giovedì, Aprile 17, 2025

Grazie: dirlo più spesso per scovare l’arcobaleno

Grazie. Non si tratta di un semplice termine di cortesia. Né tantomeno di un lemma da utilizzare solo in determinate circostanze. O esclusivamente riferito ad altre persone. Possiamo sussurrare un timido “grazie” durante ogni singolo istante della nostra vita. Anche quando ci sembra che non esista una ragione per la quali sentirsi grati/e. Ed è soprattutto in questi momenti, che la gratitudine dovrebbe rappresentare il centro del nostro io. Ecco perché.

Cosa significa dire “Grazie”?

La società odierna è composta da rapporti. Più o meno profondi. Il frenetico fluire vitale è circondato da frasi di circostanza. Parole vuote. Strette di mano, anche se ormai costantemente odoranti di gel disinfettanti. Trascorriamo gran parte della nostra esistenza preoccupandoci di significare qualcosa per gli altri e le altre. E ciò è lecito. Tuttavia, sovente ci dimentichiamo che esiste una relazione che tendiamo a svalutare. Quella con noi stessi/e. In quanto esseri viventi complessi, ognuno/a di noi è formato da sfumature. Magari diverse tra loro. O addirittura apparentemente dissonanti. Nel momento in cui diamo vita a quel processo chiamato crescita, alcuni tratti della nostra personalità si cancellano. Al contrario, altri si fortificano. Come se una spennellata rimarcasse in maniera più concisa quelle date peculiarità. Ed ecco che tutto si complica.


4 motivi di gratitudine quotidiana: quali sono e perché fanno bene


Ci si trova a fare i conti con una persona nuova, che pensavamo di conoscere. Invece, siamo proprio noi. Creature che in un battito di ciglia hanno subito una metamorfosi. Ogni giorno ci troviamo a fare conoscenza con una versione rinnovata di noi stessi. E non è sempre semplice convivere con essa. Eppure, non abbiamo scelta. Dobbiamo tendere la mano a questo “nuovo” individuo. Venirgli incontro. Scoprire quali sono i suoi tratti più nascosti. Quelle particolarità che gli donano serenità e carisma. E non è con i rimproveri e con la freddezza che la convivenza si fa più leggera. A volte basta un “Grazie” per migliorare la situazione. Tre consonanti e tre vocali capaci di compiere una rivoluzione. Capita spesso che a fine giornata, si rimugini solo sulle mancanze. Sugli aspetti negativi di noi stessi/e. Eppure, in mezzo a tutto questo buio, esiste la luce. Sta a noi farla entrare.

La potenza della gratitudine

Gli/le esperti/e di mindfulness lo sanno bene. Essere grati/e non significa semplicemente ostinarsi a guardare il lato positivo. Piuttosto, vuol dire concentrarsi su ciò che ci mantiene in vita. Da bambini/e vediamo il processo di crescita come un qualcosa di anelabile e fisiologico. Crediamo che la parola “Libertà” sia sinonimo di “Età adulta”. Poi gli anni passano. Il nostro corpo va incontro a miliardi di cambiamenti. Così anche la nostra mente. Ciò nonostante, la vita non si costruisce da sola. E non sempre le modifiche del nostro organismo coincidono con quelle esistenziali. Dunque, le prospettive di vita cambiano drasticamente. Quella luce di speranza diventa sempre più flebile. Come fare ad accenderla? Alimentandola. Guardando il circostante con occhi nuovi. Curiosi. In grado di scovare quella piccola fiamma anche nel buio più nero.

Perché è vero. Solo nelle fiabe la vita può apparire semplice. La realtà è colma di controversie e tragicità. Tuttavia, per quante quest’ultime possano essere ingombranti, sono costellate da un’immensa bellezza. Immaginiamo un mare in tempesta. Capace di travolgere persone e oggetti. Mentre esso si scaglia contro il mondo, il circostante resta lì immobile. Spettatore di quella violenza. Il sole continua a splendere. La natura fa brillare i suoi colori. E noi restiamo lì. A fissare il dramma. Con giusta ragione, ma incuranti del resto. È proprio questo il paradosso della vita. Proporci l’arcobaleno. Per poi intorpidirlo con un oblio indelebile. Eppure, non farsi risucchiare da questo vuoto è possibile. È sufficiente scorgere i colori. Anche quando questi si mostrano meno nitidi. E ringraziarli della loro persistenza. Quella stessa gratitudine si trasferirà sul nostro essere. Rendendolo grato di far parte di questo bizzarro pianeta.

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