Nel discorso di insediamento il nuovo presidente degli Stati Uniti ha rimarcato quello che sarà il nuovo approccio economico americano improntato sul protezionismo. Si può parlare di una svolta, o di una contro rivoluzione, se confrontate alle politiche degli anni novanta promosse da Clinton incentrate sulla globalizzazione. Un cambiamento di indirizzo notevole rispetto alle politiche statunitensi degli ultimi decenni. Se quanto annunciato da Trump nelle ultime settimane si tradurrà in decisioni concrete, il nuovo presidente potrebbe aprire una nuova fase della storia del commercio mondiale. “La protezione porterà più prosperità e più forza”, parole queste che racchiudono tutto il senso della visione economica del nuovo presidente.
Nel discorso di insediamento non sono mancati passaggi sui trattati tra gli Stati uniti e gli altri paesi, “ogni decisione sul commercio, sulle tasse, sull’immigrazione e sugli affari esteri sarà fatta per beneficiare i lavoratori americani e le famiglie americane, bisogna difendere i confini americani dai saccheggi degli altri paesi, che rubano le compagnie e che distruggono la nostra occupazione”.
Trump vuole rivedere il NAFTA, il trattato Nord americano, in particolare con il Messico, con cui i rapporti sono già tesi per la questione migranti e per l’annunciato muro che il nuovo presidente vuole costruire lungo il confine.
Non cambia l’approccio di Trump nei confronti delle altre potenze lontane, ad eccezione della Russia, dichiarando di voler abbandonare l’accordo commerciale con i grandi paesi asiatici, il così detto TTP, ed è ben lungi dal riprendere i negoziati per un analogo trattato di libero scambio con l’Europa, già affossato negli ultimi anni. Non sono mancati negli ultimi mesi attacchi alla Cina, definita il paese più protezionista al mondo, accusata di tenere debole la moneta locale per favorire le esportazioni ed impedire le importazioni, a danno dei produttori stranieri e di conseguenza anche e soprattutto di quelli statunitensi.
La politica economica e commerciale di Trump si baserà sul sostegno alle esportazione dei prodotti americani e sul disincentivare le importazioni di prodotti stranieri. La semplice regola della visione economica di Trump è “gli Americani assumeranno gli Americani”. Una svolta protezionistica, quella del nuovo presidente, che non può non lasciare perplessi alcuni economisti, che sottolineano gli enormi ostacoli concreti che si oppongono a questo tipo di politiche, l’economia globale è talmente interconnessa che non è detto che consentano a Trump di realizzare il suo progetto. Ma è presto per dare giudizi che rischiano di essere affrettati, sta di fatto che la visione economica di Trump si inserisce coerentemente nella nuova visione mondiale portata avanti dal nuovo presidente. “Da questo giorno in poi una nuova visione governerà la nostra terra”, visione che non può essere più lontana da quella della presidenza precedente, rappresentando una vera svolta, interconnessa con gli eventi recenti che si sono verificati in Europa, cambiamento per certi versi epocale.
Visione quella di Trump che si può sintetizzare nella frase: ”l’America prima di tutto”. un’alleanza tra il nuovo presidente e il ceto medio, che più di tutti ha sentito gli effetti della crisi economica e di una globalizzazione che è vista come una minaccia. Protezionismo che vuole rappresentare una svolta, per dare risposte ai bisogni del popolo, che si è sentito abbandonato e rifare grande l’America.