mercoledì, Aprile 16, 2025

Iran: l’attacco hacker paralizza le stazioni di servizio

Oggi, le stazioni di servizio in Iran stanno soffrendo a causa di una diffusa interruzione del sistema governativo che regola i sussidi per il carburante. L’attacco hacker in Iran ha paralizzato la capitale e il paese fomentando nuove proteste tra la popolazione.

In cosa consiste l’attacco informatico in Iran?

Secondo fonti dell’agenzia di stampa statale, IRNA, oggi le stazioni di servizio di carburante iraniane hanno subito un grave attacco informatico. L’attacco ha provocato diffuse interruzioni diffuse nell’erogazione del carburante. In particolare, ad essere colpito è stato il sistema governativo che fornisce i sussidi. Il malfunzionamento, secondo quanto riportato dal ministero del petrolio riguarda, infatti, solo le vendite con le smart card usate per la benzina razionata più economica. Difatti, l’erogazione di carburante non è stata del tutto interrotta e i clienti potrebbero ancora acquistare carburante, ma a prezzi più alti. Inoltre, l’attacco ha generato diversi disagi per le strade di Teheran e nel paese tra code e proteste. Quest’ultime sono scoppiate perché la maggior parte degli iraniani fa affidamento su queste sovvenzioni per alimentare i loro veicoli.


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Le voci sull’attacco hacker in Iran

Inizialmente, le autorità in Iran hanno negano che si trattasse di un altro cyber-attacco. Dapprima, un portavoce del ministero dell’interno aveva fatto riferimento ad un “problema tecnico” del sistema della carta carburante sovvenzionata. In seguito, l’agenzia di stampa iraniana, l’IRNA (Islamic Republic News Agency), ha riportato le parole del Ministro dell’interno secondo cui: “il disservizio in alcune stazioni di servizio è dovuto a problemi tecnici e impiantistici e che questo problema sarà presto risolto.”

La voce di stato e quelle semi ufficiali

Mentre, la TV di stato non aveva spiegato quale fosse il problema ed aveva detto che i funzionari del ministero del petrolio stavano tenendo una “riunione di emergenza” per risolvere il problema tecnico. Nel caos delle notizie, l’agenzia di stampa semi-ufficiale ISNA (Iranian Students’ News Agency) aveva citato il presidente dell’associazione dei proprietari di stazioni di servizio del paese per dire che c’era stato un attacco informatico. Ma, la notizia è stata poi cancellata e sostituita con commenti su un problema di software. Però L’ISNA aveva anche riportato le testimonianze a favore della sua prima tesi, quella dell’attacco. Infatti, coloro che avevano cercato di acquistare carburante con una carta emessa dal governo avevano ricevuto un messaggio che recitava: “cyberattacco 64411”. ISNA non ha riconosciuto il significato del numero. Ma, quel numero in realtà è la hotline gestita dall’ufficio della guida suprema, Ayatollah Ali Khamenei, che gestisce le domande sulla legge islamica. Inoltre, sui tabelloni luminosi delle autostrade è apparsa invece la scritta “ Khamenei dov’è il tuo petrolio?”. 

Iran: da chi proviene il cyber-attacco?

Finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilità dell’attacco. Tuttavia, l’uso del numero “64411” rispecchia un attacco, quello di luglio contro il sistema ferroviario iraniano che in cui era comparso lo stesso numero. La società israeliana di cybersicurezza Check Point ha, poi, attribuito l’attacco al treno a un gruppo di hacker che si sono chiamati Indra, come il dio indù della guerra. Il gruppo aveva precedentemente preso di mira diverse imprese in Siria. Ad agosto, invece, l’Iran ha affrontato un attacco che ha fatto trapelare un video di abusi nella famigerata prigione di Evin.

La reazione all’attacco

Il paese aveva disconnesso gran parte della sua infrastruttura governativa da internet dopo il virus informatico Stuxnet che aveva interrotto migliaia di centrifughe iraniane nei siti nucleari del paese alla fine degli anni 2000. Da allora, l’Iran dice di essere sempre in stato di allerta per gli assalti online, in passato aveva accusato, a ragione, Stati Uniti e Israele. Quest’ultimi attacchi anonimi non fanno ben sperare perché sicuramente l’Iran non starà seduto a guardare ma si adopererà per trovare presto il colpevole.

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