giovedì, Aprile 17, 2025

La comunicazione vuota della politica. Riforme, riforme e… riforme, uso e abuso di un termine

Le riforme come ricetta necessaria che assicura la stabilità politico-economica nazionale ed Europea, è un tema affrontato, già sentito, che continua a disturbare il sonno di politici e cittadini italiani ed europei. Riforme..Verità? Demagogia? No. Luogo comune? Ormai..Sì!

Da mesi ormai, o meglio, da anni politici di tutti gli schieramenti, i “signori” della BCE, i grandi imprenditori consigliano, o meglio, impongono con leggeri e soavi toni minacciosi ai Governi dei Paesi Europei , quello Italiano compreso,di fare le RIFORME, perché tale azione , dicono,porterà alla stabilità economica, politica e sociale nei Paesi.

Ma soffermiamoci un attimo sul significato del termine “riforma”. Riprendendo la definizione da un qualsiasi vocabolario leggiamo: “movimento o provvedimento che sostenga o realizzi il rinnovamento più o meno profondo di una condizione o situazione esistente, per adeguarla a nuove e diverse esigenze”.

Bene è chiaro dunque, che la riforma introduca nel momento in cui viene applica, un leggero o forte cambiamento di una situazione già esistente ma…dove sta scritto che è l’unica soluzione, la giusta ricetta oggi, utile per molti Paesi Europei, Italia compresa, che si stanno praticamente sciogliendo come neve al sole, politicamente ed economicamente parlando?!

Il governo Renzi aveva introdotto riforme intervenendo sul tema della scuola, delle pensioni….ma ancora oggi, oltre che la rabbia degli insegnanti e dei pensionati, non sembrano esserci riscontri positivi se non per alcuni membri dell ex-governo stesso.

L’effetto di una riforma su un Paese richiede tempo certo, ma continuamente leggiamo analisi politiche ed economico-finanziarie completamente discordanti tra loro, con dati distorti o amplificati. La riforma e’ un atto politico necessario, non sempre ovviamente, ma quello che è certo è che non fornisce la soluzione assoluta, nessuno può esserne certo e nessuno, a maggior ragione, può imporlo.

Lavorare sulle riforme dunque, ma in silenzio e in modo “politicamente intelligente”.

Quindi politici e “signori della BCE”, rinnovate la vostra comunicazione, basta utilizzare sempre  il termine “riforma” per cercare a tutti i costi di suggerire una soluzione a qualsiasi problema sociale, politico ed economico ormai è una parola vecchia, scontata, inefficiente ed inefficace , rumorosa e fastidiosa anche per le orecchie di molti italiani, un vero e proprio “luogo comune”.

Dopo il governo Renzi, a dir la verità, la necessità di pronunciare e fare Riforme, pare sia del tutto svanita, almeno secondo la narrazione mediatica.

Un suggerimento?Lavoriamo sulle riforme sì, ma in silenzio ed impariamo ad ascoltare e comunicare con i disoccupati, anziani, disabili, insegnanti, allora si che capiremmo cosa e come riformare.

L’ascolto, la comunicazione e il contatto fisico, visivo tra politico e cittadino è da sempre la vera ed unica ricetta per uno Stato democratico forte. Oggi c’è bisogno di più trasparenza a cominciare dalle parole, la comunicazione politica non può continuare a seguire la strada della menzogna, dell’interesse e dell’egoismo e le ultime “novità” politiche, in occasione di nuove elezioni, ci dimostrano il malcontento popolare, un chiaro sentimento di insicurezza e l’urgenza di un cambio di passo.

“Dici continuamente che bisogna correggere, che è necessario riformare. Bene: riforma te stesso! – che ne hai davvero bisogno -, e finalmente avrai dato avvio alla riforma. Nel frattempo, non darò credito ai tuoi proclami di rinnovamento.”
San Josemaria Escrivà de Balaguer

Giacomo Buoncompagni
Giacomo Buoncompagni
Buoncompagni Giacomo. Aspirante giornalista scientifico. Laureato e specializzato in comunicazione pubblica e scienze sociali -criminologiche. Collaboratore di Cattedra presso l'Università di Macerata. Presidente provinciale Aiart Macerata. E' autore di "Comunicazione criminologica" e "Analisi comunicazionale forense" (2017)

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