martedì, Aprile 15, 2025

I Bisogni Educativi Speciali nella scuola dell’inclusione

I Bisogni Educativi Speciali sono una macrocategoria che comprende tutte le possibili difficoltà educative-apprenditive degli alunni. Ingloba sia le situazioni considerate tradizionalmente come disabilità mentale, fisica, sensoriale, sia quelle di deficit in specifici apprendimenti clinicamente significative. Significa creare un contesto educante dell’inclusione, dove realizzare concretamente la scuola “per tutti e per ciascuno”.

Definizione di Bisogno Educativo Speciale

I Bisogni Educativi Speciali sono definiti dal pedagogo dell’inclusione Dario Ianes come qualsiasi difficoltà evolutiva del funzionamento, permanente o transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo, dovuta all’interazione dei vari fattori di salute secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di educazione speciale individualizzata. ICF è una classificazione che descrive lo stato di salute delle persone in relazione ai loro ambiti esistenziali, cioè sociale, familiare, lavorativo. Il fine è di cogliere le difficoltà che nel contesto socio-culturale di riferimento possono causare disabilità.

Dunque, il BES è una macrocategoria che comprende tutte le possibili difficoltà educative-apprenditive degli alunni. Ingloba sia le situazioni considerate tradizionalmente come disabilità mentale, fisica, sensoriale, sia quelle di deficit in specifici apprendimenti clinicamente significative. Ad esempio, la dislessia e il disturbo da deficit attentivo. Come pure altre varie situazioni di problematicità psicologica, comportamentale, relazionale, apprenditiva, di contesto socio-culturale.

I Bisogni Educativi Speciali: quando?

L’attenzione ai BES è necessaria quando non si riescono più a soddisfare i Bisogni Educativi Normali, come ad esempio, tra gli altri: sviluppo delle competenze, identità autonoma, appartenenza sociale, valorizzazione ed autostima, accettazione. Quindi, è necessario ricorrere a competenze e risorse speciali, che siano migliori e più efficaci. Si tratta di risorse aggiuntive destinate a sostenere le scuole nell’aiutare alcuni alunni con difficoltà ad accedere al programma educativo.

Obiettivi dei Bisogni Educativi Speciali

Un obiettivo da raggiungere è la scuola inclusiva. Significa creare un contesto educante dove realizzare concretamente la scuola “per tutti e per ciascuno”.

Bisogni Educativi Speciali: per chi?

Si dividono in tre gruppi: disabilità, disturbi evolutivi specifici e svantaggio sociale, economico, linguistico, culturale e familiare.

Al gruppo “disabilità” appartengono gli alunni disabili che hanno difficoltà educative causate da basi organiche; i “disturbi evolutivi specifici” fanno riferimento agli alunni con problemi emotivi e comportamentali, o aventi disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), che principalmente nascono dall’interazione fra lo studente ed il contesto educativo; lo “svantaggio sociale, economico, linguistico, culturale e familiare” richiama agli alunni che possono avere un background socioeconomico problematico o semplicemente differente sotto l’aspetto linguistico e/o culturale da quello delle classi di accoglienza.

I Bisogni Educativi Speciali: il quadro normativo

I Bisogni Educativi Speciali sono rimbalzati alla maggiore attenzione pubblica soprattutto a partire dal 2012, anno in cui è stata emanata la relativa Direttiva Ministeriale. Proseguendo negli anni, arriva la Legge 170 del 2010 che garantisce e tutela il diritto allo studio a tutti gli individui con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA).

Questa legge è considerata una svolta della didattica inclusiva in quanto rende concreti i principi di personalizzazione dell’insegnamento decretati dalla successiva Direttiva Ministeriale, nella quale è prevista la presa in carico dell’alunno con BES da parte dei docenti.

La Dichiarazione di Salamanca

La Dichiarazione di Salamanca -sui principi, le politiche e le pratiche in materia di educazione e di esigenze educative speciali (U.N.E.S.C.O. 1994) ha affermato che ciascun bambino ha il diritto fondamentale all’educazione e ad esso deve essere data la possibilità di raggiungere e mantenere un livello accettabile di apprendimento. I bambini con bisogni educativi speciali devono avere accesso alle scuole curriculari di tutti, ed essere accolti attraverso una pedagogia centrata sugli alunni e in grado di soddisfare le loro esigenze.

Un orientamento inclusivo è lo strumento efficace contro gli atteggiamenti discriminatori, per promuovere comunità accoglienti, costruire una società inclusiva e raggiungere l’istruzione per tutti, come pure per fornire una formazione efficace per la maggior parte dei bambini, migliorando l’efficienza del sistema educativo.

La Direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012

“Ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta… In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: disabilità, disturbi specifici o aspecifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, svantaggio economico, sociale e culturale, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua… è sempre più urgente adottare una didattica che sia ‘denominatore comune’ per tutti gli alunni e che non lasci indietro nessuno: una didattica inclusiva più che una didattica speciale”.

La Direttiva ministeriale pone l’attenzione agli ostacoli di apprendimento e partecipazione, che si possono manifestare quotidianamente in ogni aspetto e in ogni fase della vita scolastica dell’alunno e nel suo contesto ecologico.

Si è posta come necessaria l’esistenza di un ‘curricolo’, per promuovere percorsi formativi inclusivi che prevedano scelte organizzative coinvolgenti l’intero contesto scolastico, le famiglie e le risorse presenti sul territorio. E per usufruire del diritto alla personalizzazione e all’individualizzazione degli apprendimenti.

Didattica individualizzata e personalizzata

L’individualizzazione è un approccio differenziato dell’insegnamento per il raggiungimento di obiettivi comuni. Il principio di fondo è l’adattamento delle strategie educativo-didattiche alle caratteristiche cognitive individuali degli studenti. “Individualizzato” è l’intervento calibrato sul singolo, anziché sull’intera classe o sul piccolo gruppo. Diviene “personalizzato” quando è rivolto ad un particolare discente.

La personalizzazione mira a differenziare i percorsi formativi, a partire dalla caratteristiche di ciascun soggetto. Lo scopo principale è che ognuno sviluppi i propri talenti.

La “didattica individualizzata” consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio. Tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati, secondo tutte le forme di flessibilità del lavoro scolastico consentite dalla normativa vigente.

La “didattica personalizzata”, invece, calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo. Si può favorire, così, l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue ‘preferenze’ e del suo talento. Si realizza attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo.

Gestione della classe

Tutto questo si riferisce al contesto classe, che è il luogo sociale preposto all’apprendimento.

Fin dalla scuola dell’infanzia e per tutto il percorso formativo compito del docente è promuovere il coinvolgimento e la cooperazione dell’alunno nelle attività di classe. Contribuisce alla realizzazione di un sereno e produttivo ambiente di lavoro. In tale contesto, si colloca la gestione della classe, che dovrebbe basarsi su solide conoscenze derivate dalle teorie e dalle ricerche sulla gestione e sui bisogni personali e psicologici degli allievi.

Insegnare non vuol dire solo ‘curriculo’ ed istruzione. Ma anche attenzione ai bisogni individuali di ciascuno. E’ certamente anche gestire la classe. Cioè, motivare gli alunni ad apprendere e cercare di soddisfare i loro bisogni individuali, compresi i bisogni di quegli individui con problemi cronici di personalità e comportamento.

La gestione della classe è influenzata dalle relazioni positive tra insegnante-allievo e dalle relazioni significative tra pari. Queste creano la classe come comunità di supporto, carica di calore e di attenzioni. Infatti, si agisce in vista della soddisfazione dei bisogni di studio dei singoli e dell’intero gruppo classe, mediante l’utilizzo di metodi di conduzione di gruppo che coinvolgono gli allievi.

La didattica inclusiva

L’ “inclusione” è un processo che riferisce alla globalità delle sfere educativa, sociale e politica. Essa guarda a tutti gli alunni indistintamente e differentemente, e a tutte le loro potenzialità.

L’inclusione interviene prima sul contesto, poi sul soggetto, trasformando la risposta specialistica in ordinaria.

Una scuola che ‘include’ è una scuola che ‘pensa’ e che ‘progetta’ tenendo a mente proprio tutti.

Obiettivo della didattica inclusiva

L’obiettivo della didattica inclusiva è far raggiungere, a tutti gli alunni, il massimo grado possibile di apprendimento e partecipazione sociale, valorizzando le differenze presenti nel gruppo classe: tutte le differenze, non solo quelle più visibili e marcate dell’alunno con un deficit o con un disturbo specifico.

Le disposizioni ministeriali sostengono e valorizzano il ruolo pedagogico e didattico del team docenti e del consiglio di classe anche nel momento dell’individuazione dell’alunno come alunno con BES.

Gli insegnanti si trovano a valutare pedagogicamente e didatticamente il funzionamento problematico dell’alunno. Non si tratta di fare diagnosi, ma di riconoscere una situazione di problematicità. Quindi, si lavora proprio su questa problematicità al cui centro vi è la persona.

Per costruire una didattica inclusiva, la didattica di tutti e di ciascuno, che riconosca e valorizzi le differenze di tutti, “una didattica equa, efficace ed efficiente, dobbiamo partire dall’equità nella lettura dei bisogni”, afferma Ianes.

Come gli alunni non imparano tutti nello stesso modo, così gli insegnanti non insegnano con lo stesso stile.

Nella prospettiva della didattica inclusiva, le differenze non vengono solo accolte, ma anche stimolate, valorizzate, utilizzate nelle attività quotidiane per lavorare insieme e crescere come singoli e come gruppo.

Ci sono alcuni punti da cui non si può prescindere:

  • la scuola deve essere il percorso dall’apprendimento scolastico all’apprendimento come stile di vita;
  • l’importanza degli apprendimenti è pari al vivere con un certo stile in un gruppo eterogeneo, cioè in classe dove si privilegiano le relazioni;
  • maturare la capacità di vivere i conflitti e nella logica della costante ricerca del bene comune;
  • l’accoglienza non è un rituale di avvio dell’anno scolastico, ma si rinnova nella scoperta del nuovo di ogni giorno;
  • le competenze sono nella pluralità degli individui, con le loro storie, i loro caratteri, insieme alla pluralità dei docenti/insegnanti.

L’insegnamento nell’azione educativa per l’inclusività

L’insegnamento è descritto come la capacità di mettere i propri alunni in condizioni di poter imparare. Così, la classe è il luogo di incontro e realizzazione deputato alla realizzazione del progetto di apprendimento.

A tal scopo, è necessario effettuare scelte metodologiche e didattiche efficaci, e privilegiare risorse e strumenti rivolti al benessere della persona.

L’azione didattica nella scuola dell’inclusione

Lo psicoanalista Erik Erickson ha individuatosette dimensioni dell’azione didattica, su cui è possibile agire per incrementare i livelli di inclusione in classe e migliorare le condizioni di apprendimento di tutti gli alunni.

La prima dimensione è rappresentata dai “compagni di classe”, che sono la risorsa più preziosa per attivare processi inclusivi.

La seconda è l’adattamento. Infatti, per valorizzare le differenze individuali è necessario essere consapevoli e adattare i propri stili di comunicazione, le forme di lezione e gli spazi di apprendimento. Inoltre, adattare significa variare i materiali rispetto ai diversi livelli di abilità e ai diversi stili cognitivi presenti in classe, utilizzando materiali in grado di attivare molteplici canali di elaborazione delle informazioni, dando aiuti aggiuntivi e attività a difficoltà graduale.

La terza è rappresentata dalle strategie logico-visive, mappe, schemi e aiuti visivi, al fine di attivare dinamiche inclusive, in particolare grazie all’uso di mappe mentali e mappe concettuali, le forme di schematizzazione e organizzazione anticipata della conoscenza. Come pure, di diagrammi, linee del tempo, illustrazioni significative e flashcard delle regole, così come la valorizzazione delle risorse iconografiche, degli indici testuali e dell’analisi delle fonti visive.

La quarta dimensione è quella dei processi cognitivi e stili di apprendimento, infatti processi cognitivi e funzioni esecutive come attenzione, memorizzazione, pianificazione e problem solving consentono lo sviluppo di abilità psicologiche, comportamentali e operative necessarie all’elaborazione delle informazioni e alla costruzione dell’apprendimento.

La quinta è la metacognizione e metodo di studio, per cui bisogna sviluppare consapevolezza in ogni alunno, in tutte le attività didattiche, rispetto ai propri processi.

La sesta è rappresentata dalle emozioni e variabili psicologiche nell’apprendimento. Le emozioni giocano un ruolo fondamentale nell’apprendimento e nella partecipazione. È fondamentale sviluppare una positiva immagine di sé e quindi buoni livelli di autostima e autoefficacia, infatti la motivazione ad apprendere è fortemente influenzata da questi fattori e dalle emozioni relative all’appartenenza al gruppo di pari e al gruppo classe.

L’ultima dimensione è quella della valutazione, verifica e feedback. In una prospettiva inclusiva, la valutazione deve essere sempre formativa, finalizzata al miglioramento dei processi di apprendimento e insegnamento.

Tutto questo è valido tenendo presente che quanto più la didattica è condivisa dal corpo docente, dalle famiglie e dalla classe, tanto più è garantito il successo formativo del soggetto in apprendimento.

Alcune metodologie didattiche nella scuola dell’inclusione

Scuola dell’infanzia e scuola primaria

Se la didattica nella scuola dell’infanzia e nella primaria predilige il gioco, la libera esplorazione e la ricerca, si attiveranno laboratori grafico-pittorici, ludici, teatrali, musicali, di psicomotricità e di espressione corporea, per garantire lo sviluppo armonico del corpo, l’educazione alla salute e ad una corretta alimentazione, la conoscenza di sé e dell’altro, l’acquisizione della competenza linguistica e comunicativa. Si fa «palestra per imparare ad imparare».

Da rilevare è il laboratorio «Impaginiamo la fantasia», che ha lo scopo di far nascere e crescere l’interesse e l’amore per i libri, oltre a stimolare l’immaginazione e la creatività.

Scuola secondaria di I e II grado

Nella scuola secondaria di I e II grado si privilegia una finalità conoscitiva disciplinare ed interdisciplinare insieme ad un ruolo educativo che accompagna lo sviluppo dell’adolescente e dell’adulto. Non manca l’acquisizione di conoscenze specifiche ed abilità relative al mondo del lavoro. In tal senso operano: la didattica multimediale, che utilizza la LIM e le TIC (software didattici; risorse elettroniche quali archivi di documenti ed immagini; ambienti tecnologici per l’apprendimento quali sistemi di rete e piattaforme e-learning); la didattica laboratoriale, incentrata su laboratori linguistici, informatici e di settore (di chimica, di moda e costume, musicale, enogastronomico).

La comunicazione educativa nei bisogni educativi speciali

Allo stesso modo, acquisiscono un’importanza fondamentale la comunicazione educativa e gli stili comunicativi dei docenti.

I docenti devono tenere sempre presente che per ogni stile di apprendimento esiste uno stile comunicativo diverso. Una volta compresi i principali stili cognitivi degli alunni, sarà più semplice organizzare le metodologie di organizzazione dell’apprendimento.

Scelte metodologiche e didattiche

Nella classe è importantissimo che si sviluppi il benessere della persona. Questo si verifica attraverso: l’ascolto, l’empatia, la promozione dell’agio, l’intervento sul disagio, che diventano tutti fattori delle scelte da attuare in una classe, soprattutto in presenza di BES.

Diventano fondamentali i “rinforzi”, affettivi e cognitivi, e l’attuazione di altre scelte che diventano vere e proprie risorse. Ad esempio, il “modeling”, cioè la dimostrazione delle abilità e apprendimento per imitazione del modello, cioè l’insegnante. Come pure lo “shaping”, un metodo di insegnamento individualizzato finalizzato alla costruzione di abilità totalmente assenti nell’alunno, attraverso il rinforzo di abilità simili.

Strategie e strumenti nella scuola dell’inclusione

Una strategia è l’applicazione dello strumento di rilievo è il “Questionario di Artigiano Educativo”. Permette di avere quadri delle singole classi.

Trattandosi di inclusione, cioè accoglienza di un alunno con un bisogno speciale, sarebbe meglio scegliere la classe che, dal suddetto questionario, risulta avere un lato affettivo e partecipativo più sviluppato di altre. Ciò perché gli studenti non avranno difficoltà ad accettare il nuovo compagno.

Una volta scelta la classe, occorre anche predisporre la posizione dei banchi con i relativi compagni. In tal modo, l’alunno con un BES possa integrarsi al meglio.

Quando si parla di strumenti e risorse, occorre conoscere molti strumenti didattici, molti metodi, molti modi di lavorare e di organizzare la classe. Come pure conoscere i processi attraverso cui possiamo di volta in volta trasformarli, modificarli, plasmarli per adattarli al singolo.

Alcuni strumenti e risorse possono essere:

  • l’apprendimento cooperativo, che sviluppa forme di cooperazione e di rispetto reciproco fra gli allievi e veicola le conoscenze/abilità/competenze;
  • tutoring, cioè l’apprendimento fra pari, che lavorano a coppie;
  • la didattica “laboratoriale”, che favorisce la centralità dell’alunno e realizza la sintesi fra sapere e fare;
  • procedere in modo strutturato e sequenziale: proporre attività con modello fisso e andare dal semplice al complesso. In questo modo, si faciliteranno nell’alunno l’esecuzione delle consegne, la memorizzazione e l’ordine nell’esposizione dei contenuti.

Particolari tipi di strumenti sono quelli “compensativi”, didattici e tecnologici, che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria.

Fra i più noti, ci sono:

  • la sintesi vocale, che trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto;
  • il registratore, che consente all’alunno di non scrivere gli appunti della lezione;
  • i programmi di video scrittura con correttore ortografico. Permettono la produzione di testi sufficientemente corretti senza l’affaticamento della rilettura e della contestuale correzione degli errori;
  • la calcolatrice, che facilita le operazioni di calcolo, e altri strumenti tecnologicamente meno evoluti quali tabelle, formulari e mappe concettuali.

Didattica e progettazione

Allora, la didattica necessita di progettazione, che comprende: contestualizzazione, sistematicità, intenzionalità e flessibilità.

La progettazione prevede percorsi personalizzati dove ciascuno, partendo da aspetti disciplinari significativi e di qualità, può sviluppare le proprie potenzialità. Come pure l’orientamento, cioè la costruzione e l’intreccio di vincoli, possibilità e risultati che possono essere tipici, non tipici, inattesi, attesi, prevedibili, non prevedibili.

La classe diviene il luogo di incontro e realizzazione di progetti, mentre si decide di fare della complessità una risorsa.

Conclusione

Secondo l’OMS, la salute non è assenza di malattia, ma piena realizzazione della propria ‘capability’, ovvero benessere bio-psico-sociale.

Tale approccio amplia e ridefinisce il modello medico tradizionale. Quest’ultimo è incentrato su una comprensione esclusivamente clinica del disturbo. Si considera la globalità e la complessità dei funzionamenti delle persone, soprattutto dei fattori personali e ambientali. Infatti, giocano un ruolo fondamentale le interazioni tra condizioni fisiche, corpo, competenze personali, partecipazione sociale, contesti ambientali e contesti personali. In tale contesto si capisce che non si può prescindere, nella trasmissione del sapere, dalla riflessione didattica sul come trasmetterlo.

E’ importante l’‘individualizzazione’, cioè percorsi differenti per ottenere risultati comuni, e la ‘personalizzazione’, cioè percorsi differenti per contenuti, metodologie e risultati, verso una didattica inclusiva. Questo avviene attraverso una rimodulazione complessiva della prassi didattica, volta a includere nel lavoro tutti gli studenti, utile per tutti. Permette di rendere più efficace il lavoro del docente e a far acquisire ai ragazzi un metodo di studio sicuro ed efficiente.

La rilevazione, il monitoraggio e la valutazione del grado di ‘inclusività’ sono finalizzate ad accrescere la consapevolezza dell’intera comunità educante sulla centralità e la trasversalità dei processi inclusivi. Ciò in relazione alla qualità dei “risultati” educativi.

https://www.periodicodaily.com/la-dimensione-emozionale-degli-insegnanti-a-scuola/

    Donatella Palazzo
    Donatella Palazzo
    Psicologa individuale, familiare e di coppia, e scrittrice. Sessoanalista (Istituto Italiano di Sessoanalisi e Dinamiche Sessuali). Specialista delle Risorse umane. Progettista in ambito sociale e scolastico. Membro dello Staff della Casa Editrice Noitrè. L'attività comprende, tra l'altro, la valutazione dei contributi di prossima pubblicazione, l'organizzazione degli eventi da presentare al pubblico e altro in ambito culturale.

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