martedì, Aprile 15, 2025

Gli scienziati cercano gli asteroidi “killer del pianeta” nascosti dal bagliore del sole

Nel prossimo decennio, la NASA e l’Agenzia spaziale europea lanceranno missioni per proteggere la Terra da impatti disastrosi di asteroidi – fino ad allora, siamo praticamente ciechi

Un asteroide che si abbatte sulla Terra è un classico scenario di estinzione – basti pensare a ciò che ha fatto ai dinosauri – ma, nel 2023, ci sono molte misure per garantire che non si avveri davvero. L’intelligenza artificiale, ad esempio, è già stata messa al lavoro per identificare gli asteroidi “potenzialmente pericolosi” che sfrecciano nello spazio e l’anno scorso la NASA è riuscita a spostare un asteroide fuori rotta con un veicolo spaziale, in un esperimento unico nel suo genere. Ma siamo completamente al sicuro?

Purtroppo la risposta è no, almeno secondo gli scienziati della NASA. Perché? Ci sono rocce spaziali che non possiamo vedere arrivare, perché si nascondono dietro il bagliore del sole. Uno di questi asteroidi – un “killer di pianeti” di 1,5 km di larghezza soprannominato 2022 AP7 – è stato trovato solo l’anno scorso dopo un raro attraversamento dell’orbita terrestre. Un altro è rimasto sconosciuto finché non è esploso a chilometri di distanza sopra Chelyabinsk, in Russia, nel 2013, accecando temporaneamente gli spettatori e mandando in frantumi migliaia di finestre. Fortunatamente non ci sono state vittime.

È piuttosto raro che un asteroide di queste dimensioni arrivi sulla Terra senza un certo preavviso. L’Agenzia spaziale europea stima che rocce delle dimensioni della meteora di Chelyabinsk colpiscano solo una volta ogni 50-100 anni. In realtà, le agenzie spaziali hanno già mappato decine di migliaia di rocce spaziali vicine alla Terra, e nessuna di esse è in rotta di collisione per almeno un altro secolo. Il fatto che tali asteroidi possano spuntare dal bagliore del Sole senza preavviso, tuttavia, solleva una domanda inquietante: che ne sarà di quelli che non riusciamo a vedere?

Gli asteroidi “invisibili”, nascosti ai nostri telescopi dalla luce accecante del Sole, potrebbero essere migliaia, hanno dichiarato di recente gli esperti a Live Science. Le dimensioni di questi asteroidi potrebbero variare da pochi metri di diametro (asteroidi di questo tipo colpiscono la Terra circa una volta ogni due settimane), a “city killer” con un diametro di oltre 140 metri, o a “planet killer” con un diametro di un chilometro, che causerebbero distruzioni diffuse e persino eventi di estinzione.

Il gruppo più pericoloso di questi asteroidi, secondo gli scienziati, è chiamato “Aten”. Poiché gli asteroidi Aten orbitano intorno al Sole, rimangono per lo più entro i limiti dell’orbita terrestre, il che significa che sono sempre rivolti verso il lato del pianeta illuminato dalla luce del giorno, il che li rende quasi impossibili da individuare. Il problema è che possono attraversare l’orbita terrestre “appena” durante il loro percorso di volo. È in questo momento che potrebbero potenzialmente colpire. “In un certo senso non ne vedreste mai arrivare uno”, spiega a Live Science Scott Sheppard, scienziato della Carnegie Institution for Science, “perché non sono mai nell’oscurità del cielo notturno”.

Altri scienziati hanno sollevato preoccupazioni per gli asteroidi invisibili, ma hanno anche lavorato per limitare i potenziali disastri. Intorno al 2030, ad esempio, l’ESA lancerà un osservatorio orbitante nell’ambito della missione NEOMIR, che sarà dotato di alte tende solari e di rilevatori a infrarossi, per scansionare un’area intorno al Sole alla ricerca di oggetti vicini alla Terra. Secondo i calcoli teorici, avrebbe visto la meteora di Chelyabinsk con circa una settimana di anticipo, dando alla popolazione il tempo di prepararsi o di effettuare le evacuazioni necessarie.

Prima di NEOMIR, nel 2027, la NASA dovrebbe lanciare anche il NEO (Near-Earth Object) Surveyor, un telescopio spaziale a infrarossi progettato specificamente per aiutare gli sforzi di difesa planetaria. Nell’arco di cinque anni effettuerà un’indagine del cielo con l’obiettivo di trovare almeno due terzi degli oggetti vicini alla Terra più grandi di 140 metri, misurandone dimensioni, forma e orbite.

Entrambi i telescopi saranno in grado di individuare molti più asteroidi rivolgendo lo sguardo più vicino al Sole di quanto non sia mai stato fatto prima e utilizzando le loro immagini a infrarossi per identificare gli asteroidi dalle loro emissioni termiche, che – come nel famoso caso di Bennu – li portano a emettere un bagliore impercettibile all’occhio umano. Si spera che questo possa ridurre significativamente i pericoli di collisioni spazio-roccia in futuro. Fino ad allora? Non ci resta che pregare!

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