Se si pensa a Parma e alla sua provincia viene in mente innanzitutto la sua grande tradizione culinaria. E in effetti l’area a pieno titolo è riconosciuta come la “Food Valley”, dove si fondono i sapori della buona cucina spruzzati da un bicchiere di buon vino. Culla del Parmigiano Reggiano, del Prosciutto di Parma, del Culatello di Zibello, del Salame, solo per citare alcuni dei prodotti tipici, la provincia è ricca di locali caratteristici ove si possono degustare piatti sfiziosi accompagnati da vini che ben si sposano con i primi.
Ma tutta la zona circostante Parma, insieme a quella di Piacenza, è stata nel passato sede dell’omonimo Ducato, che ha lasciato fino ai giorni nostri la testimonianza di castelli cui dedicare una visita.
A tal riguardo, è stato davvero bello partire dalla provincia della Spezia e percorrere strade di montagna, valicando il Passo del Lagastrello con i suoi 1198 mt. di altitudine, attraversare Monchio delle Corti per scendere fino a Langhirano e poter finalmente ammirare il Castello di Torrechiara in tutta la sua imponenza. Già il viaggio è tutta una scoperta di un paesaggio in continua mutazione via via che si sale fino al lago del Lagastrello, con la sua diga artificiale di contenimento, per poi ridiscendere ad ammirare i terreni coltivati di una campagna davvero rigogliosa.
E’ proprio in questo scenario che arrivando in auto a Langhirano appare sulla sinistra imponente il castello, proprio nella zona di Torrechiara, sito pare già abitato fin dall’età del bronzo e sicuramente in epoca romana, di cui è ancora visibile la centuriazione dell’agro parmense.
Il castello quattrocentesco (1448 – 1460), davvero notevole, fu costruito da Pier Maria Rossi, ed è un esempio classico di architettura castellana. Sorge sulle rovine di una casaforte del XIII secolo, ed è difesa da tre cerchia di mura e da 4 torri angolari. Singolare è il fatto che il castello fu concepito sia come fortificazione a difesa del territorio (sulla piana sottostante scorre, infatti, il fiume Parma), sia come dimora nobiliare che, come tale, prevedeva anche la presenza femminile.
Alla morte di Pier Maria Rossi il castello fu ereditato dal figlio Guido e successivamente fu oggetto di aspre contese, tanto da passare sotto diverse famiglie (Lodovico il Moro, i Pallavicino, gli Sforza, i Torlonia, solo per citarne alcune).
Attualmente il castello è un monumento nazionale gestito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Visitandolo al suo interno, si accede alla cappella di S. Nicomede, i cui arredi originali (polittico raffigurante la Madonna in trono con il Bambino e i Santi Antonio abate, Nicomede, Caterina e Pietro Martire), e una tribunetta lignea sono conservate presso il Museo del Castello Sforzesco di Milano.
Salendo al piano nobile, dal Salone degli Acrobati si arriva nella famosa Camera d’Oro, nelle cui mura, si narra, sia nata la storia d’amore tra Pier Maria Rossi e Bianca Pellegrini. Le pareti, rivestite da formelle in terracotta, che in origine erano dorate, rappresentavano gli stemmi, i cuori e le iniziali intrecciate degli amanti. Dal cinquecentesco loggiato della Camera d’Oro si gode di un panorama sul torrente, sulle colline con i vigneti e sulla vicina badia.
Fa davvero impressione fare questo tuffo nel passato, e poi, usciti dal castello, vedere i moderni magazzini per la stagionatura dei prosciutti; infatti, le condizioni climatiche ed ambientali favorevoli fanno sì che questa stagionatura imprima la giusta dolcezza al prosciutto. Pensando alla bontà del prodotto e al suo elevato valore economico, vale la pena concludere la giornata con una visita al Museo del Prosciutto di Parma che proprio a Langhirano ha la sua sede. Ubicato all’interno dell’ex Foro Boario, struttura risalente al 1928, era a suo tempo destinata alla contrattazione del bestiame. Il percorso storico che ha portato fin qui non può

non concludersi con la degustazione dello stesso.
Il tempo passa in fretta quando ci si diverte e si è interessati, non resta quindi che dirigersi in fretta alla macchina per fare rientro a casa. La salita verso il Passo appenninico del Lagastrello consente di ammirare paesaggi davvero contrastanti in tutte le stagioni: cime innevate fino a primavera contrapposte a colline di un verde intenso punteggiate da migliaia di fiori colorati e da alberi che fanno un’ombra davvero invitante in estate.
passo, prima di ridiscendere verso la Lunigiana, vale la pena fermarsi per una bella bevuta alla fonte sotto il Monte Ventasso, il piacere di un sorso d’acqua davvero unico.
Il sole comincia a sparire dietro i monti nella giornata che volge al termine. Una gita davvero bella, varia tra storia, architettura, natura e sapori; una gita da non perdere, in questo periodo dell’anno in cui il clima favorevole e le giornate lunghe consentono di spingersi oltre il valico appenninico.