Giambattista Vico afferma che la “storia è il mondo dell’uomo” e che l’individuo può conoscere solo attraverso essa. Infatti, alla storia va riconosciuto il valore della conoscenza. E’ dalla storia che si deve imparare per conoscere e ciò porta ad avere libertà. Inoltre, non è possibile comprendere l’attualità degli avvenimenti storici, politici ed economici, se non si conoscono, ad esempio, le guerre mondiali. La storia permette di capire ‘chi siamo, cosa vogliamo e dove vogliamo andare’. Il Vico ne parla nella sua opera “La Scienza Nuova”.
La storia
Prima di addentrarci nella storia per come ne ha parlato Giambattista Vico, partiamo dall’etimologia della parola.
Dal latino ‘historia’ e dal greco ‘historìa’, deriva dal termine ‘ìstor’, cioè ‘colui che ha visto’.
La storia è conoscenza. Grazie ad essa è possibile scoprire le nostre origini e la nostra natura. Essa rappresenta la narrazione sistematica di fatti. Soprattutto delle vicende umane che si sono susseguite nel tempo. Passa dall’analizzare i fatti a raccontare i protagonisti della storia, fino a far emergere i mutamenti di tutti i protagonisti nel corso tempo.
Giambattista Vico: panoramica di vita e opere
Filosofo, storico, e giurista, Giambattista Vico è di Napoli. Nasce nel 1668 e muore nel 1744. Studia al Collegio dei Gesuiti. Ma c’è insoddisfazione, quindi si ritira e sarà autodidatta. E’ precursore del Romanticismo. Quindi, incompreso.
Sue opere sono “La Scienza Nuova” del 1744 e “De antichissima Italorum sapientia”.
Vico assegna grande valenza alla storia, che per lui diventa la ‘scienza nuova’.
La scienza nuova in Giambattista Vico
Vico espone la propria concezione di una scienza umana a fondamento della cui veridicità pone la possibilità di mettere il ‘certo’ e il ‘vero’.
Per Vico, l’uomo conosce una cosa quando la manda all’effetto. Cioè quando la fa. Infatti, egli ha criticato Cartesio. Il cogito cartesiano, per Vico, non ha valore conoscitivo. Infatti, con il criterio dell’effettuazione l’uomo non può avere la conoscenza di se stesso perché conosce la verità nella misura in cui la fa. La natura fisica non l’ha creata, l’uomo bensì Dio che è autore di tutto, per cui conosce tutto.
Allora, per questo devono esserci due valori importanti: il certo e il vero. L’uno garantito dai fatti ed è particolare. L’altro ha validità universale. Il certo e il vero vanno coniugati insieme per avere la ‘scienza’, che è ‘nuova’ perché già Sant’Agostino aveva parlato della storia. Ma tale valore non era più emerso.
Il fine della storia in Giambattista Vico
Il fine della storia è l’elevazione dell’uomo. Per ciò, l’uomo trova come alleato Dio, creatore di tutto. Così la storia assume valore umano e valore divino. Infatti, Dio ha creato l’uomo libero, ma lo segue. Allora quando l’uomo sbaglia, Dio lo fa redimere, anche se l’uomo è libero di accettare o meno il recupero di Dio. E’ l’uomo che agisce ed ha in sé varie facoltà.
La storia dell’umanità
L’opera più importante di Vico è “La Scienza Nuova”, composta di cinque libri:
- storia dell’umanità, dal diluvio universale alle guerre puniche
- circa la Sapienza poetica
- scoperta del vero Omero
- parla dei corsi storici
- parla dei ricorsi storici.
Vico distingue la storia dell’umanità in tappe fondamentali, come la vita dell’uomo. Inizialmente, con l’età delle barbari, considera un parallelismo tra la vita di ogni singolo uomo e la storia dell’umanità. All’inizio gli uomini non sapevano parlare ed agivano spontaneamente. Poi, con l’ età degli Eroi sorge la civiltà e l’uomo inizia ad esprimersi attraverso il linguaggio. L’età degli uomini corrisponde all’età matura e si ha lo sviluppo della ragione.
Presenta così centoquattordici ‘degnità’ , che sono assiomi, cioè frasi molto brevi che presentano in sintesi uno dei pilastri del suo pensiero. Nel numero cinquantatré afferma che dapprima gli uomini sentono senza avvertire, poi avvertono con animo perturbato e commosso. Alla fine riflettono con mente pura. Ogni frase riflette le tre tappe dell’uomo che sono spontaneità, passione e ragione.
L’uomo si esprime attraverso l’universale fantastico, cioè il mito, che colora la realtà. Qui, egli prende in considerazione l’arte e la poesia. Vico afferma l’autonomia della poesia, dell’arte nel senso che non dipendono dal linguaggio razionale. Essa dà una prima conoscenza delle cose. E’ verità sentita, immaginata. Ma prelude alla verità razionale.
Il terzo libro è incentrato sul fatto che anticamente si riteneva che Iliade e Odissea fossero state scritte da Omero. Per Vico tutte le genti greche, invece, hanno scritto queste opere.
Il quarto libro afferma che l’uomo progredisce sempre più fino ad arrivare alla terza tappa, con forme di governo ben ordinate. Qui vi è un periodo di decadenza dovuto al fatto che gli uomini che hanno creato questa civiltà, hanno perso la spontaneità della prima tappa e si sono sostituiti a Dio, abusando della propria libertà e corrompendosi. Causa di ciò è l’allontanamento da Dio.
Il quinto libro afferma che Dio ‘Provvidente’ ha in mano i fili della storia. Offre all’uomo la possibilità di redimersi. Gli offre tre rimedi:
- il primo rimedio è il ricorso storico che consiste nella ricaduta della prima barbarie, facendogli sentire il bisogno del necessario;
- il secondo rimedio è l’assoggettamento ad una popolazione più forte;
- il terzo rimedio è l’assoggettamento ad un monarca.
Questi tre rimedi servono all’uomo per realizzare il desiderio di ripresa. L’uomo è libero, per cui può anche non assecondare tale desiderio. Da ciò, egli torna all’antica barbarie per cui riacquista la spontaneità e il ricorso storico ricomincia.
Con l’apertura a Dio, l’uomo riprende il suo corso. Un uso non retto dalla libertà ha portato l’uomo ad una seconda barbarie più brutta della prima.
Egli afferma “Avverare il certo, accertare il vero”. Quindi afferma che bisogna andare oltre al fatto, al vero, al bene e al giusto.
Conclusione
Un merito di Giambattista Vico è aver recuperato la dimensione umana della storia. E l’aspetto più originale consiste nell’aver proposto un nuovo metodo per lo studio dell’uomo, ed è uno studio concreto dinamico e storico.
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