I repubblicani dell’Oregon orientale vogliono una secessione e unirsi all’Idaho. I GOP si dicono stanchi delle politiche progressiste imposte dal governo centrale.
I repubblicani dell’Oregon orientale vogliono la secessione
I repubblicani dell’Oregon orientale sognano al secessione. I GOP dell’Est dell’Oregon, un territorio rurale con valori fortemente conservatori, si sono detti “stanchi” delle politiche progressiste imposte dalla maggioranza democratica che abita le grandi città. I repubblicani si dicono stanchi di leggi statali che liberalizzano l’aborto, la marijuana, i diritti LGBTQ e restringono l’accesso alle armi. Per questo, negli ultimi mesi, sta avendo molta visibilità il movimento “Greater Idaho”, che propone di ridisegnare i confini permettendo a ben 15 contee orientali – il 60% del territorio dell’Oregon – di avviare una secessione per essere annesse all’Idaho.
L’idea sta raccogliendo crescenti consensi. Dodici contee hanno infatti già approvato l’annessione all’Idaho tramite referendum locali, con una media del 59% di sì. Tuttavia, il percorso per ridisegnare i confini degli Stati è costituzionalmente molto difficile, serve l’approvazione delle legislature di entrambi gli Stati coinvolti e del Congresso federale. Per questo in molti ritengono i referendum delle contee solo uno sfogo simbolico per la frustrazione di chi, da 40 anni, non riesce più a far eleggere un governatore repubblicano.
Nel frattempo, nelle primarie nell’Oregon i democratici dell’establishment riescono a sconfiggere i progressisti. Nemmeno l’approvazione di senatori del calibro di Bernie Sanders e dei rappresentanti Alexandria Ocasio-Cortez e Barbara Lee è stata sufficiente per portare i progressisti alla vittoria. La sconfitta è stata anche vista come un monito ai democratici sulla criminalità.
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