Quando si parla di Israele si fa riferimento in realtà ad un sistema anti-democratico. Dove le minoranze palestinesi affrontano giornalmente discriminazioni ed esclusioni sociali. I palestinesi stessi, circa il 20% dei 9 milioni di israeliani, sono da sempre emarginati ed etichettati come cittadini di Serie B. Come se la loro presenza dia in un certo senso fastidio al cittadino israeliano, considerato invece superiore e padrone di quella terra. E non si affermano estremismi se si prende in considerazione la base storica su cui nasce Israele. Theodore Herzl, padrino dell’ideologia sionista, non andava mai piano con le proprie parole, e il suo progetto (perché di un progetto si tratta) andava proprio a parare con la costituzione di un governo simile a quello odierno.
Ebbene, a distanza di quasi più di un secolo, potremo far iniziare il declino della popolazione palestinese dal trattato (prima segreto) denominato Sykes-Picot (1916), i cittadini di fede araba sul suolo a loro caro soffrono in maniera devastante. Con i grandi media complici di queste sofferenze perché fanno di tutto per escluderli dal discorso dominante. Non ne parlano. La loro condizione è però non secondaria per alcune coraggiose organizzazioni israeliane, che in questi giorni sono insorte per denunciare ii metodi discriminatori dell’esercito in alcuni villaggi vicino Betlemme.
Cosa dicono gli attivisti di B’Tselem?
Un importante gruppo israeliano per i diritti umani ha iniziato a descrivere Israele e il suo controllo sui territori palestinesi come un unico governo di “apartheid”. Termine esplosivo che i leader del paese e i loro sostenitori respingono con veemenza. B’Tselem, questo il nome dell’organizzazione, ha lamentato una condizione palestinese sempre più sofferente, ed ha invece enfatizzato la superiorità dell’israeliano. Godono di pieni diritti, calpestano quelli degli occupati. Il tutto con il beneplacito silenzio delle organizzazioni internazionali che parlano di pace e diritti. “Uno dei punti chiave della nostra analisi è che si tratta di un’unica area geopolitica governata da un governo “, ha affermato il direttore di B’Tselem Hagai El-Ad. “Questa non è democrazia è una occupazione. Questa è l’apartheid tra il fiume e il mare “.
Le quattro aree della discriminazione
In Israele sono quattro le aree in cui i Palestinesi vivono nella totale discriminazione. La Cisgiordania (West Bank), area dove le popolazioni arabe vivono in enclavi. Israele stesso. Gerusalemme Est occupata, dove i palestinesi sono residenti permanenti ma non cittadini e la Striscia di Gaza, continuemente presa d’assalto dalle scelte politiche del Knesset.