Sempre tutti iperconnessi, pronti a rispondere immediatamente in una chat, a ricercare l’ultima notizia o rintracciare la risposta dell’amico al nostro ultimo messaggio. E se non si riesce ad avere il cellulare a portata di mano, si origina frustrazione fino a una vera e propria dipendenza. Si tratta di ‘nomofobia’, cioè quella condizione psicologica che manifesta la paura irrazionale di restare ‘sconnessi’ dal proprio smartphone. Andiamo a vedere quali sono i sintomi e chi è più a rischio di svilupparla. Come pure le modalità di affrontarla.
Parliamo di nomofobia
E’ allarme nomofobia? L’emergenza della problematica assume dimensioni preoccupanti anche a livello mondiale. Definita anche ‘sindrome da disconnessione’, deriva dall’inglese no-mobile phobia. Rappresenta quella condizione psicologica che manifesta la paura irrazionale di restare ‘sconnessi’ dal proprio smartphone. Così se ne riconosce il fattore di dipendenza sociale anche perché l’individuo sviluppa un’eccessiva ansia quando non ha con sé lo smartphone, oppure quando si scarica la batteria, o non c’è campo. Tanto da portare con sé lo smartphone anche se si va in bagno.
Gli effetti impattano negativamente sullo stile di vita di ogni giorno fino allo sviluppo di tratti ossessivi che generano difficoltà nel sonno e aumento di stress e ansia.
Origine
La parola ‘nomofobia’ è usata per la prima volta nel 2008 in Inghilterra quando uno studio del governo ha voluto indagare il legame tra lo sviluppo di disturbi collegati all’ansia con l’utilizzo eccessivo dello smartphone. Emerge che circa il 58% degli uomini ed il 47% delle donne manifestava ansia da disconnessione quando non aveva con sé il proprio cellulare.
Chi è più a rischio?
Oggi ad essere più a rischio sono gli adolescenti che utilizzano i social continuamente per comunicare con gli altri, restando tante ore connessi e, magari, senza un preciso obiettivo. Essi possono sviluppare dipendenza da internet e dai social. Anche i bambini. Inoltre, a rischio sono gli individui con una bassa autostima e scarsa soddisfazione per la propria immagine di sé.
Cosa succede nel cervello?
La persona nomofobica avverte la necessità di controllare in modo ossessivo lo smartphone. Questo controllo attiva la produzione di dopamina nel cervello che stimola la sensazione del piacere e della soddisfazione. Se a livello fisiologico accade ciò, ci chiediamo se la nomofobia può essere in qualche modo influenzata dalla presenza di fattori psicologici. Sì, sia tratti nevrotici sia alti livelli di estroversione, ansia e impulsività che bassa autostima. Anche la F.O.M.O. ha un suo peso nello sviluppo della nomofobia. Infatti, questa fobia è la paura di essere tagliati fuori. Per cui si spiega la necessità di essere sempre connessi.
Sintomi della nomofobia
I sintomi che si osservano tra chi è affetto da nomofobia sono:
- ansia e agitazione;
- battito accelerato;
- disorientamento.
Questi si ripercuotono sul comportamento, che si presenta con:
- uso eccessivo dello smartphone;
- portare con sé caricabatterie;
- presenza di ansia e nervosismo al pensiero di restare senza il pc o senza smartphone;
- guardare continuamente lo smartphone;
- cellulare sempre acceso.
Diagnosi
Dalla manifestazione dei sintomi alla diagnosi il passo è breve. La nomofobia, infatti, può essere riconosciuta attraverso il DSM-V, cioè il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, come una ‘fobia specifica’. Dunque si avverte una paura per uno stimolo o una situazione che viene percepita come pericolosa per la propria vita. E anche come una ‘dipendenza comportamentale’, ovvero come i comportamenti che sfuggono al controllo.
Strumenti non diagnostici
Esistono strumenti non diagnostici che indicano il livello di ‘nomofobia’ e le dipendenze da smartphone. Essi sono:
- il test Nomophobia Questionnaire – NMP-Q di Caglar Yildirim. Comprende 20 items e permette di valutare l’assenza di nomofobia fino a un grave livello;
- Questionnaire of Dependence of Mobile Phone/Test of Mobile Phone Dependence – QDMP/TMPD che è un test che indaga sul grado di dipendenza. Composto da 22 items raggruppati in 3 gruppi relativi ad astinenza, mancanza di controllo/uso problematico e tolleranza/interferenza.
I trattamenti nei casi di nomofobia
Il trattamento della nomofobia include:
- la terapia cognitivo-comportamentale;
- la terapia psicofarmacologica;
- la terapia della realtà, che prevede l’attenzione dell’individuo su comportamenti che distraggono dall’uso del cellulare.
Per i soggetti affetti da nomofobia, è necessario ristabilire i contatti con il mondo reale e riprendere relazioni interpersonali face to face.
Conclusioni
E’ necessario prendere consapevolezza della propria dipendenza e acquisire gli strumenti per limitare l’uso del cellulare.
Ad esempio, si può scegliere di iniziare a scollegarsi per un paio d’ore e poi aumentare la durata di questo tempo. In questi momenti ci si può dedicare ad attività che fanno piacere. Come leggere un libro, disegnare, scrivere, suonare uno strumento o incontrare di persona una persona amica. E naturalmente rivolgersi ad uno specialista che può supportare nel percorso di guarigione.
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