Annunciata esattamente 6 anni fa, il 17 aprile 2014, la scoperta aveva rinvigorito la caccia ai pianeti colonizzabili dall’uomo. L’esopianeta, cioè al di fuori del nostro sistema solare, dista circa 500 anni luce ed è situato nella costellazione del Cigno. Ad accendere le speranze di numerosi appassionati di fantascienza, la distanza che corre tra Kepler-186 f e la sua stella Kepler-186. Essendo molto simile a quella che corre tra noi ed il Sole, ha permesso di ipotizzare la presenza di grandi oceani sulla superficie del pianeta e quindi della vita!
Non è tutto. Al momento della scoperta anche il raggio del pianeta sembrava identico a quello terrestre. Tuttavia le più recenti misurazioni effettuate dal satellite Gaia sono risultate essere maggiori del 10%. Si tratta di una super Terra con un periodo d’orbita pari a 130 giorni, un terzo dell’anno terrestre. Stesso rapporto che c’è tra il nostro Sole e la stella Kepler-186, la quale fornisce una minore quantità di calore.
Nuove conferme dal Georgia Institute of Technology
Un recente studio, prodotto dal Georgia Institute of Technology (GIT), offre ulteriori delucidazioni su Kepler-186 f. Le conclusioni porterebbero a confermare le similitudini con la Terra. Analizzando le dinamiche relative agli assi di rotazione dell’esopianeta, cioè quanto esso si inclina sul proprio asse e come questo angolo di inclinazione va ad evolversi nel tempo, si è potuto ipotizzare le condizioni climatiche. L’angolazione, infatti, influisce sulle diverse stagioni, come accade sul nostro pianeta.
«Questo studio è tra i primi ad approfondire la stabilità climatica degli esopianeti. L’obiettivo è aumentare la comprensione di questi mondi potenzialmente abitabili», ha spiegato Gongjie Li, ricercatrice del GIT e autrice della ricerca. Ovviamente, più si parla di congruenze con il nostro mondo, più aumentano le speranze che quelli «nuovi» siano altrettanto abitati da forme di vita.
Yutong Shan, studente di Harvard e co-autore della ricerca, riferisce: «Non credo che capiamo abbastanza l’origine della vita per escludere la possibilità della sua presenza su pianeti con stagioni irregolari. Sulla Terra è sopravvissuta in ambienti straordinariamente ostili. Un pianeta climaticamente stabile potrebbe essere addirittura un posto più adatto ad un essere vivente».
Il viaggio interstellare continua
La stessa squadra di ricercatori del GIT ritiene che un altro esopianeta sia molto simile alla Terra: Kepler-62 f. Lontano 1200 anni luce, è stato analizzato tramite simulazioni computerizzate su dati inglobati da diversi telescopi spaziali.
Serviranno ulteriori studi per definire in maniera precisa se le condizioni di questi pianeti siano effettivamente paragonabili al nostro. Per una ipotetica colonizzazione, tuttavia, bisognerà misurare l’ossigeno presente, calcolare la gravità e le sostanze presenti nell’atmosfera. Soprattutto che quest’ultime non siano dannose per l’uomo.
È a questo scopo che la Nasa sta sviluppando telescopi di prossima generazione. Strumenti, questi, in grado di determinare massa, composizione e atmosfera degli esopianeti. Fondamentali per stabilire l’esistenza o meno di condizioni adatte a supportare una qualche forma di vita.
È vero, le emissioni radio provenienti dal sistema Kepler-186, pubblicate dalla Allen Telescope Array, non hanno evidenziato nessun segnale attribuibile a tecnologie extraterrestri. Tuttavia, per essere intercettate, secondo il SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), le trasmissioni dovrebbero essere almeno 10 volte più intense rispetto a quelle che si potrebbero inviare utilizzando il Radiotelescopio di Arecibo, il più potente sulla Terra.