Chi era Herbert Kleber e come ha rivoluzionato il metodo psichiatrico per la cura della tossicodipendenza

Il primo giorno del decimo mese di quest’anno Google lo dedica all’anniversario dell’elezione di Herbert Kleber presso la National Academy of Medicine, avvenuta esattamente 23 anni fa.
Inserito nella lista dei “Migliori Medici d’America”, considerato uno dei più illustri esponenti della medicina nel campo della tossicodipendenza, nonché psichiatra di fama mondiale, nacque il 19 giugno del 1933.
All’età di 30 anni iniziò a collaborare come volontario per il Servizio sanitario pubblico statunitense, trovando successivamente lavoro presso l’ospedale carcerario di Lexington (Kentucky) dove la maggior parte dei detenuti aveva problemi di tossicodipendenza; terreno fertile per Kleber che grazie a tale esperienza diede inizio a un percorso di studi e ricerca che segnò fortemente non solo la sua carriera ma anche l’intera branca della psichiatria.
Nel 1968 fondò la Drug Dependence Unit presso l’Università di Yale, dove fu professore di psichiatria, fino al 1989, quando fu nominato Vicedirettore dell’Ufficio Nazionale per il controllo delle sostanze stupefacenti presso la Casa Bianca.
Nel 1992, insieme a sua moglie Marian Fischman, fondò la Substance Abuse Division, uno dei centri più importanti del paese per il trattamento dei casi di abuso di sostanze, presso il Dipartimento di Psichiatria alla Columbia University, dove diresse numerosi progetti con i quali sperimentò e consolidò un nuovo modo di trattare la dipendenza e l’astinenza: promosse un contatto diretto a tal fine, libero dall’inveterato criterio moralista delle scienze mediche degli anni 60’, che trattavano i problemi di tossicodipendenza come sintomi di fragilità caratteriale ed emotiva dei pazienti.
Kleber deve la sua fama all’istituzione di un metodo basato su terapie costanti e prolungate rivolte alla cura dei pazienti prima ancora che alla loro guarigione, assumendo un ruolo fondamentale per l’evoluzione e il progresso delle pratiche psichiatriche, introducendo un approccio medico alla dipendenza da droghe: come riportato da The Indipendent, a differenza dei medici suoi predecessori e contemporanei, “vedeva la dipendenza non come un fallimento morale ma come una condizione che poteva essere trattata soltanto attraverso la ricerca, la medicina e la terapia”.