Una serie infinita di film, cartoni e libri fantasy propinano l’immagine ormai più nota e comune dei Neanderthal: uomini-scimmia scilinguati e carnivori. Ma era davvero così? E’ forse la domanda che ha spinto una squadra internazionale di ricercatori i quali hanno così pensato di studiare i batteri presenti nella bocca degli antichi Homo. Sono state svelate dunque nuove informazioni inaspettate alla dieta dei Neanderthal: consumavano tuberi e vari vegetali.
Lo studio dei ricercatori sui batteri e la dieta Neanderthal
Dei ricercatori guidati dagli scienziati del Max Planck Institute for the Science of Human History hanno studiato la placca batterica fossile trovata sui denti di Homo sapiens e Homo neanderthalensis vissuti negli ultimi 100.000 anni. Hanno poi messo a confronto quella presente su alcuni primati quali scimpanzé, gorilla e scimmie urlatrici sudamericane. Miliardi di frammenti di Dna batterico sono stati così identificati dai ricercatori, hanno potuto così ricostruire il più antico microbio orale (parrebbe quello di un Neanderthal vissuto 100 mila anni fa nella grotta di Pešturina, in Serbia). La placca batterica è infatti una pellicola di microbi che si attacca tenacemente ai denti; altresì batteri che si nutrono degli zuccheri presenti nel cibo ingerito. Studi condotti dunque, per incrementare le conoscenze già in possesso e scoprirne anche di nuove come appunto, la dieta dei Neanderthal.
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L’eccezionalità della scoperta
I reperti presi in esame comprendono anche denti da latte di bambini Neanderthal, due di loro presenti nei siti veneti di Grotta di Nadale e Grotta di Fumane. La presenza dunque di questi batteri indica che gli uomini preistorici consumavano cibi ricchi di amido. La particolarità è nel fatto che questo avviene circa 10.000 anni fa, molto prima dell’introduzione dell’agricoltura. La carne era dunque accompagnata da altri nutrimenti, consumati in quantità considerevole per essere constatata milioni di anni dopo.