Il concetto di sé è un filtro attraverso l’individuo percepisce la realtà circostante, interpretandola e reagendo ad essa. Egli ha la possibilità di riflettere sul proprio comportamento e sul suo modo di apparire agli altri.
Sviluppo del termine
Il concetto di sé viene utilizzato per definire l’insieme delle percezioni, cognizioni e sentimenti riguardanti la realtà individuale personale.
L’espressione concetto di sé ha significati diversi all’interno delle varie concettualizzazioni teoriche che si sono sviluppate.
Ad esempio, in America l’interesse per il sé inizia con l’opera di William James, quando ne parla nei “Principi di psicologia”, dove il sé è tutto ciò che dalla persona può essere chiamato ‘mio’ o far parte di essa. Rientra in questo concetto non solo il corpo, ma anche ciò che l’individuo possiede.
Altri autori, come Gordon Allport e Roger L’Ecuyer, considerano l’aspetto multidimensionale del concetto di sé. Qui, il sé è considerato come un’organizzazione gerarchica di diversi elementi. Essa è costituita da alcune strutture fondamentali. Queste strutture possono essere sperimentate, percepite, simbolizzate e concettualizzate dal soggetto.
Quindi, il sé appare come organizzazione delle percezioni di sé che l’individuo accetta.
Distinzione tra Sé e Io
A questo punto, è importante risolvere il problema che si pone di distinguere tra il Sé e l’Io, ovvero tra il Self e l’Ego.
Il Self è al livello di percezione. Invece, l’Ego è l’aspetto attivo della personalità. Dunque, il Self indica il modo in cui la persona percepisce se stessa. Come pure le attitudini, i sentimenti e le valutazioni nei confronti di sé. L’Ego include un insieme di processi che sostengono il comportamento e mantengono l’adattamento. La precisazione è importante perché va fatta una distinzione tra i processi percettivi e quelli attivi.
Orientamenti teorici nello studio del concetto di sé
Due importanti orientamenti teorici nello studio del concetto di sé sono: l’approccio fenomenologico esistenziale e l’approccio psicoanalitico. Il primo si centra sul vissuto interiore dell’uomo. Dunque, sull’esplorazione dell’esperienza dell’individuo, ma sembra liquidare troppo rapidamente il concetto di sé. Infatti, ne afferma l’inutilità perché non è misurabile e significativo in relazione alle variazioni di comportamento.
Mentre l’approccio psicoanalitico è quello che ha dato maggiori contributi sul concetto di sé, a partire da Sigmund Freud. Egli distingue nella struttura della personalità le tre istanze: Es, Io e SuperIo. L’Io è il mediatore tra le pressioni dell’Es e le restrizioni del SuperIo. Include una dimensione percettiva oltre all’aspetto di attività. L’Io implica significati relativi al sentirsi se stessi, alla stima di sé.
Successivamente, Donald Winnicott distingue il ‘vero sé’ e il ‘falso sé’. Il vero sé è la parte nucleare dell’Io potenziata dalle pulsioni istintive. Coincide con l’esperienza del vivere. Il falso sé è la parte di personalità avvolta al mondo esterno. Quindi, che è in rapporto col mondo.
Natura del concetto di sé
Il concetto di sé si origina attraverso l’esperienza delle prime relazioni interpersonali. Si costruisce attraverso la fiducia o la sfiducia che il bambino sperimenta nel rapporto iniziale con i genitori. Da qui, ne deriva che il sé ha un ruolo imprescindibile nella modalità di organizzazione e di pianificazione della condotta, il cui risultato incide poi sul modo di percepirsi. Il problema della percezione di sé ritorna importante anche nella relazione interpersonale. Ciò perché l’impressione che ognuno si forma degli altri è connessa sia ai dati oggettivi sia a varie informazioni che vengono filtrate dal sé.
Aspetti del concetto di sé
Esistono alcuni del concetto di sé. Questi comprendono:
- l’immagine del proprio corpo. Per cui lo schema mentale dell’immagine del proprio corpo è un costitutivo molto importante del concetto di sé;
- il nome: ha un significato emotivo che crea subito un’impressione gradevole o sgradevole nei confronti di sé;
- gli attributi personali: le capacità e i limiti della persona riconosciuti o non considerati;
- l’autostima: è un elemento importantissimo per l’equilibrio della persona. Sorgono problemi quando essa è esagerata. Infatti, la persona si trova a vivere nel rischio continuo di un crollo di una realtà inconsistente. Oppure quando è troppo bassa, perché la persona vive sempre in una situazione di autosvalutazione che si ripercuote sulle sue relazioni;
- legami emotivi col gruppo di riferimento: rafforzano il senso del proprio valore perché contribuiscono nell’elaborazione dell’ideale personale. Fanno sorgere valori ed orientamenti verso norme specifiche;
- lo status e il ruolo: possono incidere sul senso di valore personale.
Rappresentazione di sé
Lo psichiatra Giovanni Jervis ha distinto: vissuto di sé e se stessi. Il vissuto di sé è soggettivo ed esperienziale. Costituisce rappresentazioni e contenuti della coscienza.
Il se stessi rappresenta la struttura interiore. E’ oggettivo, strutturale, essenziale. Ovvero, guarda la cosa in sé.
Inserisce, qui, il concetto di ‘autocoscienza’ o ‘coscienza di sé’ che corrisponde all’esperienza dell’interiorità. Essa nasce da due posizioni adultocentriche:
- adultocentrismo escludente, ovvero il bambino è visto come non avente le caratteristiche psicologiche dell’uomo adulto. Quindi, il rapporto con il mondo esterno è assente e si verifica in questo caso il narcisismo primario del bambino. Anche il rapporto col mondo esterno è di tipo neurofisiologico e il bambino agisce attraverso riflessi meccanici;
- adultocentrismo proiettivo, quindi il neonato è capace di fare molte cose già da piccolo perché c’è un abbozzo di autocoscienza che corrisponde all’esperienza dell’interiorità.
Egli fa una distinzione fra autocoscienza e coscienza, dove quest’ultima è la conoscenza oggettuale che è immediata. Esiste un soggetto che sta conoscendo e un’immagine interiore dell’oggetto.
‘Sapere’ è diverso da ‘sapere di sapere’, infatti costruire una rappresentazione d’oggetto è differente dal prendere per oggetto la propria rappresentazione d’oggetto.
Conclusione
Attraverso l’approccio psicoanalitico si è considerato che l’Io assicura l’adattamento al mondo esterno. Mentre il sé si riferisce all’aggiornamento continuo delle rappresentazioni di sé.
I ricercatori europei sottolineano che il termine ‘concetto di sé’ fa riferimento a un livello di organizzazione più elaborato e complesso quale è quello della persona adulta. Questo livello non è possibile per il fanciullo. Infatti, a quell’età si hanno percezioni di sé frammentarie e meno interrelate fra di loro.
Si arriva ad affermare che il concetto di sé è un punto di arrivo di un lungo processo di elaborazione dell’esperienza. Infatti, non può esistere senza gli elementi dell’esperienza. È una realtà dinamica in quanto nell’individuo vi è una continua elaborazione delle nuove esperienze. Il concetto di sé dice che l’individuo si colloca nel tempo e nello spazio; si integrano e organizzano le esperienze che per l’individuo sono rilevanti, come la motivazione all’azione.
https://www.periodicodaily.com/la-prima-impressione-tra-relazioni-e-pregiudizi/