Gli Uffizi hanno acquistato un quadro per molti scomparso, l'”Enigma di Omero” di Bartolomeo Passerotti. L’opera troverà posto nella sala del Cinquecento e nel percorso virtuale “On being present II”. Un gruppo di esperti dell’arte bolognese ha realizzato una monografia sul dipinto.
Endless agli Uffizi con un autoritratto
Dov’era nascosto l'”Enigma di Omero”?
Erano i discendenti del senatore fiorentino Carlo Torrigiani a conservare la pittura. Fonti storiche e disegni preparatori citano il quadro, ma dal 1677 dell’opera si smarriscono le tracce. Infatti, Giovanni Cinelli parla dell’olio su tela collocata nel palazzo del politico, riconoscendovi però Orfeo. Invece, Raffaello Borghini ne “Il riposo” del 1584 descrive il dipinto in possesso del letterato Giovanni Battista Deti. Omero ha il volto del Passerotto ed è sul lido, mentre i marinai su una barca gli propongono l’indovinello. Attorno ci sono il mare e alcune conche, oltre ad un cane.
L’artista
Passerotti nasce nel 1529 e si forma tra Bologna e Roma con Iacopo Barozzi detto il Vignola, e Taddeo Zuccari. Nell’Urbe approfondisce la tecnica del disegno dall’antico e delle incisioni ad acquaforte. Sente l’influsso del Correggio e del Manierismo romano, ma anche della pittura nordica. Diventa poi un apprezzato ritrattista i personaggi celebri e riceve molte commissioni. Conosce il botanico Ulisse Aldrovandi e contribuisce alla nascita della scuola bolognese di pittura del Seicento. Muore infine nel 1592. “Il pittore, il poeta e i pidocchi. Bartolomeo Passerotti e l’Omero di Giovan Battista Deti” è il titolo del volume monografico sull’artista. Il libro contiene pure studi approfonditi sull’arte bolognese.
Il soggetto del quadro
La scena raffigurata nel quadro fa riferimento al mito omerico in voga nella seconda metà del Cinquecento. Testimoniano l’interesse gli affreschi di Giorgio Vasari e Giovanni Stradano a Palazzo Vecchio a Firenze. Anche Pellegrino Tibaldi al Poggi di Bologna si cimenta in questo tema. Spesso gli artisti ritraevano gli episodi dell’Iliade e dell’Odissea, ma Passerotto preferisce un momento della vita dell’aedo.
L’indovinello del pescatore nell'”Enigma di Omero”
Sull’isola di Ios il rapsodo chiede ai pescatori se l’uscita in mare è stata fruttifera. Gli uomini che hanno le reti vuote, rispondono con un motto. “Quel che abbiamo preso, lo abbiamo lasciato, quel che non abbiamo preso, lo abbiamo tenuto”. Il poeta considera la risposta enigmatica e non riesce a capire cosa intendano. I marinai parlano dei pidocchi che hanno addosso e di una tipologia di pesce che rimane attaccata alle barche. Purtroppo, la specie ittica non è commestibile. Si dice poi che il narratore si sia ucciso perché non riusciva a risolvere l’indovinello.