domenica, Aprile 20, 2025

La legge francese non riesce a frenare il razzismo

La legge francese sembra non appropriata per combattere il dilagante, quanto inusuale per i francesi, fenomeno del razzismo. Nel tentativo di unire il popolo, la Francia si ritrova cieca quando si tratta di razza, affermando che la natura umana non è influenzata dalla cultura. Sebbene la sua legge intenda servire i principi di uguaglianza, la domanda in questione è: la Francia raggiunge quel risultato?

La legge francese è appropriata ai principi di uguaglianza?

L’intenzione di combattere il razzismo, sembra essere passata dal tentativo di cambiamento alla necessità del silenzio. Ma come ha fatto la Francia a contrastare il razzismo con soluzioni incompatibili? Dopo le conseguenze della seconda guerra mondiale, la Francia era considerata un porto sicuro per gli ebrei. Mentre milioni di vite ebraiche venivano annientate nei campi di concentramento, circa 330.000 sono riuscite a fuggire, rendendo la Francia il paese con il più alto tasso di sopravvivenza in Europa per la popolazione ebraica. La Francia del dopoguerra ha anche sperimentato un’ondata di nuove culture, che includevano individui provenienti da nazioni africane. Ciò ha innescato nuove discussioni sulla razza. Con il passare degli anni ha sviluppato soluzioni politiche per gestire il razzismo all’interno delle sue diverse comunità. Uno di questi atti legislativi è la legge del 1978, che vietava la raccolta e l’archiviazione computerizzata di dati basati sulla razza. Questo mirava a mostrare la volontà del paese di non considerare la razza come un fattore chiave nel suo processo decisionale. Agli occhi del mondo, la Francia era vista come rivoluzionaria rispetto all’America, che ha istituito l’Affirmative Action solo negli anni ’80.

Un paese che ha smarrito la strada?

La prospettiva nei confronti della razza è stata quindi inizialmente vista come rivoluzionaria. Il motto della politica è da sempre: “uguaglianza per tutti indipendentemente dall’origine, razza o religione”. Il Paese è rimasto per qualche tempo su questa strada. La “Zona di priorità” del 1981 ha fornito risorse educative alle aree svantaggiate, insieme alla “Legge Lellouche” del 2003 che autorizzava sanzioni più severe per razzismo, antisemitismo e xenofobia. Con tutte queste misure antirazziste, la Francia era certamente sulla buona strada per abolire il razzismo all’interno dei suoi confini.


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Allora perché non è successo?

Il mondo è cresciuto, le opinioni sono cambiate e Internet è diventato il centro delle discussioni relative alla razza. Le soluzioni del passato si sono dimostrate inefficienti, e il loro valore si è deteriorato nell’ultimo ventennio. Il divieto del 1978 della raccolta di dati etnici ha creato più danni che benefici. La mancanza di educazione sulla cultura diversificata della popolazione ha significato una non conoscenza della propria gente. In realtà, la Francia vive da anni un brutale razzismo. Nel 2002, le statistiche sulla criminalità hanno identificato la razza come il principale fattore di criminalità. Ciò ha dimostrato che il 62% di tutti i crimini erano di natura antisemita, con un numero cresciuto fino al 74% entro il 2003.

La legge francese e i social

La criminalità di matrice razziale ha cominciato ad essere più visibile con la crescita dei social, e la legge francese non è riuscita a contrastarla. La morte nel 2016 di un uomo maliano-francese, Adama Torre, per mano di un ufficiale della polizia francese ha scatenato la rabbia della popolazione e messo in evidenza i limiti della legge. Il popolo in francese si è radunato, chiedendosi come un paese con una legislazione che mira a penalizzare i crimini di matrice razzista, possa ignorare una morte per mano di coloro che hanno giurato di proteggere la sua gente senza pregiudizi. Man mano che la rabbia cresceva, cominciarono a levarsi voci contro il razzismo. L’esempio più potente è forse l’islamofobia smorzata della Francia. Il 2011 è stato un anno decisivo per i musulmani. Il primo ministro francese, Francois Fillion, ha reso la Francia il primo paese europeo a vietare in pubblico il velo integrale. Un paese che una volta rispettava la sua costituzione, ora stava aggirando direttamente la sua clausola sulla libertà di religione.

La legge francese e la sua inadeguatezza

Questo trattamento verso i musulmani continua ancora oggi. A partire dal 2021, la Francia introdurrà un disegno di legge per vietare l’hijab. Se approvati, tutti i principi morali del paese saranno demoliti. Il giorno in cui la Francia è passata dalla ricerca di soluzioni alla creazione di ostacoli per mettere a tacere la sua gente, è morto il suo tentativo di lottare per l’uguaglianza. In teoria, il concetto di “essere daltonici“, e quindi non badare al colore e religione, sembra eccellente. Ma in pratica, spoglia le persone della loro razza e dell’identità. La mentalità “daltonica” è obsoleta. Piuttosto che chiudere un occhio sul colore, esso dovrebbe essere abbracciato come diversità e quindi ricchezza. Che lo vogliamo ammettere o no, la razza esiste e ha un posto e uno scopo. Dovremmo rispettarlo!

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