L’aviazione di Israele ha attaccato alcune cellule di Hamas in risposta alle violenze di quest’ultimo lungo la Striscia di Gaza. L’Israel Defence Forces ha dichiarato in seguito gli obiettivi dell’attacco. Il raid era indirizzato ad un complesso militare di Hamas e ad un tunnel vicino alla località di Jabalya, città situata a 4 chilometri nord di Gaza. Nella giornata precedente alla rappresaglia migliaia di cittadini palestinesi avevano causato incendi e lanciato palloni incendiari lungo il confine di Gaza City.
Secondo Wafa, agenzia di stampa di Ramallah, gli attacchi missilistici perpretati dalla IDF, avevano come obiettivi sensibili i siti di Shuhada e Beit Hanoun. Entrambi luoghi strategici della Striscia di Gaza, entrata ormai in una crisi economica profonda.
Israele-Gaza: cosa è successo al confine?
La rappresaglia dei palestinesi ha spinto le forze aeree israeliane ad agire in maniera indiscriminata, colpendo due obiettivi di Gaza con missili. Si materializzano le parole del ministro della difesa Gantz, che pochi giorni fa aveva previsto attacchi mirati contro Hamas, in linea con le politiche anti-iraniane di Bennett. Secondo il portavoce di Hamas Fawzi Barhoum “l’occupazione sionista ha tutte le ripercussioni e le conseguenze del rafforzamento dell’assedio su Gaza e dell’escalation della crisi umanitaria tra i suoi residenti“. Queste politiche, secondo il portavoce, “porteranno a un’atmosfera di escalation di violenze”.
Ciò a cui si riferisce Barhoum è la crisi che sta vivendo Gaza a partire da maggio. In particolare, si cercano di alleviare le pesanti restrizioni fatte da Israele nell’enclave. Il blocco imposto, definito dai palestinesi “un inferno“, limita la circolazione delle merci e favorisce una pesante restrizione degli approvigionamenti.
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