Il 3 ottobre è la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, una commemorazione in ricordo dei migranti e delle tragedie del mare, ricorrenza che si celebra a cadenza annuale dal 21 marzo 2016, quando il Senato, su proposta del Comitato Tre Ottobre, nato proprio a seguito del disastro successo tre anni prima nel Mar Mediterraneo, ha proclamato la data quale forma di memoria verso tutte le vittime d’immigrazione, sia esse uomini, donne o bambini, giovani o anziani, che hanno perso la vita alla ricerca di un posto migliore dove poter sopravvivere e soprattutto vivere.

Sebbene la Giornata dedicata a tutte le vittime dei viaggi, che sotto molti aspetti posso essere definiti tratte per le difficoltà geografiche, naturali, ambientali o politiche, per la fatica insostenibile e la fame che per salvarsi la vita gli espatriati debbono affrontare, si celebri ufficialmente come baluardo per i diritti umani, civili e di soccorso di ogni immigrato proveniente da ogni parte del mondo e diretto verso ogni Paese con richiesta d’asilo, è dedicata alle vittime del Mediterraneo. La Repubblica Italiana ha deciso di indire la Giornata dopo il terribile incidente in cui il 3 ottobre 2013 ben 368 migranti persero la vita nel terribile naufragio avvenuto al largo di Lampedusa vedendosi estinguere sogni, opportunità e speranze affogate con loro nelle fredde e profonde acque del Mare Nostrum. La Giornata è fondamentale per smuovere le coscienze ed assecondare l’opinione pubblica sulla necessità di imporsi sull’annoso problema dell’immigrazione, soprattutto africana e magrebina ma anche balcanica, in modo razionale e umanitario, la cui soluzione non è solamente quella del ricordo, poiché la commemorazione non basta per fermare le morti in mare, è invece quella di aprire gli occhi e agire cercando di controllare le rotte europee dei migranti, soccorrendoli a dando loro meritato asilo.

Trovare soluzioni di aiuto è il filo rosso della Giornata e il nume tutelare delle soluzioni all’immigrazione. La Giornata non può che essere celebrata a Lampedusa, propaggine meridionale dell’Italia, luogo di sole, ma anche posto di morte e di emozioni agrodolci, cimitero di uomini e donne che hanno terminato la vita sopraffatti da un destino atroce che non gli ha lasciato intravvedere nemmeno uno spiraglio di quel futuro così prossimo e così vicino che non potranno mai più raggiungere. Molto si deve ancora fare per aiutare gli immigrati, mettere da parte pregiudizi o falsi miti è fondamentale per l’accoglienza e l’ospitalità, la politica risulta essenziale per cominciare una più attenta e accurata gestione e organizzazione dei flussi migratori sulle coste e all’interno del territorio italiano.

Il problema dell’immigrazione non è soltanto sul burocratico tema di acque territoriali o al massimo internazionali, troppo spesso sfruttato propagandisticamente o frivolmente, la vera spina è l’accoglienza che l’Italia e l’Europa con lei vogliono allontanare, negare, o peggio ancora lasciare ipocritamente ad andare a picco senza curarsene più di tanto. Il vero problema da risolvere non è tanto l’immigrazione in sé, per quanto sia assolutamente un importante evento da gestire, ma sono le modalità con cui essa viene corrisposta dalle politiche europee, politiche che non si accorgono o fanno finta di non accorgersi come le colpe di questa emigrazione di massa sia anche da attribuire a loro. Sembra che i potenti facciano di tutto per mettere la testa sotto la sabbia come gli struzzi quando la situazione sembra essere incontrollata per non doversi assumere le proprie responsabilità o dover accusarsi di incapacità, o, ancora peggio, per senso di menefreghismo verso i popoli.

La loro credibilità pare stia andando a picco sommersa dalle loro stesse controversie, come gli stessi migranti che, impossibilitati a tenersi a galla perché incapaci di nuotare non avendo mai avuto a che fare con l’acqua, anche i politicanti sono stati assorbiti da quelle loro stesse parole fluide ed inafferrabili che li stanno facendo affogare. Sebbene le destre stiano ricevendo consensi in Europa anche i leader di questi partiti sembrano incapaci di affrontare in maniera organica il problema dell’immigrazione in quanto ancora ad oggi non si attuano soluzioni efficienti e onnicomprensive sull’immigrazione in riferimento ad ogni partito politico che si voglia considerare. Se sul piano della sicurezza in mare e della prima accoglienza le macchine dei soccorsi, siano esse nazionali o internazionali come alcune ONG, sembrano efficaci, ad essere insufficiente è il piano per la dislocazione dei migranti, la loro sistemazioni sul territorio e le modalità di inserimento degli stessi all’interno dell’apparato sociale e lavorativo. Prima di scagliarsi a spada sguainata sostenendo una infelice politica di porti chiusi e di barriere oltre che di iperpoliziesco per quanto sommario controllo alle ONG, è meglio ragionare sui metodi di assestamento e organizzazione degli immigrati.

Il colpevolizzare l’immigrazione in sé è soltanto inutile dietrologia poiché continuando a vedere nei migranti il morbo, non per questo malattia razzista ma soprattutto in relazione alla perdita del lavoro sull’onda del motto di prima gli italiani e gli europei, si rischia di non riuscire a soprassediare sulle quisquiglie e di ferirsi con le proprie stesse autoreferenze, in quanto accusare l’immigrazione invece che una non corretta organizzazione sociale è deleterio oltre che per gli stessi migranti anche per i connazionali, quegli stessi europei convinti che dicono prima noi europei. I problemi dell’immigrazione sono reali ma è possibile contrastarli, sennonché il vero problema, il solo in grado di far tremare l’Europa e farle rischiare il collasso è il paradosso travestito da ipocrisia. Purtroppo ad oggi ancora molti, troppi migranti perdono la vita in mare, il dato più eclatante, per quanto riguarda gli arrivi, è quello del 2015, quando sono arrivati nel Mediterraneo 1.032.498 persone con 3.771 morti o dispersi, mentre nel 2014 la percentuale di persone che non ce l’ha fatta assomma a 3.538 vittime su 225.455 persone che hanno deciso o sono stati obbligati a lasciare la propria terra di origine e arrivare in Europa. Una strage, quella del 18 aprile 2015, la più imponente mai avvenuta, che ha smosso le coscienze collettive, ma non è bastato per tenere sotto controllo l’immigrazione con politiche al contempo di accoglienza, rispetto dei diritti umanitari e di sicurezza dove gli accordi bilaterali sembra abbiano provocato effetti molto blandi.

Certo non è semplice studiare soluzioni di ampio spettro comprensive di così tante variabili, però se la perfezione è lungi dall’essere attuata di sicuro un miglioramento è quanto meno necessario, miglioramento che non sembra nelle priorità europee per quanto il tema immigrazione sia sulla bocca di tutti. Ancora una volta c’è la necessità di ricordare i migranti con la Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione nella speranza che presto disgrazie simili possano cessare, in primo luogo per commemorare i morti, molti dei quali a tutt’oggi non si è riusciti ad identificare e che perciò non possono essere sepolti con dignità perché diventate persone inesistenti per la memoria e perché sepolti fuori dalla loro patria magari pure con un rito a loro non appartenente, in secondo luogo per cercare di spingere ulteriormente sull’opinione pubblica e in ambito politico sul tema migrazione.

Quest’anno alla Giornata partecipano più di 60 scuole insieme alle principali Organizzazioni umanitarie attraverso laboratori rivolti agli studenti che vanno frequentano in Italia o provenienti da altri Paesi europei, tutto ciò per sensibilizzare giovani e adulti sul tema dell’accoglienza, dell’inclusione e della diversità. Anche la RAI si è impegnata nella sensibilizzazione attraverso il suo nutrito palinsesto che prevede ed ha previsto la programmazione di trasmissioni in cui si è discusso il tema dell’immigrazione. Da Unomattina a La Vita in Diretta, da I Fatti Vostri fino a Detto Fatto, Quante Storie, Geo, Blob, il Giorno e la Storia, la riproposizione del film I fantasmi di Portopalo, il film documentario Where are you?, sono le principali trasmissioni che oggi trattano l’argomento. Mentre grande attenzione è data anche dalle trasmittenti radiofoniche, giornalistiche e telegiornalistiche, alcune con programmazioni speciali. Queste sono solo alcune iniziative nazionali in occasione della commemorazione.