Bijou, chissà quante volte abbiamo pronunciato questa parola. È un termine francese che significa gioiello. Se le parole sono merci preziose e bisogna non sprecarle, la parola bijou è proprio adatta a descrivere una realtà come quella della città di Bécherel. È una città che si trova in Francia, precisamente nel nord dello stato, nella regione della Bretagna. Il tipico borgo medievale, con un castello, il castello di Caradeuc a pochi kilometri di distanza, attorniato da un parco tale da farlo definire la Versailles bretone. Il motivo per cui Bécherel è però unica è un altro: la straordinaria concentrazione di librerie. La percentuale librerie per abitante più alta in assoluto. Per circa 800 abitanti ci sono 13 librerie. Basta una banalissima operazione di divisione per accorgersi di una media fuori da ogni logica. Questo rappresenta un dato di eccellenza per questo borgo, ma mette in risalto, purtroppo, la normalità di un dato basso di concentrazione di librerie negli altri paesi. Basti pensare, ad esempio, in base a dati relativamente recenti che in tutta la Francia ci sono 3000 librerie, in Germania 6500. Considerato che la popolazione è costituita rispettivamente da 82 milioni e 66 milioni la media di librerie per abitante non è nemmeno paragonabile a quella di questo piccolo borgo. La cosa interessante è che il “miracolo” Bècherel è un concentrato di razionalità, romanticismo, intelligenza aziendale, coesione istituzionale e imprenditoriale, lucidità commerciale. La nascita di una libreria è sempre una festa per la cultura ma si tratta di un fatto economico, si tratta di un’impresa che dà lavoro e riesce a sopravvivere solo in condizioni di mercato accettabili e se i ricavi superano le spese investite. Lo sviluppo del mercato del libro nasce anche come una pragmatica esigenza di riconversione economica. L’economia del borgo era infatti basata sul tessile e io non poter proseguire su quella strada è stata una componente determinante della decisione di investire sulle librerie. Non si tratta della mera presenza di librerie, che tra l’altro arricchiscono uno scorcio di case pittoresche, pavimento acciottolato e bellezze architettoniche che da solo vale la pena visitare questo borgo. Il mercato del libro è supportato dall’organizzazione di eventi a tema con diverse cadenze periodiche. Dal festival di ottobre battezzato fureur de lire, che anche senza tradurre rende la furiosa passione per la lettura che caratterizza questo luogo e gli eventi connessi, al festival dedicato alla poesia e le lingue classiche che, invece, si svolge in primavera, alla festa del libro che si svolge nel periodo di Pasqua. Poi ricorrente è invece l’appuntamento col mercato del libro che si svolge ogni mese tranne gennaio e febbraio. Colpisce, poi, la capacità delle librerie di specializzarsi e non accavallarsi o cannibalizzarsi sullo stesso segmento di mercato. Troviamo librerie specializzate nel tema del colonialismo, nella letteratura straniera, nella letteratura per l’infanzia, o nella vendita di volumi di pregio e rari. A volte capita, insomma, che la lucidità del ragionamento economico e il romanticismo dell’amore per la lettura vadano d’accordo. È un peccato che di Bécherel c’è ne sia una sola.