lunedì, Aprile 14, 2025

Il Libano sprofonda sempre di più nella crisi economica

Problemi sociali, economici e politici, ai quali si aggiungono quelli sanitari. Il Libano sta progressivamente piombando nel caos più assoluto. In realtà è da almeno dall’estate scorsa che il piccolo stato mediorientale sta soffrendo le immani pene dell’inferno economico. Ma ora la situazione sta diventando sempre più pericolosa. Il tessuto sociale del paese è già strappato, negozi, farmacie ed altri esercizi commerciali hanno alzato bandiera bianca, il welfare è stato decapitato e l’inflazione avanza. Tutto questo a causa della ormai arcinota inefficienza politica, che nemmeno una bomba nucleare, quella del Porto di Beirut, ha saputo ricomporre. I dissapori ormai storici tra la casta politica non solo stanno mandando all’aria quel poco di equilibrio che era rimasto, ma sta immergendo sempre di più i libanesei in una crisi perenne.


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Crisi Libano, quali sono le cause?

L’intabilità economica del Libano, conseguente a quella sanitaria, anche se in realtà era così anche prima del 2020, è la prima causa di questa crisi. La sterlina libanese è affondata del 90 per cento, numeri che non si registrano dalla guerra civile del 1975-90. Un’economia disastrata produce instabilità sociale, con l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità. Fragilità economica significa anche disagio, che già ha prodotto la chiusura esercizi essenziali come farmacie e distributori di benzina. La mancanza di diesel è un altro grave problema da risolvere: senza una fornitura costante non si può mettere in moto nemmeno l’elettrificazione del paese, essendo quest’ultima dipendente dal diesel.

Politica fragile per un paese fragile

In tutto questo il governo stenta a dare risposte concrete, anche a causa della corruzione che lo caratterizza praticamente da sempre. Con la politica che si ritrova, il Libano infatti ha sempre dovuto affrontare l’ingordigia delle multinazionali straniere, essendo stato privatizzato in ogni sua componente. Da quella sanitaria a quella energetica fino a quella relativa all’istruzione. Recentemente, Aoun ha detto a Saad al-Hariri, designato primo ministro ad interim a ottobre, di formare immediatamente un nuovo governo o di lasciare il posto a qualcun altro. Al-Hariri ha risposto dicendo ad Aoun che se non poteva approvare la sua formazione di gabinetto, allora il presidente dovrebbe convocare elezioni anticipate. Insomma, il caos è percepibile e nessuno sembra muoversi per affrontarlo.


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