sabato, Aprile 19, 2025

Escalation in Israele: sale la tensione per razzi dal Libano

Escalation in Israele. Nella notte, dal Libano sono giunti attacchi missilistici nel Sud dello Stato ebraico. Al momento l’attacco non è stato rivendicato, sebbene i media lo attribuiscano a una fazione minore di Hezbollah. In questo modo, i militanti sciiti sostenuti dall’Iran potrebbero entrare “a gamba tesa” nel conflitto, in sostegno al gruppo terroristico di Hamas. Intanto, Israele non esclude un’invasione via terra dell’enclave. Mentre ritiene di agire con l’avvallo dei funzionari occidentali.

Escalation in Israele?

Giovedì notte i residenti della città israeliana di Shlomi, a Nord, hanno sentito solo il boato delle esplosioni. Stavolta, le sirene non si sono attivate secondo i rapporti dell’Home Front Command. Come riferiscono le IDF, i tre razzi lanciati dal Libano contro lo Stato ebraico sono caduti nel Mar Mediterraneo. Nessun ferito. Secondo MTV Lebanon, il raid sarebbe opera di un gruppo terroristico palestinese a Sud di Tiro. L’attacco ha concluso una giornata in cui il sistema di difesa antimissilistica Iron Dome ha continuato ininterrotto lo sbarramento dei missili. Nel frattempo, le forze di difesa israeliane (IDF) hanno detto di aver bombardato finora oltre 600 obiettivi nella Striscia. Più di 100 nelle 24 ore precedenti. Il tutto mentre le IDF considerano un’invasione via terra dell’enclave. I piani dell’operazione sarebbero stati presentati giovedì al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Un bilancio

Giovedì, in tarda serata, il Sud e il centro di Israele sono stati bersaglio di una pesante raffica di razzi lanciati dall’enclave controllata da Hamas. Almeno 190 razzi sono stati lanciati in Israele da Gaza. Di questi, 30 sono caduti nel territorio dell’enclave. Iron Dome ne aveva intercettati la maggior parte, benché alcuni siano riusciti a passare, cadendo sui quartieri e provocando feriti nel Sud dello Stato ebraico. In risposta, Israele ha lanciato 600 razzi nella Striscia di Gaza. Intanto, le autorità sioniste stanno lavorando per costruire il supporto internazionale per l’operazione Guardiano delle Mura. Una delle cause dell’escalation che potrebbe riaccendere un nuovo sanguinoso conflitto con Israele. Al pari delle precedenti operazioni Piombo fuso (2008); Colonna di nuvola (2012) e Margine protettivo (2014).


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Escalation in Israele: le autorità

Ho detto che avremmo preteso un prezzo molto alto da Hamas e dalle altre organizzazioni terroristiche. Lo stiamo facendo e continueremo a farlo con grande forza“, ha detto il Premier Netanyahu. E ancora. “L’ultima parola non è stata detta e questa operazione proseguirà per tutto il tempo necessario per riportare la quiete e la sicurezza allo Stato di Israele“. Nel frattempo, gli ambasciatori dello Stato ebraico cercano di confutare la narrativa di Hamas che condanna le violazioni israeliane a Gerusalemme e nei territori palestinesi. Dal canto suo, il ministero degli Esteri ha avuto un riscontro positivo da parte della comunità internazionale che ha deciso di sostenere gli sforzi di Israele nel conflitto con il gruppo terroristico palestinese.

Il nulla osta occidentale

Nei giorni scorsi, una fonte del gabinetto di sicurezza ha affermato che Israele non ha subito pressioni significative per accettare un cessate il fuoco con Hamas. Nemmeno dagli Usa. “Il fatto che la maggior parte della comunità internazionale sostenga la posizione di Israele di difendersi è il risultato di vaste e importanti attività diplomatiche da quando sono scoppiati gli eventi e delle conversazioni che ho avuto con dozzine di ministri degli Esteri in tutto il mondo“. Lo ha detto giovedì il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi. Tra questi c’era l’Alto Commissario UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell, che in un post su Twitter ha spiegato di aver avuto una “lunga e onesta conversazione con Gabi Ashkenazi“. In tal senso, il funzionario ha ribadito il sostegno dell’UE alla sicurezza di Israele e ha condannato il lancio indiscriminato di missili da parte di Hamas.

A colloquio

Importante che qualsiasi risposta eviti vittime civili. Mi rivolgo agli attori regionali per contribuire alla riduzione dell’escalation“, ha detto Borrell. Per discutere le prossime mosse, Ashkenazi ha tenuto colloqui con gli ambasciatori israeliani in quelli che il dicastero considera luoghi centrali: Europa, Stati arabi, Stati Uniti e Nazioni Unite. “Dobbiamo mantenere lo spazio per agire in modo assertivo e impenitente“, ha detto Ashkenazi. “Nessun paese accetterebbe di sparare contro la sua capitale, il suo parlamento e il suo aeroporto internazionale, mentre milioni di suoi residenti devono trascorrere le notti in stanze sicure“. In una nota, il ministero ha riferito che l’obiettivo principale è “garantire che le IDF abbia spazio per agire e manovrare“.


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Escalation in Israele: provocazioni

Quello avvenuto nella notte tra mercoledì e giovedì rappresenta il più grave attacco dall’inizio delle ostilità, il 10 maggio. Si tratta dell’escalation più grave dai tempi della guerra con Gaza del 2014. Ora, il pericolo è che s’inseriscano nel conflitto i militanti del Partito di Dio, Hezbollah. Lo suggerisce il lancio “di avvertimento” di una fazione minore del gruppo sciita sostenuto dall’Iran. In questo senso Hezbollah, che rappresenta la maggiore minaccia al confine, potrebbe approfittare della debolezza di Israele (dal vuoto della politica al conflitto con Hamas) per favorire la causa islamista. Al momento, sembra che l’attacco si sia risolto in un modo per fare pressioni. Mentre non si esclude una possibile invasione via terra dell’enclave da parte di Israele.

Movimento di truppe

Giovedì, in via precauzionale l’esercito israeliano ha annullato tutti i permessi del fine settimana per i soldati combattenti. In tal senso, il portavoce delle IDF Hidai Zilberman ha spiegato che il commando ha richiamato 7.000 riservisti. Circa la metà di questi erano truppe della difesa aerea, dell’artiglieria e delle unità mediche. Mentre l’altra metà prestava servizio in posizioni amministrative e di intelligence, ha detto il portavoce. In serata, il ministro della Difesa Benny Gantz ha dato l’approvazione militare per chiamare fino a 9.000 riservisti, se sarà necessario. I riservisti giungerebbero ​​dalle unità di combattimento e dagli operatori del centro di comando, ha rierito in una nota il suo ufficio. Il tutto per prestare servizio nel Comando meridionale, nel Comando centrale e in quello settentrionale di modo che le truppe di stanza in quei territori potessero essere inviati in altre missioni.


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