Oggi, in un qualsiasi quotidiano del mondo, la prima pagina del giornale è dedicata al nuovo Coronavirus accompagnato da foto di persone con mascherine, intimorite, preoccupate; i termoscan negli aeroporti, i titoli sui contagi, le invocazioni di misure drastiche. Per fortuna stiamo parlando di una sindrome influenzale e quello che sta accadendo, e quanto oggi accade ed è riportato con grande enfasi è quanto accade ogni anno quando un virus influenzale muta il suo assetto genetico, per cui diventa responsabile di un grande numero di malati di sindrome influenzale.
A Cremona il 16esimo caso accertato di Coronavirus
Premetto che non sono un epidemiologo e non sono un virologo, ma sono un Internista, fatta questa puntualizzazione, ho deciso di appellarmi al buon senso, al senso critico e alla dimensione del coronavirus.
Fin dall’inizio dei casi di polmonite da coronavirus, che è la complicanza di qualsiasi forma virale che interessa l’apparato respiratorio, sono stato perplesso dall’allarmismo che sta circolando e che i mass media hanno ingigantito.
Stiamo parlando di un virus di sindrome influenzale, ma è stato scatenato il panico, la caccia all’untore che sono irragionevoli. Quando si incontra un amico raffreddato, si deve sapere che si ci può trovare di fronte a un soggetto che può avere contratto uno di almeno 200 agenti noti che danno quei sintomi, più quelli a noi non ancora noti (come lo era fino a poco tempo fa il 2019 COVID-19). E quando a un medico o a un infermiere si presenta un paziente che ha i sintomi della sindrome influenzale, cioè febbre, tosse, naso bloccato, dolori articolari, spossatezza e via dicendo, da un punto di vista clinico non ha modo di capire quale agente ha di fronte, a meno che non vengano eseguiti esami diagnostici, impensabili da attuare a tappeto sulla popolazione sintomatica. Comunque anche la diagnosi risulta poi inutile, perché non ci sono farmaci da utilizzare e generalmente dopo 2-3 giorni il paziente migliora e guarisce dopo una settimana.
Per il COVID-19, la diagnosi è importante per identificare i casi e per seguire e isolare i contatti. Comunque, questa procedura si attua solo in casi di estrema contagiosità o gravità. È importante inserire il coronavirus nel corretto contesto da cui è nato. In Cina ogni anno muoiono 8 persone ogni mille per tutte le cause che, moltiplicate per un miliardo e mezzo di abitanti fanno un numero impressionante di morti. Le cause principali sono i tumori (28%), le malattie cardiache (21%), le malattie cerebrovascolari (11%) e molto dopo le morti per malattie infettive che rappresentano, complessivamente, lo 0,9% delle morti. Al momento in cui scrivo, martedì 18 febbraio 2020, i casi confermati sono75727, mentre i morti sono 2128, quindi di cosa stiamo parlando?
Nessuno ha informato il pubblico delle caratteristiche cliniche dei pazienti morti, quindi delle patologie pre-esistenti all’infezione. Il portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica ha comunicato che nella 7a settimana del 2020, il numero di casi di sindrome simil-influenzale, non da coronavirus, continua a diminuire dopo aver raggiunto il picco stagionale nella quinta settimana del 2020. Il numero di casi stimati in questa settimana è pari a circa 656.000, per un totale, dall’inizio della sorveglianza, di circa 5.632.000 casi.
Di seguito riporto il riepilogo ripreso dal portale dell’epidemiologia per la sanità pubblica degli indicatori disponibili:
- Casi gravi: alla 6a settimana della sorveglianza sono stati segnalati 118 casi gravi di cui 24 deceduti (0.20%)
- Mortalità: durante la 6a settimana del 2020 la mortalità (totale) è stata lievemente inferiore al dato atteso, con una media giornaliera di 217 decessi rispetto ai 238 attesi.
- InfluWeb: durante la 7a settimana del 2020, circa il 68% dei casi di sindrome simil-influenzale riferisce di non essere stato visitato da un medico del Servizio sanitario nazionale ma di aver avuto una sindrome simil-influenzale.
- InfluNet-Epi: nella 7a settimana del 2020 l’incidenza totale è pari a circa il 10,87 casi per mille assistiti.
- InfluNet-Vir: durante la settimana 07/2020 di sorveglianza virologica, rimangono prevalenti i virus di tipo A (68%), in particolare appartenenti al sottotipo A(H3N2). Nel complesso, dall’inizio della stagione ad oggi, i ceppi A(H3N2) hanno rappresentato il 58% dei ceppi A sottotipizzati.
Peraltro, come tutte le epidemie influenzali, non ha origine nel nostro Paese ma in un continente dove c’è promiscuità tra uomini e animali. Ciò, di certo, non giustifica la xenofobia che si è innescata; va piuttosto segnalata ai non addetti ai lavori, come semplice constatazione di fatto e di buon senso.
La paura, è stata amplificata dai media. Forse è più realistico raccomandare di non fumare, di non bere bevande gassate e zuccherate e di prestare grandissima attenzione a quando si attraversa la strada, soprattutto nelle città.
Che un paziente è stato ricoverato all’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, è giusto perchè lo Spallanzani ha un livello altissimo di competenze nelle pratiche di isolamento dei malati infettivi e perché hanno già predisposto tutto per attuare le pratiche di contenimento che consentono a tutti noi di stare più tranquilli. Nel nostro Paese e in Europa siamo efficacemente organizzati per il contenimento delle epidemie, quindi il fatto che scattino determinate misure dovrebbe solo tranquillizzare la cittadinanza, e invece sembra creare allarmismo.
Le sindromi influenzali si possono prevenire tutto l’anno, indipendentemente dall’agente causale. Si prendono le misure efficaci, come il lavaggio mani, l’isolamento dei malati, e l’uso di barriere. Sappiamo che queste misure funzionano come è stato dimostrato in occasione di altre epidemie virali come quella della SARS del 2003.
Per la sindrome influenzale ricordo che la vaccinazione rimane il principale strumento di prevenzione dell’influenza. Inoltre, per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza, è importante mettere in atto anche misure di protezione personali (non farmacologiche) come per esempio:
- lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici)
- buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, usare fazzoletti di carta)
- isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie febbrili specie in fase iniziale
- uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali).
Circa il 40% delle sindromi influenzali non ha una causa nota, addirittura alcuni casi potrebbero non essere infettive. Ci sono prove interessanti, da studi fatti in ambienti chiusi con scarsa ventilazione, che dimostrerebbero che anche l’inquinamento ambientale può causare sindromi influenzali. Ma non se ne parla, perché non c’è business immediatamente associabile.
Allora la domanda a cui rispondo per concludere queste brevi considerazioni è: quale potrebbe essere il business immediatamente associabile al coronavirus? Le risposte sono fondamentalmente tre: un test diagnostico, una terapia vaccinica, una terapia farmacologica. Solo tra qualche mese sapremo se le risposte a questa domanda sono quelle o il problema dell’infezione da coronavirus si è sgonfiato, come la storia delle sindromi influenzali ad oggi ci ha insegnato.
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