“Archeology now” è la mostra di Damien Hirst a Villa Borghese di Roma. Dopo l’esposizione del 2017 a Venezia l’artista torna in Italia con alcuni progetti mai visti.
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Perché visitare la mostra di Hirst a Villa Borghese?
Per ammirare i lavori dell’artista, statuaria e dipinti, in relazione con altre opere di periodi diversi. Infatti, l’allestimento posiziona le creazioni del vincitore del Turner Prize del 1995 in tutte le sale del museo, a confronto con bassorilievi e mosaici. Alcuni pezzi sono gli stessi di “Treasures from the wreck of the unbelievable”, ma i dipinti di “Colour space” sono in Italia per la prima volta. L’esposizione coinvolge anche gli spazi esterni di Villa Borghese: infatti, il Giardino segreto dell’Uccelliera ospita la scultura Hydra e Kali.
Damien Hirst
Nel 1965 a Bristol viene al mondo Hirst che poi cresce a Leeds; dal 1986 al 1989 studia belle arti al Goldsmiths College di Londra. Risale al 1988 il suo primo progetto artistico, la mostra collettiva “Freeze” che gli permette di farsi un nome nell’ambito della creatività. Nella sua opera si sofferma sulle certezze della società contemporanea per trovare l’elemento che le metta in discussione. “The physical impossibility of death in the mind of someone living” del 1991 e “For the love of God”, un teschio in platino con diamanti, sono i lavori più noti.
“Archaeology of now”
Anna Coliva e Mario Codognato hanno curato l’allestimento dell’esposizione, scegliendo lavori monumentali e di piccole dimensioni. Ogni opera acquisisce un significato più pregnante all’interno del percorso, sia per l’aspetto tecnico che espressivo. I materiali impiegati, dal corallo alle pietre dure, risaltano nel contesto e mostrano la ricerca dell’artista. Anche i dipinti della serie “Colour space” di Hirst si connettono alla collezione permanente, creando un senso di movimento. La mostra è visitabile fino al 7 novembre.