martedì, Aprile 15, 2025

13 febbraio 1633 Galileo affronta le accuse di eresia

Il peso delle idee

In questo giorno del 1633, il filosofo, astronomo e matematico italiano Galileo Galilei arriva a Roma per affrontare le accuse di eresia per aver sostenuto la teoria copernicana, secondo la quale la Terra ruota attorno al Sole. Galileo affrontò ufficialmente l’Inquisizione romana nell’aprile dello stesso anno e accettò di dichiararsi colpevole in cambio di una pena più leggera. Messo agli arresti domiciliari a tempo indeterminato da Papa Urbano VIII, Galileo trascorse il resto dei suoi giorni nella sua villa ad Arcetri, vicino a Firenze, prima di morire l’8 gennaio 1642.

Galileo Galilei in giovane età

Da studente a docente

Galileo, figlio di un musicista, nacque il 15 febbraio 1564 nella magnifica Pisa. Entrò all’Università di quella città con l’intenzione di studiare medicina, ma spostò la sua attenzione sulla filosofia e sulla matematica. Divenne qualche anno dopo da studente a professore per diversi anni a venire, durante i quali dimostrò che la velocità di un oggetto che cadeva non era proporzionale al suo peso, come aveva creduto Aristotele.

Le sue ricerche, le scoperte, il plauso

Il telescopio sviluppato da Galilei

Secondo alcuni rapporti, Galileo ha condotto le sue ricerche facendo cadere oggetti di pesi diversi dalla Torre pendente di Pisa. Dal 1592 al 1630, Galileo fu professore di matematica all’Università di Padova, dove sviluppò un telescopio che gli permise di osservare montagne e crateri lunari, le quattro più grandi lune di Giove e le fasi di Venere. Scoprì anche che la Via Lattea era composta da stelle. Dopo la pubblicazione delle sue ricerche nel 1610, Galileo ottenne il plauso e fu nominato matematico di corte a Firenze.

Il Pericolo in agguato

La ricerca di Galileo lo portò a diventare un sostenitore del lavoro dell’astronomo polacco Copernico. Tuttavia, la teoria copernicana di un sistema solare centrato sul sole era in conflitto con gli insegnamenti della potente chiesa cattolica romana, che all’epoca governava essenzialmente l’Italia.

La lettera che mise nei guai l’astronomo

La Santissima Inquisizione

Gli insegnamenti della Chiesa sostenevano che la Terra, non il sole, era al centro dell’universo. Nel 1633, Galileo apparve davanti all’Inquisizione, non una ma tre volte nel corso di un mese, durante il quale visse in isolamento. L‘Inquisizione era un sistema giudiziario istituito dal papato nel 1542 per regolare la dottrina della chiesa. Ciò includeva il divieto di libri in conflitto con gli insegnamenti della chiesa. L’Inquisizione romana aveva le sue radici nell’Inquisizione del Medioevo, il cui scopo era quello di cercare e perseguire gli eretici, considerati nemici dello stato.

La condanna

Nell’aprile di quell’anno, nella Sala capitolare del convento domenicano adiacente alla chiesa di Santa Maria sopra Minerva, viene letta in italiano, a un Galileo inginocchiato, la sentenza sottoscritta da sette inquisitori su dieci, tre anni di carcere il divieto di pubblicazione de “I Dialoghi di Galileo Galilei“, e che durante gli anni di reclusione per una volta alla settimana reciti” I Sette Salmi Penitenziali”, pena quest’ultima che venne portata a termine da sua figlia, monaca di clausura.

La chiesa ammette il suo errore

Oggi, Galileo è riconosciuto per aver apportato importanti contributi allo studio del movimento e dell’astronomia. Il suo lavoro influenzò in seguito scienziati come il matematico e fisico inglese Sir Isaac Newton, che sviluppò la legge della gravitazione universale. Nel 1992, il Vaticano ha formalmente riconosciuto il suo errore nel condannare Galileo.

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