sabato, Dicembre 21, 2024

Gondra: intervista a Rossana Condoleo

Nel 2020 esce la pubblicazione dell’opera Gondra, di Rossana Condoleo. Di fatto la scrittrice di fama internazionale realizza il romanzo, dalle sfumature narrative ed avvincenti. Dalla visione cinematografica, Condoleo si pone nell’osservazione degli intrecci dei personaggi, attraverso l’obiettivo di una narrativa diretta al lettore. Un’opera che conduce il soggetto protagonista del libro, nel salto reale di tematiche sempre attuali, come i sentimenti.

Gondra: chi è Rossana Condoleo?

Rossana Condoleo nasce in Calabria e cresce nella città di Roma, mentre oggi vive ad Ingolstadt, in Baviera con la figlia. Inoltre, pensatrice e scrittrice internazionale multigenere, Condoleo esegue oltre settanta traduzioni, tra Film e Telefilm per il cinema e la televisione italiana.

Nel 1995, la scrittrice introduce R&R International Global Consulting, dove diviene precorritrice di Internet e dello smart – working. In seguito, l’artista frequenta un corso di sceneggiatura e riceve il Premio Oscar Vincenzo Cerami. Tra le opere letterarie della scrittrice ci sono: Gondra, If You Want You Can Fly, Porosità, Glücklich trotz Scheidung, Happy Divorce.

Mentre di recente, Condoleo ottiene la certificazione per la Gestione delle Risorse Umane. Tra i diversi interessi della scrittrice, ci sono: la natura, la scienza, l’astrologia, la psicologia, l’innovazione ed il coaching, la cucina, il cinema ed i documentari. Un desiderio dell’artista è la vita in campagna, vicino al mare, con numerosi animali.

Gondra: il pensiero della scrittrice

L’autrice osserva e segue i pensieri e le azioni dei propri personaggi, come dietro ad una telecamera, in una scena comune reale. Ad ogni nome un ruolo, una vita propria che diventa immagine di un plot, nella tramutazione degli interpreti dell’opera, come protagonisti veri.

L’immedesimazione della scrittrice nei fatti e vicende sentimentali, dei soggetti attori partecipa alle sensazioni, che attribuisce ai personaggi in senso umano. Attraverso lo spazio di un monitor bianco, Condoleo lascia che il suggerimento del titolo avvenga dallo sguardo libero della fantasia.

Attraverso la dimensione narrativa moderna di Gondra, la scrittrice accompagna il lettore nelle dinamiche intrecciate, dei sentimenti. Durante lo scritto, l’attenzione del lettore volge all’interiorità dei soggetti, dove Condoleo esprime i temi della speranza, forza e coraggio.

Gondra: recensione del libro – prima parte –

La scrittura presenta numerosi dialoghi, che l’autrice colloca tra più segmenti temporali ed esprime la visione preferenziale, dello stile proprio. Anche il carattere narrativo attuale arriva diretto al lettore, senza sospensioni od interruzioni improvvise. Durante i movimenti della protagonista, emergono i desideri di una donna, che rincorre i sentimenti.

Con la percezione di intenzioni tormentate, una donna senza tempo, che entra in tematiche di vario genere. Dal ruolo sociale della famiglia ad altri temi attuali, con l’immaginazione della protagonista che arriva al lettore, sugli sviluppi di un libro avvincente. Inoltre, la presenza della scrittrice segue le proprie creature, fino all’immedesimazione nei ruoli.

Come se i personaggi raggiungessero con l’autrice un’empatia. Attraverso Gondra emergono altri temi come l’amicizia ed il lavoro, in cui Condoleo assottiglia il pensiero. Inoltre, l’autrice si pone degli interrogativi, che sembra rivolgere anche al lettore. Dalle riflessioni della scrittrice giungono le domande, in cui coinvolge il lettore, che diventa partecipe ad un’analisi d’introspezione, con i personaggi.

– Seconda parte –

In un linguaggio fluido, la narrativa descrive i fatti e le vicende del libro Gondra, con lo spazio al lettore, delle deduzioni proprie. A fronte di ciò, la scrittrice riprende i personaggi dietro ad una telecamera, dove si commuove alle lacrime degli interpreti, oppure sorride alla felicità degli stessi. Realtà o fantasia di un libro sono conseguenze della volontà dell’autrice, che vive e legge le sensazioni come proprie.

La scrittura per Condoleo rappresenta un processo naturale, dove l’ispirazione diventa nodo od intersezione, tra realtà ed universo delle tre dimensioni. Un romanzo di una donna single, che non cerca una relazione impegnativa, se non per l’uomo capace di raggiungerle il cuore. Ecco Gondra che insegue l’anima gemella, dopo un incontro di una sola volta, dove l’uomo sparisce da Roma e prosegue la vita altrove.

Le vicende portano l’uomo dei sogni a Milano, in cui ha un impiego stabile ed una relazione seria, già da tempo. Di fatto la protagonista trentenne, di bell’aspetto e con una buona occupazione aziendale potrebbe avere ciò che vuole, senza problemi. Al contrario, Gondra cerca l’intrigo ed entra negli intrecci di domande senza risposte precise. Anche mente e cuore non trovano le soluzioni, sulla ricerca della felicità.

– Terza parte –

Dalle perplessità di una donna, che non capisce cosa sia giusto o sbagliato, nella sua situazione sentimentale nascono altre domande. Forse l’esigenza di una donna, di costruirsi delle basi sentimentali solide e pensare al futuro. Mentre, la donna si autocritica e giunge alla riflessione di essere alla ricerca di forti emozioni. Da una parte, l’idea di un legame stabile con un uomo e dall’altra la rincorsa di desideri e forti passioni.

Nel libro, Condoleo esprime con la protagonista, il senso dell’ingenuità e del desiderio di cercare le proprie esperienze, con lo spirito positivo di affrontare la vita. Inoltre, il messaggio dell’autrice giunge al lettore, nell’abbraccio alla vita, che attraverso un pensiero positivo aperto al mondo arrivano gli eventi buoni, come l’anima gemella.

Gondra: come si presenta Rossana Condoleo ai lettori?

Con un invito: “Mettetevi comodi sul divano. Tè, caffè o cappuccino? La torta cioccolato e panna arriva fra un attimo. Nel frattempo, cominciate a sfogliare questo… l’ultima mia creatura, il romanzo “Gondra”. Dicono che si legga tutto d’un fiato. Sarà!”

Gondra: quando avviene l’incontro con la scrittura?

Al primo liceo, ancora tredicenne. Il mio professore d’inglese, un giovane e sensibile Italoamericano con le movenze da giocatore di basket, ha introdotto la classe alla Poesia e ci ha chiesto di scriverne una, di nostro pugno come compito a casa. Io già disegnavo, dipingevo, suonavo e creavo composizioni al pianoforte. A volte tenevo un diario. A quel punto però si è sfondata una diga! Ho iniziato a scrivere poesie ovunque… sugli scontrini fiscali, sugli angoli dei libri, nel mio diario.

Gondra: cosa rappresenta per lei, la letteratura?

Una fonte inesauribile di intrattenimento, cultura, conoscenza e ispirazione. La memoria ed il coraggio dello scrittore, testimone dei suoi tempi, di “parlare” e denunciare anche in contesti politico-sociali proibitivi. Mi hanno concesso di integrare le nozioni storiche, con l’umanità dietro i grandi eventi.

Un romanzo è un rifugio dalla vita, troppa vita o troppo poca, ma anche il mondo in una stanza, nelle mie mani. La letteratura è crescita… ogni libro è un chip carico di dati e messaggi, che stimola il cervello a porsi domande e forse anche ad agire diversamente, da chi non lo ha letto.

Gondra: come nasce il suo libro?

Dall’idea di scrivere un romanzo sulla singletudine a trent’anni, quando si ha già un vissuto e tutto attorno è un incontrarsi e scontrarsi, di aspettative per poi cercare di sistemarsi su binari, di cui si vedono solo i primi duecento metri, perché poi inizia la galleria.

Così, ho aperto un foglio di word e, su quel fondo bianco le mie dita hanno automaticamente digitato al centro il titolo, “Gondra”, che è anche il nome (a me prima del tutto sconosciuto), della protagonista. Ho dovuto verificarne l’esistenza su un motore di ricerca, perché pensavo di essermelo inventato! Ho costruito il plot cominciando da lei e dal suo divano rosa cipria.

L’ho vista materializzarsi e muoversi nel suo soggiorno, ovvero, splendere di luce e vita propria, in un momento di solitudine e pace. Mentre, tutti fuori si davano un gran da fare per incontrarsi in strada e nei locali e fare baldoria. Ed è così che inizia anche il romanzo. Alla fine, però lei è solo il centro di un mondo di personaggi e relazioni di ogni genere.

Gondra: cosa vuole esprimere Rossana Condoleo, attraverso l’arte dello scrivere?

Mi piace intrattenere, emozionare, far vibrare, far conoscere, ispirare, motivare. Mi piace far capire come lavora il tempo; che si sia attivi o passivi, positivi o negativi, il tempo non va mai in vacanza e qualche volta ci conviene semplicemente farlo lavorare in pace.

Gondra: cosa vuol dire creare un libro? – prima parte –

Eh… una soddisfazione ed una fatica immani, come quando si genera un figlio! La parte più interessante, quella creativa, è davvero un attimo. Pensiamo all’atto del concepimento, rispetto alla gravidanza, ovvero il tempo necessario per mettere a punto, sviluppare, rifinire e distribuire un libro.

Parto… Occorre coordinare l’uscita di tutte le versioni e l’espulsione del bebé coincide con il momento in cui, il libro appare sugli schermi dei mercati digitali fornito di prezzo e descrizione. Il fatto che sia una scrittrice internazionale, complica tecnicamente le cose e fa perdere molto più tempo. Occorre tenersi aggiornati su standard di grafica e rendering, sia per il cartaceo che per l’ebook.

Tanto per i contenuti che per la distribuzione globale, che cambiano continuamente e non sono unici, universali, come dovrebbe invece essere, perché ci sono grossi interessi finanziari di parte. Andando al contenuto, devo aver cura che il ritmo sia sostenuto ed il lettore resti sveglio anche se si mi legge prima di andare a dormire. L’era digitale ha ulteriormente accelerato i tempi della narrazione. 

– Seconda parte –

Occorre curare la cronologia, e mi assicuro che i flashback non disorientino il lettore. Caratterizzare e dare spessore ai personaggi, in maniera che siano unici e credibili, cosa che per effetto dell’ispirazione diventa un processo semplice. Perché ad un certo punto si muovono, parlano, soffrono e gioiscono in una scena indipendentemente da me, che mi emoziono e la trascrivo come la vedessi in un film.

Però ho imparato dal povero Vincenzo Cerami, premio Oscar per la sceneggiatura, una serie di tecnicismi e paletti (drammaturgia), necessari a tenere alta la tensione fino all’ultima pagina. Occorrono poi svariati passaggi di editing, la fase tanto odiata da me e tutti i miei colleghi.

E poi c’è il design interno e della copertina, a cui mi dedico personalmente perché adoro la grafica digitale, che ha sostituito il mio vecchio hobby della pittura. Ed è anche questo un momento creativo estremamente piacevole ma impegnativo, perché le possibilità sono infinite, anche i font, ma alla fine occorre sceglierne una.

Da scrittrice, come si pone davanti ad un libro?

Con un “Si può far di meglio e di più… diversamente.”, che vale sia per il contenuto che per l’involucro. Perché non si trasformi nella tela di Penelope, un progetto, ad un certo punto, occorre chiuderlo. In genere, non sono mai pienamente soddisfatta di quel che ho fatto, oppure lo sono per un paio di giorni soltanto.

L’autore si evolve e/o cambia continuamente in virtù di esperienze e particolari momenti propri e della società in cui vive. Se un progetto resta aperto troppo a lungo (come mi è successo con un romanzo incompiuto), deve rivedere non solo il suo stile ma anche il suo pensiero, oppure abbandonarlo e dedicarsi ad altro. Un mio libro, lo vedo come un’estensione di me stessa, che si dirama ed abbraccia il mondo.

Quando mi accorgo che mi comprano in India, giusto per fare un esempio, o traducono un mio aforisma, in Tailandese, ho la conferma che quello che scrivo ha carattere universale. Io mi sento italiana–> europeista –> cosmopolita. Sono poliglotta ed a volte certi concetti mi vengono fuori in un’altra lingua, per questo ho scritto due libri direttamente in inglese. Anche se ho deciso che in futuro continuerò a scrivere esclusivamente in italiano.

Quali sono i temi, che prevalgono nelle sue opere?

Relazionali (coppia-famiglia-amici), sociali (diversità-gli altri-difficoltà o privilegi economici-il farsi strada nella vita), lavorativi (identificazione-ritmi-meccanismi-status). La quotidianità. L’amore. Il bene ed il male. Il rapporto con i nostri sentimenti e pulsioni, anche quelli più animalistici e dunque la scoperta del proprio io e di quello altrui.

La difficoltà di vedere le cose per quello che sono, ovvero, illusione e autolesionismo. La verità nascosta in cantina, che urla perché ha necessità di farsi sentire. Il pericolo dietro l’angolo. La felicità dietro l’angolo. La fatalità. La crescita personale.

Perchè la scelta della scrittura narrativa?

Perché accoglie più generi sotto lo stesso tetto. La narrativa racconta la vita e le tribolazioni interiori dei personaggi descrivendone anche i tempi. E la vita non è altro che un insieme di generi. Non mi serve il fantasy per far accadere qualcosa di fantastico… la realtà è fantastica di per sé.

Il mio lettore trova le scene di sesso, come quelle di cordoglio o terrore, la suspense oppure battute divertenti, inserite in un contesto sempre del tutto attuale e credibile. Ho consumato narrativa letteraria e contemporanea a tonnellate, l’imprinting risale già alla mia preadolescenza.

Cosa le trasmette la scrittura?

Il piacere di creare mondi e rendere felice me e gli altri. Essere io la fonte di quel senso di attesa, che ha il lettore quando ordina un libro e non vede l’ora di riceverlo o di portarselo a casa – due secondi se sceglie la versione ebook. L’intimità che si stabilisce col lettore. Libertà ed un minuscolo pezzettino di eternità.

Quando il mio corpo sarà diventato concime per ortensie e tulipani, forse qualcosa di me girerà ancora, tra scaffali veri e virtuali. Purtroppo, un effetto dell’era digitale, di cui per altro sono stata pioniera, ha portato all’accorciamento della Memoria.

Rimane però la magia di fabbricare sogni ed emozioni, le stesse che provo io quando trascrivo quello che “vedo” accadere ai miei personaggi, nel bene e nel male. Mi sento un’artigiana, in un settore che si è altamente automatizzato. E come ogni artigiano, trovo nell’uso delle mani e della creatività, una fonte impagabile di soddisfazione.

Rossana Condoleo è più scrittrice o lettrice?

Mentalmente una scrittrice. Praticamente… ho iniziato a leggere avidamente, assetata di mondi e conoscenza, a quattro anni e non ho mai smesso.

Ci sono autori, ai quali è particolarmente legata, in senso artistico?

Non riesco a legarmi a filo doppio, con un autore perché m’innamoro più della storia, che di chi l’ha scritta. L’esplorazione è non-stop. Fin da piccola ho esaurito le biblioteche scolastiche e di casa ed ho cominciato a consumare autori, di fama mondiale.

Molto presto (ero iscritta a Selezione dal Readers Digest ed al Club degli Editori), ho dato esami di letteratura francese ed inglese/americana (ed al liceo ho studiato anche un po’ di quella tedesca) ricevendo sempre nuovi, troppi impulsi.

Migliaia di libri letti… impossibile ricordare autori e titoli! Alcuni hanno però lasciato una traccia profonda in gioventù, quando ero pane da spalmare. E senz’altro questo breve elenco, non fa loro giustizia: Barbara Taylor Bradford, Wilbur Smith, Alberto Moravia, Albert Camus, Nathaniel Hawthorne, Alex Haley, Khalil Gibran, Umberto Eco, Patrick Süskind, Milan Kundera, Charles Baudelaire.

Cosa pensa della letteratura classica?

Ho una grande ammirazione per gli autori, che in ogni tempo si sono spinti oltre e ci hanno consegnato un ritratto della società e dei suoi vizi (le virtù sono sempre meno, ieri come oggi) che rimane sempre, purtroppo, terribilmente attuale. Ed in questo sta la loro universalità.

Pensiamo a Pirandello, Wilde, Dickens, Hugo, Goethe! Gli autori classici, e ci metto dentro anche le fiabe di Fedro (non lanciatemi le uova!!!), si servono più spesso di doppi sensi. Metafore ed altri stratagemmi letterari per sfuggire alla censura o alla persecuzione, che come sappiano, anche oggi costringe troppi autori all’esilio.

Chi sa cosa avremmo a disposizione, se le opere di scrittori illuminati non fossero andate distrutte dai dittatori o dalla chiesa! Credo si debba concedere loro il merito di un forte ruolo sociale, oltre che culturale.

Cosa le trasmette la poesia?

È musica… ed è in grado di far vibrare le mie corde più profonde, sia che legga poesie in linea con i miei gusti, sia che le scriva (ormai raramente entrambe le cose). E non importa che siano in rima, anzi, credo che la vera poesia sia quel musicale flusso di pensieri, che sgorga direttamente dall’anima.

E non dev’essere forzatamente imbrigliata all’interno della metrica. È come quando metti l’acqua nel portaghiaccio e la infili nel freezer… viene fuori a cubetti perfetti. Ma se lasci l’acqua a sé stessa, è capace di organizzarsi e produrre incantevoli cristalli di ghiaccio. Il simbolismo poetico, come quello pittorico, ha bisogno di pochi elementi per essere efficace. A me fa letteralmente impazzire:

“Vorrei fare con te

quello che la primavera fa con i ciliegi.”

L’ultimo verso dell’incantevole poesia “Il bacio”, di Pablo Neruda. Bastavano anche solo queste ultime due righe, per tradurre tutta la bellezza dell’innamoramento. Io raramente ho ritoccato le mie poesie. Segue un esempio di intatto flusso poetico, in tutt’altro territorio. Una poesia scappatami sulla scrivania di un ufficio a “Roma”, al termine di una faticosa giornata di lavoro, mentre stavo per spegnere il computer e tornare finalmente a casa.

Allora chi è?! Poesia (Rossana Condoleo)

Non ci sono eroi in questa guerra di istinti.

Non ci sono ebrei né pellirosse.

Non ci sono nei.

Non ci sono.

Soglie di porte chiuse all’orizzonte

o porte cigolanti

rumore.

Nell’ebbrezza del sonno si svegliano in pochi

incupiti già dalla vita

appena aperti gli occhi al mondo.

Solitudini sommerse dal lavoro

dalla folla.

Solitudini sommerse dal lavoro

dalla folla.

Solitudini.

In questa città tremenda per ognuno

eppure irrinunciabile

evidenze si stagliano come gazze ladre

rubando ciò che resta di antichi bagliori.

Non sono io

non sei tu

non siamo tutti noi.

Non sono io

non sei tu

non siamo tutti noi.

Allora chi è!?

Cos’è!?

Come interpreta se stessa, attraverso la scrittura? – pima parte –

Lei fa un sacco di bellissime domande! I miei scritti mi fanno pensare ad una persona eclettica, autentica, profonda, positiva, di mentalità aperta e tollerante, tanto razionale quanto spirituale, fortemente passionale e capace d’Amare. Una che usa tutte le capacità sensoriali, che si interroga e si dà risposte (una letizia per Marzullo!), che desidera aiutare il prossimo ad essere felice.

La scrittura narrativa non rappresenta per me, un processo o fenomeno catartico. Lo è al 100% quella poetica, ed in grossa parte anche quella motivazionale/self-help. Io ho conosciuto migliaia di persone, di ogni razza e matrice socioculturale. Ho letto migliaia di romanzi e visto migliaia di film e dunque i miei personaggi non offrono una chiave di lettura di me stessa, che non abbia già prima di averli creati.

Lo scrittore (come l’attore ed il regista) è uno che per vocazione e/o necessità studia sé stesso e gli altri. Spesso un empatico che colleziona stati d’animo e tipologie umane, come il sarto fa di modelli sartoriali. Poi esiste un’altra spiegazione… Scrivendo ho capito d’essere un’artista, cosa che non mi era arrivata disegnando, dipingendo o suonando il pianoforte… lo fanno la maggior parte dei bambini!

– Seconda parte –

L’artista rimane attaccato al cordone ombelicale, di quell’universo sottile dal quale tutti proveniamo. Ma che l’educazione genitoriale, scolastica, sociale ed istituzionale staccano dal suo grembo e trasformano a suo piacimento. Egli ha una vita interiore ricchissima, che gli viene dal contatto col sapere universale.

È un intuitivo ed un saggio, come lo sono i neonati che sanno arrampicarsi, nuotare e respirare nell’acqua, che attraverso il gusto sanno stabilire di cosa potersi nutrire se vengono abbandonati in un bosco, e questo fino a circa se mesi d’età. Noi lo chiamiamo istinto, quello che fa volare gli uccelli o tornare i salmoni, alla sorgente nella quale sono nati.

Il realizzatore dell’arte, anche se maledetto non può essere nient’altro che un artista, anche quando non produce. La sua attività interiore è incessante. Mi sento privilegiata, ma purtroppo è un privilegio che spesso costa caro, poiché ciò che un artista sa naturalmente, nel bene o nel male, a volte non può spiegarlo a chi ha bisogno di evidenze contestuali.

– Terza parte –

Spesso è troppo avanti nel suo tempo perché ne percepisce i meccanismi e le evoluzioni, anche decenni e perfino secoli prima degli altri. A Gondra ho conferito la mia forza e le mie risorse nel superare drammi e difficoltà del presente, attraverso il rimboccarsi le mani e darsi obiettivi ovvero lo sguardo puntato al futuro.

Ci si lascia dietro il dolore, ma anche interi segmenti di vita. Una fuga dalla realtà necessaria, perché l’alternativa è talmente tossica, da risultare a volte letale. E lo sarebbe se pensiamo a Gondra, che tanto per cominciare ha perso entrambi i genitori a dodici anni. Sia io che lei ci fermiamo a volte, quel tanto che serve per recuperare le forze, rialzarsi e continuare a camminare.

In fondo, tutti gli “eroi” del quotidiano hanno qualità comuni, anche se vizi/difetti molto diversi. Questa è una caratteristica che mi serviva, anche per infondere fiducia nel lettore e possederla io stessa, ha semplificato le cose.

Quali sono gli obiettivi della scrittura, per lei?

Riassumendo: intrattenere, emozionare, far riflettere, far conoscere, aprire porte su mondi e possibilità alternative.

Cosa consiglia Rossana Condoleo, agli scrittori emergenti? – prima parte –

Lo sanno meglio di me, che di primaria importanza è la comunicazione! La maggior parte vive sui social e questo è cruciale per farsi conoscere e leggere. Il mondo è pieno di Storyteller, e dati i numeri (milioni di nuovi titoli in ogni paese, ogni anno), farsi notare diventa sempre più arduo. Il lettore è sempre più esigente, anche perché spesso molto settoriale, nelle sue scelte di genere.

Le case editrici spendono poco o niente per il marketing dei nuovi autori, salvo eccezioni. Ed il peso della promozione ricade quasi interamente sullo scrittore, come per gli Indie, ma i suoi margini sono di gran lunga inferiori/per copia venduta. Il mondo pullula inoltre di malfattori, che sfruttano le velleità artistiche degli scrittori in erba: occhio a chi chiede soldi per pubblicarvi.

– Seconda parte –

Che siano agenti letterari o case editrici, perché potreste ritrovarvi con centinaia di copie (se vi va bene… altrimenti proprio nulla) da dovervi vendere da soli. Quelli seri investono sul talento e guadagnano sulle vendite. Anche i servizi editoriali per gli autori hanno un prezzo molto variabile e non sono sempre i migliori, quelli che si fanno pagare di più. Chiedete prove di tutto, informatevi sulla rete prima di dar via soldi.

Il sogno di diventare un autore di bestseller lo abbiamo tutti, ma solo pochi oggi riescono a vivere di scrittura. Più spesso, ci sono costi esagerati di tempo e denaro (produzione/marketing/pubblicità) ed occorre avere un lavoro col quale pagare casa e fatture. Dunque, servono come in ogni mestiere, competenza, talento ed una forte motivazione, per riuscire se non sei già un VIP televisivo o dei social. E se la fortuna ti è amica, meglio!

Ha un progetto nuovo, nel cassetto?

Tre, ma tutti indefiniti. Uno dipende dal riscontro concreto che avrà Gondra presso i lettori, poiché potrebbe diventare una serie, persino una Fiction televisiva… La protagonista e gli altri personaggi hanno ancora tanto da vivere davanti e da raccontare, e le sorprese, di certo, non sono finite qui. Un altro riguarda una raccolta strettamente tematica, di brevi racconti di vita realmente vissuta dai protagonisti.

Poi c’è l’opzione “foglio bianco”; scrivere per me è facilissimo, come aprire il rubinetto dell’acqua! Ma sono la madre single di Camilla, quasi quattordicenne, ed il mio senso di responsabilità nei suoi confronti, non mi consente di abbandonarmi alle incertezze finanziarie, del mondo della scrittura. Devo fare altro per sbarcare il lunario. Grazie mille per la piacevolissima intervista, Elena, e grazie anche a chi mi ha letta sin qui!

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