La guerra e l’inevitabile distruzione delle città ci hanno sottratto un immenso e inestimabile patrimonio storico-architettonico. Però non tutto è perduto, c’è una possibilità di ricostruire i siti Unesco devastati in Siria. La Russia, infatti, ha espresso la volontà di aiutare la Siria, firmando così un memorandum d’intesa per la ricostruzione del patrimonio culturale distrutto.
Quali sono i siti Unesco distrutti in Siria?
I siti Unesco distrutti in Siria sono diversi. La città di Damasco, entrata fare parte dei patrimoni Unesco, nel 1979, fu colpita duramente dalla guerra. Il vecchio nucleo, circondato da mura romane, è ricco di monumenti medievali: palazzi, moschee, madrase e anche chiese cristiane. La moschea più importante è la Grande Moschea degli Omayyadi dell’VIII secolo. Il suo minareto, l’area di più grande pregio, fu distrutto nel 2013 dai bombardamenti. Un’altra importante perdita si è avuta a Palmira. La città era un’oasi carovaniera nel deserto siriano e in passato uno dei più importanti centri culturali e crocevia di civiltà. Il tempio di Baalshamin di Palmira distrutto nel 2015 da un attentato culturale organizzato dall’Isis. Poi seguì il Krak dei Cavalieri presso Homs, l’antico castello medievale sede dei cavalieri crociati costruito nell’XI secolo era un vero e proprio palinsesto della cultura medievale. La sua posizione strategica, su un alto promontorio con vista a 360°, ha attirato l’attenzione dei Curdi facendolo diventare una propria base militare. Infine, il sito archeologico di Apamea, uno dei più importanti siti archeologici del Medioriente, oggi è per buona parte un cumulo di macerie. Una vasta area in cui si trovava l’antica città greca fondata tra il XVI e il XV secolo a.C. In totale secondo l’Onu, sarebbero più di 300 i siti archeologici siriani danneggiati, distrutti o saccheggiati dall’inizio del conflitto civile in Siria.
La furia dell’Isis
L’Isis ha preso di mira tutti i monumenti, chiese, tempi e teatri che sono ed sono stati a testimonianza del pluralismo religioso e culturale, sia del passato che del presente, non solo in Siria. Infatti l’Isis ha distrutto in Iraq, a colpi di bulldozer, piccone ed esplosivi, il sito archeologico di Nimrud, gioiello dell’impero assiro. Ha devastato l’antica città romana di Hatra, e un museo di Mosul. Il più grande scempio commesso dall’Isis fu quello del Tempio di Bel. I soldati del califfato posizionarono enormi quantità di esplosivo al fine di far esplodere il tempio in diretta web, e purtroppo così fece. L’UNESCO parlò di crimine di guerra.
Lo scopo della distruzione dei siti Unesco in Siria
Come detto, I terroristi del Califfato hanno dichiarato che il loro scopo sarebbe quello di eliminare ogni traccia degli antichi e falsi dei adorati senza il riconoscimento di Allah. Da un’inchiesta del The Times risulta che moltissimi oggetti provenienti da queste zone sono messi in vendita su siti di aste online e sul mercato nero mondiale con lo scopo di trovare nuovi finanziamenti per finanziare le operazioni terroristiche. Per avere un’idea del guadagno in gioco basta sapere che l’Unesco ha stimato che dal solo sito siriano di al-Nabuk sono state trafugate opere per 36 milioni di dollari.
Russia e Siria, un accordo in nome della cultura?
L’accordo tra Russia e Siria concretizza le prospettive di ricostruzione della città di Palmira, questione alla quale l’UNESCO e tutti gli operatori culturali del Medio Oriente lavorano da tempo. Il direttore dell’Hermitage di San Pietroburgo, Mikhail Petrovsky, ha così annunciato la firma di un protocollo d’intesa con Mahmoud Hammoud, capo della Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria. L’intento è quello di restaurare alcuni dei siti storici di Palmira e di Damasco, distrutti dai sistematici attacchi dell’Isis. Entrambe le parti hanno convenuto sulla necessità di salvare i monumenti in rovina grazie a uno sforzo congiunto. La Siria ha sottolineato l’importanza di lavorare con la Russia in questo settore, dal momento che gli obiettivi dell’UNESCO e di Mosca sono gli stessi. Bisogna però ricordare che si gli obiettivi di salvaguardia del patrimonio culturale sono sì condivisi, ma il pressante interesse da parte dei sovietici, sembrerebbe voler riaffermare l’indigesta influenza che ancora oggi la Russia esercita sulla Siria.