domenica, Aprile 20, 2025

Inferno in Myanmar: i militari torturano i detenuti

L’inferno in Myanmar non si placa e si arricchisce di nuovi, inquietanti dettagli. Nelle ultime ore Reuters ha riportato la testimonianza di un manifestante arrestato dalla polizia. L’uomo parla delle torture subìte dai soldati di una base aerea a Myeik.

Inferno in Myanmar: cosa ha raccontato l’uomo?

L’uomo, che ha chiesto di restare anonimo per paura di ritorsioni, era stato arrestato a Myeik lo scorso 9 marzo assieme ad altre 60 persone. Avevano tutti preso parte alla protesta, una delle tante diffusesi a macchia d’olio in tutto il Myanmar dopo il golpe militare. La polizia era intervenuta arrestando i manifestanti. L’uomo, che ha consegnato a Reuters foto della propria schiena livida, parla di torture perpetrate dai poliziotti attraverso l’uso di cinture, catene, bastoni di bambù e manganelli. Nelle foto, testimonianza dell’inferno in Myanmar delle ultime settimane, si vedono la nuca e la schiena dell’uomo. I segni che campeggiano sulla pelle, di una tonalità rosso spento, sembrano quelli di scudisciate assestate con estrema violenza.

Il racconto dell’uomo

Stando al racconto dell’uomo, la polizia avrebbe caricato i manifestanti su di un camion e li avrebbe consegnati ai soldati della base aerea di Myeik. Lì, i soldati avrebbero separato gli uomini dalle donne, li avrebbero fotografati e poi portati in una stanza. “Siamo stati picchiati tutto il tempo anche mentre stavamo camminando verso la stanza”, ha raccontato l’uomo. “I soldati dicevano: ‘Questa è la stanza dell’inferno'”. I soldati avrebbero detto poi agli uomini presi in custodia di inginocchiarsi, per poi picchiarli sulla schiena, sulla testa, sul collo e sui fianchi. Dopo le torture, l’uomo dice di essere stato liberato insieme a molti altri e senza ricevere spiegazioni.

Inferno in Myanmar: la repressione violenta

Pyae Phyo Aung, ex membro del sindacato studentesco di Myeik, ha dichiarato a Reuters di aver parlato con alcuni degli uomini rilasciati. L’uomo dice di aver anche incontrato uno dei manifestanti e racconta quel che ha visto. “Quando l’ho incontrato non poteva nemmeno sedersi”, ha detto Pyae Phyo Aung. “Era sdraiato a faccia in giù a causa delle ferite sui fianchi”. L’inferno in Myanmar sta progredendo rapidamente. L’Associazione di assistenza per i prigionieri politici stima che le forze dell’ordine abbiano ucciso più di 60 manifestanti e arrestato 1.900 persone dopo il colpo di stato, avvenuto lo scorso 1° febbraio.

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