venerdì, Aprile 18, 2025

Iran testerà reattore Arak: sale la tensione con Israele

L’Iran testerà a freddo il reattore nucleare Arak nel complesso di Fordow. Che si tratti di un modo per far pressioni sul neoeletto Joe Biden? Intanto, il presidente francese Macron ha esortato Teheran a rispettare i termini del Jcpoa del 2015.

Cos’ha detto l’Iran sul reattore?

L’Iran testerà a freddo il suo reattore nucleare di Arak appena riprogettato, come preludio alla sua messa in funzione nel corso dell’anno. Lo ha riferito venerdì l’Organizzazione iraniana per l’energia atomica. Secondo media locali, il portavoce Behrouz Kamalvandi ha riferito che i test a freddo si svolgeranno all’inizio del nuovo anno iraniano che inizia domenica. Solitamente, si tratta di operazioni che comprendono l’avvio dei sistemi fluidi e dei sistemi di supporto. “In altre parole, abbiamo un progetto avanzato nel campo del carburante, dello stoccaggio e così via“, ha detto Kamalvandi. Negli ultimi anni, Teheran ha violato in numerose occasioni i termini del Jcpoa. L’accordo di sviluppo del programma nucleare iraniano controfirmato nel luglio 2015 da sei mediatori internazionali. Ad esempio, spingendo l’arricchimento dell’uranio oltre le soglie permesse.

Pressioni su Biden?

Nemmeno la promessa della revoca delle sanzioni internazionali occidentali sembra aver convinto Teheran a ridimensionare (se non proprio sospendere) il proprio piano nucleare. Anzi, lo Stato sciita sta sviluppando il programma con maggior solerzia di prima. Tanto che alcuni analisti ritengono che sia un modo per fare pressioni sul neoeletto presidente Joe Biden che, a parte qualche gaffe, non ha ancora precisato quali sarà la sua linea politica. Specialmente in Medio Oriente. Quindi, l’intenzione (nemmeno tanto celata) di Teheran sarebbe convincere il presidente a stracciare il trattato del 2015 e avviare nuovi negoziati. In effetti, da qualche anno sia l’Iran che gli Stati Uniti sono in una situazione di stallo nella quale non si sa bene a chi spetti la prima mossa. Anche se in un primo tempo il governo iraniano aveva acconsentito a spegnere il suo reattore di Arak, a circa 250 km dalla capitale, ora è stizzito.

Iran ha rinnovato il reattore?

In particolare, l’Iran avrebbe riprogettato il suo reattore di Fordow per rispettare le quantità di acqua pesate che potrebbe produrre in base al trattato del 2015. Da quanto riferiscono le autorità sciite, il paese sarebbe capace di produrre isotopi per uso medico e agricolo. Nel frattempo, all’inizio della settimana un rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica aveva informato i paesi firmatari del trattato di numerose violazioni da parte di Teheran. Non solo per l’arricchimento al 20% nell’impianto di Fordow. Un soglia ben superiore a quella consentita del 3.67%. Ma anche per arricchire nell’impianto sotterraneo di Natanz. Soprattutto, attraverso un tipo di centrifuga di ultima generazione che non gli spetterebbe usare, la IR-4.

Le violazioni di Teheran

Insomma, Teheran continuerebbe a violare il Jcpoa, rendendolo di fatto nullo. Già l’anno scorso le autorità sciite avevano sfogato la loro insofferenza spostando tre cascate, o cluster, di diversi modelli avanzati di centrifuga dall’impianto in superficie, a Natanz, in uno dei centri di arricchimento del combustibile (FEP) sotterraneo. Inoltre, sta portando avanti l’arricchendo nel sottosuolo con le centrifughe IR-2m. Sebbene l trattato 2015 gli consentirebbe di utilizzare solo apparecchiature di prima generazione. Come la IR-1. L’Iran sta arricchendo fino al 20% di purezza in un altro stabilimento, Fordow. La notizia ha indubbiamente infastidito Israele, che da anni promette di contrastare con ogni mezzo necessario lo sviluppo del nucleare di Teheran. Mentre il presidente francese Macron, che ha recentemente incontrato il presidente israeliano Rivlin, ha esortato l’Iran a rispettare i termini stabiliti nel 2015.


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Macron sul reattore dell’Iran

Giovedì, a poche ore dalla ripartenza di Rivlin, il leader francese Macron ha accusato l’Iran di continuare a violare l’accordo siglato nel 2015 con le potenze mondiali. E gli ha consigliato di “comportarsi in modo responsabile”. Dal canto suo, il presidente Macron ha minacciato: “Ciò significa un ritorno al controllo e alla supervisione del programma nucleare“. “Ma anche all’integrazione, come chiediamo dal 2017, del controllo dell’attività missilistica balistica iraniana“, ha aggiunto. Francia, insieme a Regno Unito, Germania e Unione Europea, è a capo degli sforzi per riportare gli Usa al tavolo dei negoziati. I colloqui informali sarebbero infatti il primo passo per rilanciare l’intesa del 2015, che aveva revocato le sanzioni occidentali su Teheran in cambio dei freni al suo programma nucleare. Finora, entrambe le parti non sembrano disposte a scendere a compromessi. Oltretutto, la campagna per le presidenziali iraniane potrebbe esacerbare le relazioni tra i due paesi, complicando ulteriormente un possibile ritorno alle trattative.

Teheran fa orecchie da mercante

L’Iran deve smetterla di peggiorare la complessa situazione nucleare con le sue molteplici violazioni dell’accordo di Vienna“, ha accusato il presidente francese in conferenza stampa. Poi, Macron ha assicurato: “La Francia è pienamente mobilitata per avviare un processo che permetta di trovare una via d’uscita da questa crisi“, ha precisato. Eppure, Teheran si è mostrata risoluta in più di un’occasione. Secondo le autorità sciite, infatti, è escluso che si possa riprendere il vecchio accordo del 2015 che imbriglierebbe al paese. Come sia impensabile che le trattative sul nucleare si estenderanno ad altri argomenti. Au contraire. Da quando Trump ha abbandonato il tavolo delle trattative nel 2018, l’Iran ha ridotto in maniera progressiva ma costante la propria adesione al rispetto dei termini dell’accordo.


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E adesso?

Nel maggio 2018 l’allora presidente Donald Trump aveva abbandonato unilateralmente le trattative per una ragione. Infatti, era stata una sorta di ripicca infantile nei confronti dello sviluppo di armi nucleari portato avanti dall’Iran. Per questo, gli Usa avevano comminato al paese le sanzioni economiche. Nonostante gli anni trascorsi abbiano reso evidente quanto queste si siano rivelate poco, se non affatto, efficaci. Verso fine febbraio, però, Unione europea e Usa avevano proposto a Teheran di riavviare i negoziati nelle prime settimane. Con contestuale sospensione delle sanzioni. Un’offerta non abbastanza allettante, dato che l’Iran l’ha respinto con una certa risolutezza. Dunque, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che Washington non revocherà le sanzioni contro Teheran. Almeno finché non mostrerà di rientrare pienamente nel Jcpoa.

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