La Cupola del Brunelleschi è simbolo non solo della città di Firenze ma è l’emblema architettonico del genio umano, orgoglio italiano di immortale bellezza.
Il Duomo di Firenze non poteva ambire a costruzione più sublime per dare una degna copertura alla sua opera: ai tempi la cupola costituì un’impresa mastodontica. Basti pensare che la cupola interna è di circa 45 metri mentre quella esterna di 54: l’imponente struttura creò infatti non pochi problemi che produssero, tuttavia, risultati a cui mai si era giunti a livello architettonico.
Nel 1418 l’Opera del Duomo bandì un concorso per la realizzazione del progetto che avrebbe dovuto ricoprire la cattedrale di Santa Maria del Fiore. Il concorso si concluse con due capomaestri: Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti. Questi due nomi non erano nuovi al panorama artistico fiorentino: il concorso indetto dall’Arte dei Mercanti- o di Calimala- nel 1401 per la porta nord del Battistero di Firenze, gli aveva visti avversari nella realizzazione della formella raffigurante il Sacrificio di Isacco.

Proprio il 7 agosto del 1420 ebbero inizio i lavori. La presenza di Ghiberti durò fino al 1425, in seguito i lavori passarono completamente a Brunelleschi fino alla loro conclusione nel 1436. Anche la costruzione della lanterna, iniziata nel 1446, fu ad opera del medesimo maestro.
La Cupola è definita autoportante in quanto venne costruita senza il minimo ausilio di travi o sostegni: i filari realizzano dei piani di posa per i mattoni a spinapesce che a loro volta formano delle piattabande. Essa è sostenuta da otto vele separate su due calotte e intervallate da uno spazio vuoto. La costruzione è a sua volta circondata da 24 travi in legno collegate da staffe. Il lavoro del Brunelleschi fu minuzioso e perfetto anche nei piccoli dettagli, maestro di una prospettiva mai sperimentata prima, egli applicò anche i suoi studi geometrici in seguito all’osservazione delle cupole romane.
La sfera in bronzo in cima alla Cupola fu realizzata dal Verrocchio: questa ha la funzione di stabilizzare l’anello di congiunzione della cupola. Andrea del Verrocchio fu niente meno che maestro di Leonardo da Vinci: il ragazzo si trovava presso la sua bottega e aiutò il maestro in questa ardua costruzione.

Inizialmente la decorazione doveva essere a mosaico ma questa tecnica venne considerata poco pratica, senza contare il fatto che le tessere avrebbero aggiunto un peso eccessivo ad una struttura già enormemente massiccia.
Nel 1512 iniziarono i lavori per la decorazione del tamburo: qui, il parere di Michelangelo Buonarroti fu determinante. Michelangelo definì l’opera del capomastro Baccio D’Agnolo una “gabbia per grilli”, causando poi l’abbandono del progetto da parte di D’Agnolo. Il tamburo, nonostante i disegni realizzati da Michelangelo, rimase incompiuto su sette degli otto lati.
Cosimo I de’ Medici, nel 1572, affidò a Giorgio Vasari il tema del Giudizio Universale per affrescare l’interno della Cupola; in seguito alla morte di Vasari, Federico Zuccari terminò l’opera.
La Cupola del Brunelleschi resta patrimonio dell’umanità, bellezza immortale e simbolo di un passato glorioso dominato da arte e cultura.