sabato, Aprile 19, 2025

Giocarsi il cervello è possibile anche senza droghe. Lo conferma la scienza

ONTARIO (CANADA) – Meravigliosa magia, quella che trasforma impulsi elettrici in sogni, pensieri e azioni; il principale artefice di questo prodigio è il cervello. Quello umano è spesso assimilato a un super computer robusto, complessissimo e inattaccabile dal punto di vista della sicurezza e della conservazione dei dati; pare, infatti, che i nostri ricordi (la nostra memoria, i nostri dati) non possano essere attaccati o imbrogliata da nessuna fonte esterna che non siano, purtroppo, le malattie: le degenerative, come gli incidenti traumatici. Questi nemici inarrestabili, infatti, sembrano essere, ad oggi, l’unico vero pericolo per il nostro database. Se la sfida attuale degli scienziati è, senza dubbio quella di continuare a migliorare il nostro sistema di difesa contro gli attacchi esterni, allo stesso modo è aperta anche al miglioramento delle prestazioni del nostro complicatissimo computer centrale.

La deleteria concezione che, per ottenere risultati migliori, la nostra CPU naturale debba essere pompata con sostanze eccitanti, oppure e anche peggio, con droghe di vario genere è ampiamente dimostrata dal consumo crescente di sostanze illecite e dannose alla ricerca di uno stato alterato di coscienza che possa, in teoria, farci raggiungere livelli di conoscenza migliori e inesplorati e che possa permetterci di arrivare a ricordi inconsciamente rimossi o insabbiati dal tempo. Alcune recenti ricerche dimostrano, tuttavia, che, per raggiungere questo stato elevato di sé non occorra cedere a questi sotterfugi. L’esperienza conosciuta come realtà, infatti,  è solo un trucco che i nostri cervelli giocano su di noi, filtrando attentamente le informazioni sensoriali che il mondo ci presenta al fine di generare una nuova prospettiva funzionale alla nostra vita e alle cose, alle persone o alle situazioni con cui ci dobbiamo relazionare.

Sembra, quindi, che un modo per alterare i parametri della nostra coscienza esista: basterebbe sincronizzare su altre frequenze, destabilizzandoli, questi filtri finemente sintonizzati. Come? Creando una vera e propria interferenza; modificando i segnali elettrici che compongono direttamente le onde cerebrali. Gli scienziati sostengono che, a seconda di ciò che si desidera sentire, capire e ricordare, sarebbe necessario scegliere con attenzione da un menu vero e proprio delle onde cerebrali: ad ognuna delle variabili, difatti, corrisponderebbe un’azione/reazioni diversa e, quindi, un effetto associato ad esso. Le onde Theta, ad esempio, hanno una frequenza che va dai 4 agli 8 Hz e sono legate all’intuizione, ma possono portare a sonnolenza eccessiva, quando raggiungono i limiti più alti del loro spettro d’ampiezza. Heather Hargraves studia proprio le applicazioni terapeutiche degli stati alterati di coscienza, attraverso la modifica delle onde cerebali presso l’Università dell’Ontario: “Quando sono in trance, gli sciamani” spiega la ricercatrice su un recente articolo di FocusTech “entrano negli stati di theta, ovvero sono sognanti, intuitivi, aperti ma focalizzati in modo interno“. Partendo da questa osservazione, si è pensato in precedenza che le onde theta fossero la chiave delle esperienze psichedeliche ma, alla luce degli studi più all’avanguardia, gli scienziati hanno iniziato a eseguire alcuni elettroencefalogramma (EEG) su persone sotto l’influenza di farmaci allucinogeni e hanno modificato le loro conclusioni riguardo a questa teoria.

L’alterazione delle onde cerebrali può produrre un’esperienza psichedelica e i risultati degli esperimenti di Hargraves lo hanno rivelato; la dottoressa definisce la cosa come “una banda a banda larga”, per cui tutte le onde cerebrali, nell’intervallo da 0 a 20 Hz, sono arrestate in alcune regioni del cervello, prima di rimbalzare. Questo effetto è stato riscontrato particolarmente evidente in una rete cerebrale detta di modalità predefinita, che regola la coscienza ed è in gran parte responsabile del mantenimento del senso di sé. Naturalmente, chiunque cerca di farlo usando droghe lo fa a proprio rischio e pericolo, andando anche contro a quelle che sono le leggi in vigore; la Hargraves sta, invece, aiutando a sviluppare una biochimica legale per ottenere lo stesso effetto, definito: neurofeedback. Heather continua e descrive la tecnica: “E’ come una meditazione con uno specchio. Il neurofeedback consente alle persone di imparare a controllare le proprie onde cerebrali”. Come terapeuta, spiega di usare questa tecnica per aiutare i pazienti traumatici a regolare le loro onde alpha e beta, che tendono a causare ansia e depressione quando sono troppo attive.

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