Nella giornata della Memoria, come ogni anno, è di dovere non solo ricordare quello che è successo nella storia, ciò che l’uomo ha avuto il coraggio di fare ad un altro uomo, ma anche riflettere sia sugli episodi violenti e criminali del Novecento, sia sulla contemporaneità, per non dimenticare e non ricadere negli stessi errori.
Homo homini lupus (letteralmente “l’uomo è lupo per l’altro uomo”)scriveva Hobbes, la natura umana è fondamentalmente egoistica e a determinare le azioni dell’uomo, sono soltanto l’istinto di sopravvivenza,la voglia di dominare: il potere spinge l’uomo anche a far del male ad un suo simile.
Ma l’antropologia e la storia ci hanno mostrato che fortunatamente i principali episodi di violenza sono “situazionali” (secondo alcuni sociologi come Randall Collins)e che ogni giorno, anche se mediaticamente non funzionano, nel mondo si verificano anche episodi di cooperazione, di solidarietà, di amore e di pace; dopotutto, ancora oggi ci distinguiamo ( anche se a volte non sembra) dagli animali, come Darwin affermava, propria per la nostra capacità di analizzare, comprendere, ragionare e comunicare.
Il problema contemporaneo è proprio legato a quest’ultimo strumento che abbiamo sviluppato e raffinato nel tempo, che ha permesso l’individuo di evolversi e continuare a vivere: la comunicazione, che per sua definizione significa cooperazione, condivisione.
Ma come gli orribili fatti del ‘900 (e non solo) ci raccontano, la nostra capacità di empatia e di costruire una comunicazione-relazione non violenta, che non sia contaminata da odio e voglia di potere, pare essere ancora debole.
C’è ancora nel mondo globalizzato chi “mangia” polvere e violenza e chi si siede a tavola tra insalata di zucca e braciole di manzo attraversando prima un lungo tappeto rosso.
I famosi “corridoi umanitari” sono ancora vuoti, i corridoi delle più importanti sedi istituzionali europee e mondiali sono affollati, stracolmi.
Questa volta non è spettacolarizzazione mediatica , o meglio, si potrebbe accusare tv e web, ma cosi sarebbe troppo semplice e il problema non si risolverebbe affatto. La questione è ora umana, si anche di comunicazione, di comunicazione umana, di comunicazione empatica e interculturale.
Ancora oggi nella società contemporanea , le relazioni si costruiscono solo tra potenti o tra deboli, tra ricchi o tra poveri, tra vittime o tra carnefici, a meno che non prevalgono interessi economici e politici.Ci sono sempre divisioni, gruppi di individui con caratteristiche differenti o anche soggetti esclusi senza ragione, non si è ancora capaci di negoziare e ascoltarci per il bene di noi tutti, amiamo (cosi sembra) le differenze e le disuguaglianze che poi diventano una scusa per iniziare un conflitto e sterminarci l’un l’altro.Si discute e si interviene solo dove “conviene”, seguendo la moneta e sempre meno il cuore, seguendo il profumo del potere e non le urla del dolore.Dalle invasioni barbariche, alla seconda guerra mondiale, fino ad oggi, poco è cambiato a livello umano a quanto pare, poco abbiamo imparato dalla storia.
I recenti episodi di violenza sulle donne, la scomparsa di minori immigrati o la situazione di Aleppo ad esempio, di bambini tra le bombe, mostrano macro-violenze che riguardano individui che non sono solo vittime, ma il vero futuro, la vera ricchezza e l’esempio di speranza e pace per il mondo, perché un giorno potranno ricostruire l’immagine e la vera definizione di guerra e pace, due concetti che hanno perso il loro vero significato e che ora sono comuni parole che rientrano esclusivamente nelle serie tv o nei videogiochi.
Il mondo contemporaneo non può più avere due facce, deve imparare la lezione dalla storia… una storia antica, riscritta, letta, studiata..ma non ancora conclusa.