giovedì, Aprile 17, 2025

Il disturbo oppositivo provocatorio nel bambino

Qual è il confine tra un bambino particolarmente capriccioso, che si arrabbia con tutti e per tutto, con un carattere provocatorio, e un bambino affetto da un disturbo del comportamento? È importante capire quando non è questione di ‘carattere’, quindi che non si tratta di capriccio, bensì si è in presenza del disturbo oppositivo provocatorio, per attivare strategie necessarie ad aiutare il bambino. Vediamo come, soprattutto nel contesto scolastico.

Il disturbo oppositivo provocatorio

Il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali DSM – 5 considera il disturbo oppositivo provocatorio caratterizzato da un insieme di comportamenti negativistici e provocatori. Come pure da disobbedienza e ostilità verso le persone adulte o in netta posizione di autorità. E’ presente uno schema frequente e persistente di umore irritabile, comportamento polemico e provocatorio, o vendicativo. Dunque, il bambino presenta con ostinazione un atteggiamento negativo di fronte al riconoscimento di una realtà. Cosi, non la accetta. Come non accetta opinioni, proposte o richieste altrui.

Origini del disturbo

Lo sviluppo del disturbo oppositivo provocatorio avviene da diversi fattori. Essi sono considerati: 

  • fattori di rischio e di mantenimento;
  • fattori precipitanti.

Fattori di rischio o predisponenti

I fattori di rischio o predisponenti sono:

  • predisponenti biologici, per cui questi bambini hanno una bassa frequenza cardiaca e anomalie nella corteccia prefrontale e nell’amigdala;
  • temperamentali, cioè legati a problemi di regolazione emotiva. Ad esempio, scarsa tolleranza alla frustrazione, bassa autostima e debole capacità di adattamento e di reazione allo stress;
  • contestuali. Ad esempio, sono disfunzioni all’interno del sistema familiare e persiste un’alta conflittualità familiare;

ereditari, cioè familiarità per quanto riguarda i disturbi psichiatrici, gli indici di criminalità, bassa stima genitoriale e stile parentale depressivo.

Fattori precipitanti 

I fattori precipitanti sono quelli che possono avere un’importanza nella predisposizione dei disturbi del comportamento oppositivo provocatorio. Sono riconducibili ad una possibile dimensione reattiva. Ad esempio, la perdita di un parente, un trasloco o un cambio di ambiente di vita. Ancora, la separazione coniugale o un abuso sessuale.

Caratteristiche

Il disturbo oppositivo provocatorio  si manifesta a livello di carattere. Si riferisce alla totalità dell’esistenza dell’individuo. Sono presenti le pulsioni aggressive. Esse vengono messe in atto come modalità di risolvere i conflitti. E ancora la messa in atto nell’ambiente di schemi di interazione precocemente interiorizzati. Essi risultano disfunzionali a causa della carenza affettiva educativa o per via di un grave deficit socio- economico. Come pure per l’instabilità familiare. Cosi, non accettano di essere rimproverati e di dover sottostare al regolamenti. Sono arrabbiati, sofferenti e non accettano l’autorità degli adulti. Così si ribellano apertamente con scarsa disponibilità al compromesso e alla negoziazione.

Sintomi

I primi sintomi appaiono durante l’età prescolare. Comunque, entro la prima adolescenza. Appare un comportamento ostile che persiste nel tempo in forme accentuate. Queste provocano serie difficoltà relazionali sia nell’ambiente familiare, inizialmente, sia nel contesto sociale e chiaramente scolastico, successivamente. È possibile la comparsa di disturbi d’ansia e di depressione. 

I sintomi del disturbo oppositivo provocatorio possono essere limitati all’ambiente familiare. Ma possono manifestarsi anche in più contesti coinvolgendo soprattutto quello scolastico, dove è immersa la persona e ne risulta compromesso il funzionamento sociale e relazionale.

Oppositivo provocatorio verso chi?

I bambini ostili portatori del disturbo oppositivo provocatorio lo sono verso gli adulti. Soprattutto quando questi costituiscono la regola e le norme. 

Diagnosi e intervento

Per intervenire, innanzitutto, è importante avere una diagnosi.  In questo percorso, il bambino va considerato come:

  • una struttura, influenzata dall’ambiente e che influenza l’ambiente, attraverso le relazioni;
  • elaboratore di informazioni, infatti è in grado di interpretare e rappresentare gli stimoli ambientali e reagire ad essi; 
  • organizzatore del suo ambiente, cioè capace di prendere decisioni che trasformano il proprio mondo, creando nuove possibilità di azione. 

Attraverso la diagnosi, si identifica il problema. Si analizza attraverso la comprensione delle aree che sono disfunzionali, i comportamenti disadattivi e i meccanismi cognitivi che devono essere trasformati. 

A tal proposito giocano un ruolo fondamentale i genitori. Da essi si ottengono i dati reali e percepiti rispetto alla problematica del disturbo. Si traggono informazioni su elementi di criticità. Viene effettuata la ricerca dei fattori precipitanti e si indaga sul problema per comprenderne la durata, l’intensità e la frequenza. Si può fare una valutazione dello stile relazionale-educativo della famiglia e conoscere se ci sono casi analoghi precedenti in famiglia.

Il trattamento nel contesto scolastico

Nel trattamento nel contesto scolastico, bisogna considerare che il bambino oppositivo provocatorio  ha esigenze uguali a quelle degli altri studenti. Certamente, i sintomi possono portarlo a percepirsi come incapace e rifiutato. Come pure avente bassa autostima. È a scuola che  vivono esperienze negative. Infatti, se qualcuno gli si avvicina per instaurare un rapporto, anziché esserne felice si mostra diffidente e reagisce con i comportamenti ostili schematici. Quindi, è proprio a scuola che i bambini con disturbo oppositivo provocatorio vivono esperienze negative. Anche attraverso i rimproveri degli insegnanti e le reazioni degli altri alunni che possono influenzare negativamente i problemi dell’apprendimento e a livello relazionale.

L’insegnante a scuola deve intervenire attraverso procedure integrate. Quindi, chiedendo il sostegno di esperti psicologi interni alla scuola o di strutture che collaborano con la scuola affinché si possa conoscere il disturbo e attuare interventi psicoeducativi e psicoterapeutici strutturati. Lo psicologo scolastico sarà per il bambino una base sicura, accogliendo la sofferenza e i comportamenti che possono essere disfunzionali e sbilanciati a livello relazionale e che possono sfociare in aggressività e oppositività, e ostacolare il processo del cambiamento. Inoltre, regole e rimproveri devono essere dati in maniera chiara e diretta, senza giudizi alla persona. E ancora gli adulti che fanno parte del contesto scolastico devono saper riconoscere e valorizzare il mondo interno dell’alunno e saper fare proprie le richieste di aiuto che il bambino attua.

https://www.periodicodaily.com/bambino-di-8-anni-arrestato/

Donatella Palazzo
Donatella Palazzo
Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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