Esiste una forma di stress chiamata microstress, difficile da individuare e che tende a rimanere nascosta, che si manifesta attraverso tensione quotidiana. Si accumula e ostacola lo svolgimento delle attività. Perché ci sentiamo ansiosi e tristi, costantemente abbattuti e stanchi, anche senza un motivo particolare. Si ripercuote sia sulla vita lavorativa sia sulla gestione della famiglia e sulle attività di tutti i giorni. Nel tempo, i micro stressori si accumulano e portano a effetti che diminuiscono il benessere psicofisico. Per questo, è importante riconoscere il microstress e come si può manifestare. Infatti, il microstress può portare al burnout sul lavoro. Vengono a sostegno Rob Cross e Karen Dillon, che evidenziano la correlazione tra presenza di microstress e burnout, individuando sette tipi di relazioni personali per gestire il microstress, e per aiutare a ripristinare il proprio benessere.
Il microstress
Esiste una forma di stress chiamata ‘microstress’, di cui è necessario capire la gestione e la correlazione con il burnout. E’ difficile da individuare. Infatti, tende a rimanere nascosta. Si manifesta attraverso tensione quotidiana. Si accumula e ostacola lo svolgimento delle attività. Ci sentiamo ansiosi e tristi, costantemente abbattuti e stanchi, anche senza un motivo particolare. Si ripercuote sia sulla vita lavorativa sia sulla gestione della famiglia e sulle attività di tutti i giorni. Nel tempo, i micro stressori si accumulano e portano a effetti che diminuiscono il benessere psicofisico. Fino a gravi e negative ripercussioni sul lavoro. Infatti, il microstress può portare al burnout.
Il microstress nella vita lavorativa
Il microstress si manifesta, quindi, con piccoli momenti di stress e tensione nella vita personale. Come pure in quella lavorativa. Questi momenti, nel tempo, tendono ad accumularsi. Fino ad avere effetti significativi sul proprio benessere, sulla propria salute e sulla propria capacità di resilienza.
Il burnout
Il termine ‘burnout’ significa ‘bruciato’, ‘esaurito’, ‘scoppiato’. Si utilizza per descrivere una particolare forma di esaurimento psicofisico collegato al mondo del lavoro. Infatti, il burnout è una sindrome legata allo stress lavoro-correlato. Chi ne è affetto, esaurisce le proprie risorse mentali e fisiche. Dal punto di vista fisico, manifesta apatia e rabbia. Come pure irrequietezza e demoralizzazione. Dal punto di vista fisico, si riscontrano anche cefalea e disturbi del sonno.
Funzionamento del microstress
Rob Cross, professore di Global Leadership, e Karen Dillon, giornalista e scrittrice, hanno studiato il funzionamento e gli effetti del microstress. Li hanno definiti ‘minacce che fanno deragliare carriere promettenti’, i cui effetti sono ‘devastanti’. Il cervello non è in grado di attivarsi per contrastarlo. Anzi, i micro stressori si accumulano, procurando danni alla propria salute fisica ed emotiva e al proprio benessere.
Affermano che ne esistono tre categorie:
- quelli che rendono difficile stare al passo;
- quelli che svuotano le risorse energetiche;
- quelli che rendono difficile sentirsi se stessi.
Microstress e burnout
Cross e Dillon hanno individuato alcuni micro stressori. Questi trovano corrispondenza con alcune cause che originano il burnout. Ad esempio, annoveriamo:
- mancanza di riconoscimento, cioè non pervengono riscontri positivi e poche volte ‘grazie;
- assenza di supporto di un capo o di un collega, che porta alla mancanza di senso di appartenenza e di fiducia nel gruppo di lavoro;
- prepotenza e prevaricazione, favoritismi;
- carico di lavoro ingestibile;
- discrepanza tra ciò che si ritiene importante e i valori del posto di lavoro:
- poca autonomia nello svolgimento del proprio lavoro.
Gli effetti su corpo e mente
Gli effetti del microstress richiamano quelli che sono originati dallo stress cronico. Ad esempio:
- disturbi del sonno;
- depressione;
- stanchezza;
- scarsa energia;
- aumento di peso;
- alta pressione sanguigna;
- ansia.
Individuarlo per sconfiggerlo
Una volta individuato e conosciuto, il microstress può essere sconfitto. Attraverso le relazioni che consentono di arricchirsi sia nella vita lavorativa che sul piano personale.
Come gestire il microstress secondo Cross e Dillon
Esistono sette tipi di relazioni che possono aiutare a gestire e superare il microstress. Queste sono legate allo sviluppo della resilienza e alla leggerezza, che non va confusa con la superficialità. Come pure alla presenza dei fattori di empatia e umorismo.
Essi suggeriscono di circondarsi di persone giuste. Dunque di stabilire sette tipi di relazioni. Nello specifico, con:
- quelle persone che forniscono empatia, cioè consentono di potersi sfogare e sono capaci di ascoltare;
- chi sa identificare la strada da percorrere. Dunque, persone che elargiscono consigli pratici e mostrano varie possibilità di scelte;
- chi offre una prospettiva;
- chi aiuta quando si è oberati di richieste lavorative, dunque le persone su cui si può contare quando aumentano le responsabilità lavorative;
- chi aiuta a prendere una pausa, anche dallo stress;
- attribuire alle persone un significato, per cui si ottiene una visione più ampia per comprendere il comportamento degli altri;
- chi porta leggerezza, cioè umorismo, risate. Si correlano allo sviluppo di emozioni positive, che conducono alla resilienza. In tal modo, si riducono gli effetti negativi del microstress.
Conclusioni
Bisogna considerare che i piccoli fattori di stress, nel tempo, si accumulano, generando i microstress. Ne deriva un impatto negativo sul benessere psicofisico, provocando stress sul lavoro e nella vita personale.
E’ necessario capire la psicologia del burnout e i meccanismi che portano alla sua manifestazione. Dunque, trovare soluzioni efficaci, per contrastarne i rischi.
Coltivare relazioni come indicato nelle sette categorie che propongono gli studiosi Cross e Dillon, permette di aumentare la resilienza e la capacità di progredire quando si verificano le sfide del lavoro e della vita.
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