Le forze dell’ISIS hanno compiuto una serie di attacchi a danno dell’Unità di mobilitazione popolare irachene, l’Hashd al-Shaabi, nella provincia irachena di Salahaddin. I morti come riporta al Jazeera, ammontano a 10 ma non si mettono da parte ulteriori sviluppi per quanto riguarda il numero di decessi.
Secondo una dichiarazione diffusa dai media iracheni, il primo ministro designato iracheno Mustafa al-Kadhimi ha reso omaggio alle famiglie di coloro che sono stati uccisi.
“Con grande tristezza, abbiamo ricevuto la notizia del martirio di un gruppo di eroi tra gli Hashd al-Shaabi che sono morti difendendo la loro patria di fronte agli attacchi dell’ISIS nelle zone di Mekeeshfah e Balad a nord di Baghdad”.
Che fine ha fatto l’ISIS?
Dopo la sconfitta del 2017, le forze di Daesh hanno perso quasi totalmente i territori che avevano conquistato nell’arco degli anni precedenti. La morte di Abu Bakr al Baghdadi non ha fatto altro che declassare le forze islamiche in pochi focolai dispersi tra Siria e Iraq. Il tanto sponsorizzato Stato Islamico sconfitto? Non esattamente. A dirlo fu l’allora presidente del Kurdistan iracheno Masrour Barzani: “Sì, hanno perso molto della loro leadership. Hanno perso molti dei loro uomini capaci. Ma sono anche riusciti ad acquisire più esperienza e a reclutare più persone intorno a loro. Quindi non dovrebbero essere presi alla leggera”. Il capo delle Peshmerga, i combattenti difensori della componente curda posta in Iraq, staccata dal governo centrale di Baghdad, assicura che quindi l’ISIS potrebbe tornare a farsi sentire in maniera sempre più consistente.

L’attacco all’organizzazione Hashd al-Shaabi, più coordinato rispetto a quelli delle ultiime settimane, è un primo serio avviso di ritorno o un tentativo sporadico di riprendere alcuni territori? Bisogna sempre tenere presente che l’ISIS, come conglomerato armato, è nato e cresciuto con un forte sostentamento finanziari dai paesi occidentali, come hanno chiaramente riportato le mail di Hillary Clinton, rlasciate da Wikileaks, le quali hanno citato in causa due paesi fondamentali per l’economia degli Stati Uniti come Qatar e gli amici dell’Arabia Saudita, soprattutto a partire dalla guerra in Siria contro Bashar al-Assad. Inoltre, lo spregiudicato rilascio a Camp Bucca di al-Baghdadi nel 2009 mette tutta la nascita dello stato islamico, tutta la narrazione comunemente conosciuta, abbastanza in bilico.