Per uno studente, avere sempre pronto un curriculum vitae europass aggiornato può rivelarsi molto importante per trovare opportunità formative all’estero.
Le esperienze di mobilità rivestono grande importanza per i giovani, come rivela il recente studio pluriennale “La mobilità transnazionale e le imprese” pubblicato dall’Agenzia nazionale Erasmus+ INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche).
L’analisi era finalizzata ad esaminare gli effetti e cambiamenti prodotti dalle esperienze di mobilità sugli studenti e su diversi professionisti (insegnanti, personale tecnico scolastico, rappresentanti sindacali, responsabili risorse umane, etc.). Sono stati esaminati i progetti Erasmus+ Azione Chiave 1 (mobilità individuale per l’apprendimento) finanziati nei bandi 2017 e 2018 e ultimati nei due anni successivi.
Per le nuove generazioni il viaggio rappresenta una grande esperienza formativa
Gli obiettivi del progetto “Azione Chiave 1: Mobilità Individuale a fini di Apprendimento”, sono mirate al conseguimento di uno o più dei seguenti risultati:
- Miglioramento della performance di apprendimento;
- Rafforzamento dell’occupabilità e miglioramento delle prospettive di carriera;
- Aumento del senso di iniziativa e dell’imprenditorialità;
- Aumento dell’emancipazione e dell’autostima;
- Miglioramento delle competenze digitali e nelle lingue straniere;
- Potenziamento della consapevolezza interculturale;
- Partecipazione più attiva alla società;
- Potenziamento dell’interazione positiva con persone provenienti da contesti diversi;
- Miglioramento della consapevolezza del progetto europeo e dei valori dell’UE;
- Maggiore motivazione a prendere parte, in futuro, ad attività di istruzione o formazione (formale/non formale) dopo il periodo di mobilità all’estero.
Complessivamente sono stati distribuiti 16.368 questionari, per un ritorno di 6075 moduli compilati ed analizzati, pari a un tasso di risposta del 37,1 %.
Il profilo medio degli intervistati era di fascia d’età 18-20 anni, residente in Italia, nella maggior parte appartenente al genere femminile, non occupati e con un livello di istruzione medio-alto.
Nel complesso, i dati mostrano il profilo di una “generazione Erasmus-millennial” che attribuisce grande valore al “viaggio” in Europa, come opportunità per sviluppare le proprie competenze sociali, professionali, di capacità linguistica- in particolare la conoscenza dell’inglese– e di soft skills (competenze trasversali).
Per il 67,2% di loro, infatti, la mobilità Erasmus non è stata la prima esperienza di viaggio in quanto, in passato, avevano attraversato i confini nazionali per motivi di studio, lavoro e svago.
I partecipanti hanno manifestato un alto livello di gradimento dell’esperienza Erasmus (l’82,7% dichiara di aver ottenuto notevoli benefici, e il 98,2% la consiglierebbe), poiché è riuscita a soddisfare le aspettative che aveva prima di partire.
I giovani desiderano che l’esperienza formativa all’estero sia riconosciuta e certificata
Il cambiamento prodotto dalla mobilità transnazionale sugli individui è percepito maggiormente nell’ambito della formazione e studio (61%); seguono poi l’occupabilità (26%) e la transnazionalità (13%).
Il 74,4% dei partecipanti è stato particolarmente attivo durante le attività formative, cosa che è servita come spinta motivazionale per proseguire gli studi (56,6% degli intervistati). Il 35% degli studenti ha trovato un lavoro adeguato al proprio profilo, e il 40,3% di loro ha avuto l’opportunità di lavorare all’estero.
L’analisi dei dati relativi fa emergere come la preparazione ricevuta, nel complesso, sia stata ritenuta “molto utile” (26,4%) e “abbastanza utile” (56,9%), soprattutto relativamente alle soft skills, alle competenze linguistiche, e alla conoscenza del paese di permanenza.
La percezione che i partecipanti hanno del periodo di formazione evidenzia però un rischio.
Infatti, se non opportunamente riconosciuto e certificato, esso potrebbe essere di difficile spendibilità all’interno del sistema educativo e del mondo del lavoro.
Per quanto riguarda questo aspetto, si è confermato l’utilizzo prevalente del documento Europass Mobilità (43,5%) insieme ai diversi certificati che attestano le conoscenze e le competenze acquisite durante il soggiorno all’estero (30,6%) e al rilascio di lettere di referenze (7,6%).
La maggior parte degli intervistati (50,7%) ha comunque dichiarato che l’esperienza ha determinato un credito formativo, e il 26,8% ha affermato che essa è stata riconosciuta in termini di valore aggiunto al proprio Cv, dimostrando così l’impegno delle organizzazioni organizzatrici a offrire ai partecipanti uno strumento che sia il più possibile utilizzabile per il loro futuro formativo e professionale.
Come ha sottolineato il Presidente UE Ursula von der Leyen, durante il discorso sullo Stato dell’Unione – Settembre 2021):
“Se vogliamo plasmare la nostra Unione a loro immagine, i giovani devono poter plasmare il futuro dell’Europa”.
In conclusione, dalle evidenze emerse si conferma che le esperienze realizzate si rivelano valide ed efficaci, particolarmente apprezzate dai partecipanti, e capaci di generare un cambiamento negli individui. Ciò riguarda, nella maggior parte dei casi, il miglioramento delle capacità trasversali, una maggiore chiarezza riguardo ai progetti per il futuro, e l’aumentata consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni.
Tali esperienze formative, permettendo la partecipazione attiva dei giovani al mercato del lavoro e alla società, rappresentano uno strumento concretamente utile per costruire un’Europa sempre più vicina alle loro esigenze.