giovedì, Aprile 17, 2025

Il fenomeno Hikikomori come isolamento sociale volontario

L’hikikomori è una condizione che implica una forma estrema di ritiro sociale e si manifesta soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, in special modo maschi. La tendenza è quella di ritirarsi nella propria stanza e rifiutare relazioni e contatti diretti col mondo esterno.

L’isolamento sociale volontario: cos’è l’hikikomori

L’hikikomori è una condizione che implica una forma estrema di ritiro sociale. Si manifesta soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, in special modo maschi. La tendenza è quella di ritirarsi nella propria stanza e rifiutare relazioni e contatti diretti col mondo esterno, talvolta anche con i familiari.

Fenomeno emerso e studiato primariamente in Giappone, si va via via estendendo anche in altri Paesi. Tra cui, l’Italia.

In Giappone, a renderlo noto è lo psichiatra Saito Tamaki, nel 1998. Egli ha usato questo termine come titolo per una sua pubblicazione su questa condizione, nel 1978.

Nello specifico, la parola deriva dai verbi ‘hiku’, che significa tirare indietro, e ‘komoru’, cioè ritirarsi. Dunque, stare in disparte.

La condizione dell’hikikomori

I giovani scompaiono nelle loro stanze. Non escono di casa e non parlano direttamente con nessuno. Questo è anche il profilo dei ragazzi italiani, colpiti da Hikikomori. Dunque, è una forma di isolamento sociale molto diffuso. Non conosce differenze tra gli strati sociali. Mentre si differenzia per il genere. Infatti, i maschi sono più colpiti rispetto alle femmine nella scelta, appunto, di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi.

Identikit degli hikikomori in Italia

Dai sondaggi effettuati e resi noti il mese scorso, gli hikikomori sono soprattutto giovani tra i 14 e i 30 anni. Sono maschi nel 70-90% dei casi. Si sono interessati a questa ricerca il Consiglio Nazionale delle Ricerche  e l’Istituto Superiore di Sanità. Il Consiglio Nazionale delle Ricerche ha evidenziato circa 50mila hikikomori nella fascia di popolazione tra i 15 e i 19 anni. L’Istituto Superiore di Sanità ne ha identificati circa 65 mila tra gli 11 e i 17 anni.

E’ possibile affermare che il numero di hikikomori in Italia a centomila giovani, di età media di vent’anni. Essi possono iniziare a manifestare sintomi già a quindici anni.

Dal punto di vista del carattere, sono molto introversi e introspettivi. Come pure sensibili e inibiti socialmente. Assumono la convinzione di stare meglio da soli. Odiano la propria vita. Ritengono di essere prigionieri di un circolo vizioso. A causa dell’ansia sociale non escono. In seguito, iniziano a sviluppare l’ansia di aver perso tempo e sentono che non possono in alcun modo rimediare.

I tre stadi dell’hikikomori

Dai primi campanelli d’allarme all’isolamento totale intercorrono tre stadi. Prima di fare una diagnosi di hikikomori, è necessario che ci sia un isolamento completo di almeno sei mesi.

I tre stadi sono:

  • il primo stadio, quando l’individuo percepisce la spinta ad isolarsi. Sente il malessere quando si relaziona e avverte il sollievo nella solitudine. Si inizia a frequentare saltuariamente la scuola. Come pure si iniziano ad abbandonare tutte le attività extrascolastiche. Si preferiscono le attività solitarie, soprattutto legate alle nuove tecnologie. Ad esempio, i videogame o il consumo sregolato di serie TV sui portali di streaming;
  • il secondo stadio, quando si rifiutano sempre le proposte di uscita degli amici e si abbandona progressivamente la scuola. Si trascorre quasi tutto il tempo chiusi nella propria stanza da letto. I contatti col mondo esterno sono quasi del tutto virtuali. Si mantengono relazioni con i membri della famiglia, ma spesso sono conflittuali;
  • il terzo stadio rappresenta l’isolamento totale. Vengono evitati anche i genitori e le relazioni virtuali. Si è esposti al rischio di sviluppare psicopatologie.

Le cause dell’hikikomori

Le ricerche si riferiscono al contesto giapponese e a quello italiano.

Studi effettuati in Giappone

Gli studi effettuati in Giappone fanno risalire le cause dello sviluppo della condizione dell’hikikomori alla timidezza e l’ansia sociale, comuni nella cultura giapponese. Probabilmente originati dall’insieme di fattori genetici, comportamentali e ambientali. Ad esempio, anche vivere con i genitori fino al matrimonio, con il sostegno economico della famiglia, può essere un fattore predisponente, che può contribuire a mettere distanza tra sé e il mondo esterno.

Sondaggi effettuati in Italia

Lo psicologo Marco Crepaldi, fondatore dell’Associazione Hikikomori Italia, fa risalire allo sviluppo dell’hikikomori il disagio adattivo sociale. Quindi, i giovani sono portano a sperimentare ansia sociale che non consente di relazionarsi facilmente con i pari. Inoltre, non si adattano con difficoltà al contesto sociale.

Riferendosi ai risultati emersi dai sondaggi condotti in Italia, egli attribuisce l’insorgenza dell’hikikomori a fattori individuali e all’ambiente in cui vive, Dunque, cause possono essere, ad esempio, esperienze traumatiche precoci. Ed anche un padre assente o una madre iperprotettiva e le aspettative genitoriali pressanti.

Senz’altro, la famiglia e la scuola hanno un ruolo decisivo nell’insorgenza dell’hikikomori. Così, il giovane si sente demotivato a mantenere i rapporti con il mondo esterno, fino a rifiutarlo.

Anche il progresso tecnologico e l’impulso di Internet con le chat e i social possono spiegare il verificarsi di questa condizione. Gli individui comunicano in maniera differente, e anche questo fattore potrebbe contribuire ad originare tal condizione. Come pure, al contrario, potrebbe esserne un effetto.

Il meccanismo di funzionamento dell’hikikomori

Così, si attua l’evitamento della situazione che provoca il disagio, oppure uno stress e la paura. La propria stanza diventa il posto in cui ci si sente protetti. Chiudersi è vista come l’unica soluzione possibile rispetto al disagio che si sta provando.

I segnali da non sottovalutare

Si può contrastare intervenendo per tempo. E’ necessario, allora, prestare attenzione a dei segnali che possono mettere il pre-allarme rispetto al rischio di sviluppare la condizione dell’hikikomori. Un elemento a cui prestare attenzione è la valutazione dell’insofferenza verso la socialità. Si inizia col rifiutare di prendere parte alle attività extrascolastiche per poi rifiutare di recarsi a scuola. Infatti, sviluppando un’idea negativa della socialità e percependo una pressione dalla società, vogliono fuggire proprio da essa.

Documento giapponese con i criteri per riconoscere l’hikikomori

Nel 2003, il governo giapponese ha pubblicato un documento ufficiale contenente i criteri per riconoscere l’hikikomori. Tra questi, sono inclusi:

  • persistenza dei sintomi oltre i sei mesi;
  • stile di vita incentrato sulla casa;
  • disinteresse per attività scolastiche e lavorative;
  • assenza di altre patologie legate alla salute mentale o a disturbi di personalità.

Gli effetti sulla salute

L’isolamento prolungato dà origine ad una serie di problematiche che riguardano la salute individuale.

Il rischio di sviluppare la depressione è forte. Come pure il manifestarsi di problematiche a livello di alimentazione e di svolgimento di attività fisiche, entrambe escluse totalmente. Ed anche la cura della propria persona è compromessa.

Anche il ritmo sonno-veglia è stravolto. Ad esempio, gli hikikomori vivono di notte e dormono durante il giorno.

Inoltre, tendono all’autodistruzione, attraverso l’autolesionismo e abuso di sostanze.

Perdono via via il contatto con la realtà. Si manifestano patologie e disturbi psicologici. Ad esempio, disturbi dissociativi e ossessivo compulsivi, oltre ai disturbi dell’ansia e alla depressione.

Hikikomori, che fare?

Se i giovani sono titubanti nel chiedere aiuto, lo fanno principalmente i genitori. Essi devono creare legami positivi con i figli. In tal modo questi ultimi possono aprirsi e accettare di farsi aiutare.

L’atteggiamento sano del genitore è quello del supporto che non vuole giudicare e senza fargli sentire aspettative e pressioni. Si parte dalla famiglia per arrivare al ragazzo che, rifiutando la relazione, può rifiutare l’aiuto.

Si può iniziare un percorso di terapia a domicilio o on line. Così come, quando si rifiuta la scuola, si può trovare una modalità didattica personalizzata per frequentare da casa, attraverso Internet.

Oltre il supporto psicoterapico, può essere necessario quello psichiatrico, a volte anche farmacologico. Come ad esempio nella depressione grave.

Conclusioni

L’hikikomori, da sindrome giapponese sorta tra gli anni Ottanta e Novanta, è diventato un problema globale.

Per supportare i giovani colpiti dalla condizione di chiudersi nella propria stanza senza mai uscirne, è necessario attuare precise modalità di cura e sostegno. Ma ancor prima, è fondamentale mantenere l’osservazione e la valutazione di quelli che potrebbero già essere iniziali segnali di hikikomori, e non semplici modalità comportamentali.

https://www.periodicodaily.com/il-fenomeno-hikikomori/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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