchi fisici da parte di altri movimenti estremisti di destra, come ad esempio l’attacco al centro LGBTI di Skopje nel 2014.

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