La corte suprema ha confermato il 17 maggio l’esito delle elezioni legislative del mese scorso, aprendo la strada alla nomina a premier di Fiame Naomi Mata’afa, leader della formazione d’opposizione Fast, che potrebbe diventare la prima donna a guidare il paese. È stato bocciato il ricorso presentato dal premier uscente Tuilaepa Sailele Malielegaoi, leader del Partito per la protezione dei diritti umani.
Qual è il punto della situazione?
Le decisioni del tribunale aprono la strada al partito FAST di Mata’afa per formare un nuovo governo, ponendo fine al governo del primo ministro Tuilaepa Sailele Malielegaoi, che ha combattuto per mantenere il potere dopo aver governato per più di due decenni. L’anno scorso Fiame Naomi Mata’afa si è separata dal governo dopo essersi opposta alle modifiche costituzionali e al sistema giudiziario delle Samoa. Intanto il premier Malielegaoi farà ricorso contro le sentenze della Corte suprema di Samoa.
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Qualcosa in più su Fiame Naomi Mata’afa
Mata’afa ha 64 anni, è attiva in politica dalla seconda metà degli anni Ottanta e dal 2016 al 2020 era stata vice prima ministra di Samoa. È una figura molto importante nel tradizionale sistema di governo indigeno di Samoa ed è figlia di Mataʻafa Faumuina Mulinuʻu II. Che dal 1959 al 1970 fu il primo primo ministro del paese, dove attualmente abitano circa 200mila persone. Kerryn Baker, esperta di questioni della regione pacifica dell’Università Nazionale Australiana di Canberra, ha dichiarato alla BBC, che la nomina di Mata’afa sarà un momento storico per Samoa, dove era già considerata un modello in particolare per le donne. Allo stesso tempo, la giornalista Sapeer Mayron del Samoa Observer – il principale giornale dell’isola – ha sottolineato che Mata’afa è considerata una persona di principio. Che si pensa “riporterà in politica una dignità che secondo molti è andata persa”.