Il Ministro della Difesa israeliano , in una conferenza con il consiglio di sicurezza dell’ONU, ha lanciato l’allarme. In 10 settimane potrebbe essere pronta la bomba nucleare in Iran. Paura fondata o tattica dopo l’attacco alla petroliera israeliana da parte degli iraniani?
Quali sono le paure di Israele sulla bomba nucleare in Iran?
Sono passati pochi giorni dall’attacco dei Guardiani della Rivoluzione islamica contro la petroliera israeliana Mercer Street. Le dichiarazioni da parte del Ministro della Difesa israeliano, come abbiamo letto nei giorni scorsi, sono state dure. Ma ha anche annunciato una riunione con il Consiglio della Sicurezza dell’ONU dove avrebbe rivelato informazioni di intelligence sull’Iran. Il Consiglio si è tenuto mercoledì e Israele non ha perso tempo a rivelare la notizia che nessuno (o tutti) si aspettava. Secondo Israele la bomba nucleare in Iran potrebbe essere pronta entro 10 settimane. E secondo Israele il mondo non può permettersi una minaccia tale. L’integralismo islamico che regna in Iran non rende lo Stato una nazione di cui fidarsi. Negli anni passati più volte si è data voce a questa paura ma dopo dei controlli è sempre stata smentita. Cosa potrebbe essere cambiato? E perché proprio ora?
Il premier israeliano Bennett lancia un avvertimento all’Iran
Tempismo perfetto?
La domanda sorge spontanea. Il primo approccio del Ministro della Difesa israeliano Benny Gantz con il Consiglio dei 5+1 è stato quello di richiedere sanzioni verso l’Iran. Ha chiesto che le Nazioni Unite si mobilitino verso lo stato iraniano. Chiede che si inizino ad applicare le sanzioni economiche previste dal JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action). Le sanzioni possono essere messe in atto se l’Iran verrà meno agli accordi internazionali siglati, ovvero quelli di non sviluppare armi nucleari. È un tema che spesso si è ripresentato dopo la ripresa dei programmi nucleari in Iran nel 2002. Ma il programma riguarda l’utilizzo dell’energia nucleare solo per generare elettricità. Nel corso degli anni si sono effettuati più volte controlli in Iran per smentire o confermare la ricerca nel campo bellico. Ma ad oggi non sono mai rinvenute tracce. E le tracce si possono trovare grazie alla modalità di arricchimento dell’uranio. Quindi alla fine dei conti o sono stati estremamente bravi a nasconderlo negli anni o le notizie sono infondate. Il dubbio sicuramente rimane: la notizia sarebbe stata data al Consiglio di Sicurezza anche se la petroliera non fosse stata attaccata? Certamente l’Iran non è uno Stato con cui si possono avere dei rapporti sereni ma il tempismo sembra davvero strabiliante.
L’Iran mette in guardia USA e Gran Bretagna: in caso di attacco dura risposta
I fatti confermati al momento
Al momento la situazione è questa: L’Iran nega il suo coinvolgimento nell’attacco alla petroliera. Israele invece è pronta a scommetterci tutto. Come sempre l’occidente segue la linea israeliana e quindi USA e Gran Bretagna appoggiano le accuse mosse da Israele. L’Iran non accetta le accuse e si difende, mettendo anche in chiaro che un qualsiasi attacco sarà duramente respinto. Le prove? Al momento nessuna. Israele e gli stati occidentali dichiarano che siano stati usati velivoli iraniani senza pilota per l’attacco. Ma per ora sappiamo solo che nell’attacco sono morte due persone e, tutto sommato, forse abbiamo visto nascere guerre anche per meno. Sicuramente è prematuro pensare ad un attacco diretto ma non è facile togliersi dalla testa che le accuse di detenzione di un’arma nucleare possa diventare una buona scusa. Almeno, per ora, per iniziare ad infliggere sanzioni economiche che potrebbero pesare molto sul paese. Dall’altra parte il dubbio che, una volta tanto, da Israele arrivino notizie veritiere e fondate. L’evolversi della situazione nei prossimi giorni sicuramente farà più luce su quanto sta accadendo in quella zona del Medio Oriente.