Eva Kor, insieme alla sorella gemella Miriam venne internata nel lager di Auschwitz dove subì i terribili esperimenti del medico nazista Joseph Mengele
Si è spenta ieri mattina a Cracovia Eva Kor, che insieme alla sorella Miriam fu una delle testimoni dei mostruosi esperimenti che il medico nazista Joseph Mengele condusse su più di 1.500 coppie di gemelli presso il lager di Auschwitz durante l’olocausto.

Nata il 31 gennaio 1934 a Portz, nell’attuale Romania, nel maggio del 1944, in quanto ebrea, fu deportata nel campo di sterminio di Auschwitz con la sorella gemella e il resto della sua famiglia. Il padre, la madre e i fratelli morirono nelle camere a gas mentre Eva e Miriam vennero detenute nei laboratori di Mengele per essere utilizzate come cavie per terribili esperimenti genetici.

Quella delle sorelle Kor è una vicenda straordinaria, in quanto, nonostante le terribili violenze subite nei laboratori di Auschwitz, riuscirono entrambe a sopravvivere, diventando in seguito tra le più importanti testimoni di ciò che accadde nei campi di concentramento.
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Negli Stati Uniti Eva Kor fonda l’associazione Candles
Dopo la liberazione del campo di Auschwitz ad opera delle truppe sovietiche e la fine della guerra, Eva Korrsi trasferì in Israele. A partire dagli anni cinquanta, all’età di ventisei anni, si stabilì negli Stati Uniti con il marito, anch’egli superstite della Shoah, dove fondò l’associazione Candles (Children Of Auschwitz Nazi Deadly Lab Experiments Survivors) e un museo sull’olocausto con sede a Terre Haute, nello stato dell‘Indiana. Nel corso dei numerosi viaggi organizzati dall’associazione, Eva Kor ebbe modo di testimoniare in tutto il mondo la crudeltà nazista, sottolineando l’importanza del perdono come una soluzione per superare i traumi subiti durante l’olocausto.

Nel 2009 pubblicò un libro per bambini, tradotto in italiano con il titolo “Ad Auschwitz ho imparato il perdono“, nel quale raccontò la sua vicenda di perseguitata parlando anche dell’incontro nel 1995 con un’ex nazista che ha fatto riemergere il dolore per le violenze subite nel corso della Shoah. E’ stato proprio questo incontro che ha convinto la donna del fatto che solamente il perdono permettesse di andare avanti pur senza dimenticare ciò che era accaduto durante il nazismo.
Gli incontri con Oskar Groening e Rainer Hoss
Il 23 aprile 2015, Eva Kor testimoniò ad Amburgo nel corso del processo contro Oskar Groening, 93 enne che ai tempi delle deportazioni era addetto al sequestro dei bagagli e degli effetti personali delle persone che venivano internate ad Auschwitz. Dopo aver dichiarato di apprezzare il fatto che l’ex criminale nazista si sia preso le proprie responsabilità su ciò che accadde, la stessa Korr strinse la mano e diede un bacio all’uomo. Ai giornalisti poi spiegò che aveva apprezzato il fatto che Groening avesse ammesso le proprie responsabilità spiegando le violenze e le torture che avvenivano nel lager, dichiarando che il fatto di averlo perdonato non gli impediva di accusarlo per ciò di cui si era reso responsabile.

Due anni prima, nel 2013, durante una visita ad Auschwitz la Kor incontrò Rainer Hoss, nipote di quel terribile Rudolf che fu comandante del lager di Auschwitz. Rainer Hoss, che dagli anni ottanta aveva interrotto i rapporti con la propria famiglia d’origine da anni si occupa di testimoniare le violenze naziste e di sensibilizzare le nuove generazioni a combattere ogni forma di persecuzione e razzismo. Dopo un anno decise di adottarlo, e più volte lo spronò a riconciliarsi con la propria famiglia in quanto “solo con il perdono ci si può emancipare dal male di Hitler“.

Eva Mozes Kor è morta a Cracovia, non lontano da quel campo di concentramento che ha segnato indelebilmente la sua vita. Si trovava in Polonia da qualche giorno per partecipare all’annuale viaggio per i organizzato dall’associazione da lei fondata, la Candles, esperienza con la quale viene mantenuta viva la memoria dell’olocausto e viene insegnata l’arte del perdono. Nonostante la morte della sorella, avvenuta negli anni novanta, Eva aveva continuato a testimoniare le violenze del nazismo, predicando il “Perdono” come modo per superare il dolore il rancore verso coloro che avevano massacrato un intero popolo.
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