Un gruppo di hacker bielorussi ribelli sta cercando di contrastare il regime di Lukashenko. Mettendo in mostra gli attacchi che la polizia perpetua nei confronti dei cittadini bielorussi.
Chi sono gli hacker bielorussi?
Il gruppo di hacker bielorussi si chiama Belarus Cyber Partisans, da alcuni mesi si stanno infiltrando nei siti e database governativi al fine di diffondere notizie sugli abusi della polizia. Dal 1994, Lukashenko ha istituito un vero e proprio regime in cui vige uno stato di polizia. Questo stato di polizia è il più repressivo d’Europa ed è usato da Lukashenko per reprimere il dissenso intorno a lui. Il gruppo dei 15 hacker dice di non avere degli hacker professionisti. I Cyber Partisans sono hacker ma impiegati del settore tecnologico che non possono più stare a guardare la repressione di Lukaskeko. Il portavoce del gruppo dice che di loro solo quattro individui conducono “l’effettivo hacking etico”. Mentre gli altri forniscono supporto, analisi ed elaborazione dei dati.
La Bielorussia può usare i rifugiati come arma solo se la Polonia li vede come tali
Gli hacker bielorussi vogliono far cadere il governo
Gli hacker bielorussi stanno cercando di rivolgere il vasto apparato di sorveglianza contro il proprio stesso leader. Con l’intento di destituirlo al più presto. Per fare ciò gli hacker bielorussi sostengono di aver compiuto uno degli hacking più completi della storia della Bielorussia. Infatti, i partigiani sono riusciti a violare quasi ogni porzione dell’apparato amministrativo di Lukashenko e le informazioni rilasciate finora sono solo una frazione dei dati che hanno acquisito.
Le informazioni contro il regime
I Cyber Partigiani bielorussi hanno diffuso regolarmente informazioni che sostengono essere state acquisite attraverso la violazione di decine di database sensibili, sia della polizia che del governo. Tali informazioni, secondo gli hacker bielorussi, sono la prova delle continue violenze della milizia governativa a scapito dei manifestanti e dei dissidenti. Inoltre, altre informazioni trovate dimostrano che il regime ha nascosto il vero tasso di mortalità da Covid 19 del Paese e gli ordini della catena di comando provano la spietatezza con cui Lukashenko volesse reprimere le proteste di agosto 2020.
Lukashenko potrebbe lasciare la carica da presidente?
L’obiettivo degli hacker bielorussi
L’obiettivo degli hacker dichiarato da un portavoce anonimo al Mit Tecnology Review è: “fermare la violenza e la repressione del regime terroristico di Lukashenko e riportare il paese ai principi democratici e allo stato di diritto”. Lo stesso hacker ha dichiarato anche che: “Abbiamo un piano strategico che include cyberattacchi per paralizzare il più possibile le forze di sicurezza del regime, per sabotare i punti deboli del regime nelle infrastrutture e per fornire protezione ai manifestanti”. Quindi, per mostrare attraverso le attività di hacking che il regime non è così inarrestabile come dice di essere.
Dove avviene la pubblicazione delle violenze?
Il gruppo di hacker bielorussi ha deciso di pubblicare su un canale telegram con più di 77mila iscritti le prove riportate. Oltre che i filmati registrati dalle celle di isolamento dove sono chiusi i manifestanti che hanno partecipato alle proteste anti governative. Inoltre, nel loro ultimo attacco gli hacker hanno acquisito i filmati della sorveglianza aerea, per mezzo di drone, delle violenze perpetuate durante la repressione dell’anno scorso e il database dei telefoni cellulari spiati del ministero degli Interni.
Bielorussia: USA annunciano nuove sanzioni
I partigiani non operano da soli
Da quanto si apprende dalle interviste rilasciate gli hacker non operano da soli. Ma, insieme ad un gruppo chiamato BYPOL. Quest’ultimi sono attuali ed ex funzionari del regime e anche alcuni esponenti dei servizi segreti che non appoggiano più Lukashenko. Le informazioni rilevate dagli hacker provengono, per la maggior parte, da questo gruppo anti regime. BYPOL è composto da funzionari che hanno disertato, per questo operano da paesi esterni alla Bielorussia. I disertori hanno, infatti, sede a Varsavia in Polonia, dove hanno lanciato il loro movimento nell’ottobre 2020. Mentre altri stanno lavorando all’interno dalle stesse forze armate bielorusse, delle vere e proprie spie.
La vicinanza di intenti
L’intento di Bypol e degli hacker bielorussi è quello di lavorare congiuntamente affinché il regime di Lukashenko cada e al più presto. Gli attuali ed ex membri delle forze di sicurezza di BYPOL hanno aiutato gli hacker bielorussi a comprendere la struttura delle banche dati governative. In modo tale da elaborare i dati a cui accedono, ed identificare gli individui dalle telefonate violate. Gli insider sono anche in grado di “fornire un feedback dall’interno del sistema su come l’hack ha influenzato le forze di sicurezza”, dice il portavoce del gruppo di hacking. In cambio, BYPOL ha accesso al materiale dei Cyber Partisans per aiutarli a condurre indagini sul regime, che vengono poi pubblicate sul canale Telegram di BYPOL. Queste indagini sono state popolari e di successo, e uno dei loro documentari è stato citato durante un’udienza del Congresso americano sulla Bielorussia che ha avuto luogo poco prima che gli Stati Uniti imponessero sanzioni contro Lukashenko e i suoi alleati.