mercoledì, Aprile 16, 2025

Giovanni Boldini e le donne a Domodossola

I Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco a Domodossola ospitano una mostra sul ruolo della donna negli anni che chiudono l’Ottocento e aprono il XX secolo. Un percorso che proietta la società e l’arte verso la modernità, ricco di accostamenti tra dipinti, sculture, fotografie, macchine fotografiche d’epoca e abiti. L’esposizione l’avvio da alcuni capolavori di Giovanni Boldini e prosegue con un affondo sulla Regina Margherita per poi soffermarsi sulla femmina dipinta da Zandomeneghi. Anche da Mario Cavaglieri, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Vittorio Amedeo Corcos, Giacomo Grosso, Cesare Maggi, Carrà, Pellizza da Volpedo, fino a Sironi, Modigliani e Picasso. L’evento è in programma dal 15 luglio all’11 dicembre.


A Palazzo Martinengo il fascino delle donne


Chi ha organizzato la mostra di Giovanni Boldini e altri artisti?

A un anno dall’apertura dei Musei Civici Gian Giacomo Galletti in Palazzo San Francesco, con il patrocinio della Regione Piemonte torna a Domodossola la grande arte. La mostra Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso curata da Antonio D’Amico e Federico Troletti è realizzata dal Comune in partnership con Fondazione Paola Angela Ruminelli. Partecipa anche il Museo Bagatti Valsecchi di Milano col contributo di Fondazione CARIPLO e il sostegno di Soc. Coop. Pediacoop, Ultravox Srl e Studio Abc, Centro Sos Dislessia di Domodossola. La mostra si avvale di prestigiosi prestiti e della collaborazione dell’Istituto Matteucci.

L’offerta culturale di Domodossola

L’Assessore Daniele Folino parla dell’evento. “Un momento straordinario, sono incredibilmente emozionato. Domodossola, finalmente, riparte con le Grandi Mostre, dopo l’interruzione del 2020 e 2021, con un progetto di assoluta qualità artistica, che entusiasmerà visitatori e cittadini. L’offerta culturale, già ricca con le collezioni permanenti di Palazzo San Francesco, accresce ulteriormente, regalando opportunità uniche, descritte, in particolare, attraverso i Maestri Boldini, Sironi e Picasso”.
Grazie di cuore al dott. D’Amico e al dott. Troletti che hanno realizzato un percorso espositivo di pregio. Ci inorgoglisce la partnership con il Museo Bagatti Valsecchi di Milano”.

Giovanni Baldini e la donna nella società

Un’esposizione che continua il lavoro intrapreso negli anni precedenti dal Museo alla riscoperta delle collezioni ossolane e del ruolo di Domodossola nel panorama nazionale. Dopo le mostre De Chirico De Pisis. La mente altrove e Balla Boccioni Depero. Costruire lo spazio del futuro, entrambe grandi successi di pubblico e critica, si indaga il periodo tra la fine dell’Ottocento e il primo quarantennio del Novecento. In mostra artisti che hanno saputo cogliere il ruolo della donna nella società, proiettandosi verso la modernità.

Domodossola e il traforo del Sempione

La mostra espone oltre sessanta opere tra dipinti, sculture, macchine fotografiche d’epoca, abiti e fotografie. Una serie di accostamenti che indagano le interconnessioni tra le varie manifestazioni della modernità, ponendo sempre al centro della ricerca Domodossola. Nel 1906, infatti, fu inaugurato il traforo del Sempione che aveva aperto una via di comunicazione diretta con la Francia e di conseguenza con Parigi, capitale della Belle Époque. Un clima vivace e internazionale si respirava in città. Il Teatro Galletti ospitava il cinematografo e rappresentazioni di prosa e operistiche che attraevano pubblico da tutta la zona del Lago Maggiore, dove soggiornava la Marchesa Casati. Si incontravano, tra gli altri, Umberto Boccioni, Arturo Toscanini, Daniele Ranzoni e Paolo Troubetzkoy, mettendo la località in connessione con le capitali moderne d’Europa.

Giovanni Pascoli e la città

Il Teatro Galletti è ben rappresentato nel percorso: è esposto, dopo oltre quattro mesi di restauri, l’originale sipario dipinto nel 1882 da Bernardino Bonardi. L’artista, ossolano di origine e scenografo del Teatro Nazionale di Madrid, ha realizzato una raffigurazione della Piazza Mercato, ricca di scene quotidiane e personaggi abbigliati nei costumi tradizionali delle valli dell’Ossola. Presente in loco fino agli anni Venti del Novecento, il sipario è poi spostato nei depositi negli ultimi quarant’anni.
La Domodossola del primo Novecento rivive anche grazie alle parole del grande poeta Giovanni Pascoli, del quale sono esposti alcuni scritti autografi. L’autore si era adoperato in prima persona a raccogliere fondi utili per la costruzione in città di un ospizio per gli emigranti. Nel 1906 fu inaugurato dalla Regina Margherita e mons. G. Bonomelli e il letterato inviò un’epigrafe che fu posta sulla facciata del palazzo.

Domodossola e i cambiamenti del XX secolo

Sarà una grande occasione per parlare del ruolo di Domodossola e della storia dell’Ossola, come afferma il Sindaco Lucio Pizzi. “Finalmente giungiamo a realizzare la nuova mostra. L’abbiamo fortemente voluta, con un impegno importante sotto ogni profilo. Il segno della ripartenza e della voglia di cultura della città, ormai capofila nel nostro territorio per eventi simili. Ho seguito l’evolversi del progetto con l’Assessore Folino, apprezzando particolarmente i temi della mostra. Mi interessano la figura femminile che ci racconta la modernità, sapientemente calata nella Domodossola del Novecento. Attingiamo alla nostra meravigliosa storia per pensare al futuro”.

Giovanni Boldini e il cambiamento del gusto estetico

Dal percorso espositivo emerge con forza la vera protagonista assoluta della mostra: la donna nelle sue diverse sfaccettature che diventa chiave di lettura della modernità. Presente nelle opere di Boldini, Zandomeneghi, Cavaglieri, Corcos, Carrà, Pellizza da Volpedo e Sironi a volte intellettuali, altre lavoratrici, giovani o anziane, madri o figlie. Le figure si fanno testimoni dei tempi che evolvono e del mutare del gusto estetico. Dai ritratti in tulle e crinoline della fine dell’Ottocento le ritroviamo tra gli anni Venti e Quaranta del Novecento rappresentate da Sironi come figure solide e spoglie di orpelli. Poi hanno un segno forte e melancolico ne Le Corsage a Carreaux di Picasso.

Pittura di un’epoca da Giovanni Boldini a Pablo Picasso

Antonio D’Amico, già Direttore dei Musei Civici di Domodossola, commenta. “Un progetto di ampio respiro, nato prima dell’ondata pandemica che adesso vede la luce con una nuova spinta e una visione condivisa col Conservatore, Federico Troletti. La bellezza di tornare a Domodossola, studiandola dal cuore di Milano e grazie all’accordo tra il Comune e la Fondazione Bagatti Valsecchi, mi concede un’analisi del mondo femminile. Presenta la bellezza della pittura, con la sua palpabile sensualità, l’eroica visione del mondo e della società tra centro e periferia”.

Dipinti e accessori in dialogo alla mostra Nel segno delle donne. Tra Boldini, Sironi e Picasso

Si indagano, quindi, le mutazioni del gusto e della sensibilità della società che passa dalla vita in campagna con un andamento lento, alla città. Elementi che sono rintracciabili nel grande “racconto” intimo di Leonardo Dudrevuille, un capolavoro assai raro, e di notevoli dimensioni, di proprietà della Fondazione Cariplo. Struggente il saluto di una madre alla figlia di Italo Nunes Vais, fino alla visione cubista di Picasso. Particolare enfasi è data alla moda con il sontuoso mantello a strascico indossato dalla Regina Margherita, esposto in un allestimento che pone il manto in dialogo col ritratto della regnante. Accessori dell’epoca e fotografie che sono lo strumento d’elezione della modernità, capace di immortalare le nuove tendenze e il mondo circostante.

L’artista moderno, Giovanni Boldini e Mario Sironi

La mostra è una riflessione sulla figura dell’artista che con la particolare sensibilità si accorge dei mutamenti della società e diventa testimone del divenire della modernità. Troletti commenta l’evento. “L’esposizione è un’occasione per assaporare la bellezza. Il percorso espositivo immerge il visitatore in un mondo governato dal piacere estetico, affinché anche l’occhio dell’uomo contemporaneo venga coinvolto dalla ricerca, vero alimento per la mente. Sono grato a Antonio D’Amico che ha condiviso il suo progetto espositivo con un gruppo di ricercatori. Elena Pontiggia e Stefano Bosi, esperti conoscitori del periodo che offrono spunti di riflessione sui grandi nomi presenti in mostra. Silvia Malaguzzi con un’indagine trasversale alle opere delinea l’evoluzione e l’uso del gioiello, Paola Caretti offre una lettura storico-sociale che annienta il divario tra periferia e centro. Si tratta di una mostra che traccia un percorso di ricerca, stimola la curiosità e porta a riflettere sugli effetti dell’arte sulla società”.

Immagine da cartella stampa.

Odette Tapella
Odette Tapella
Vivo in piccolo paese di provincia. Mi piace leggere, fare giardinaggio, stare a contatto con la natura. Coltivo l'interesse per l'arte, la cultura e le tradizioni.

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