mercoledì, Aprile 16, 2025

Droni con tech iraniana potrebbero colpire Israele

Con l’intensificarsi del conflitto, Israele teme gli attacchi dei droni con tech iraniana. La Repubblica islamica ha copiato dai prototipi all’avanguardia statunitensi, come il Predator e il Sentinel. Oltre che a vari modelli dell’industria bellica internazionale. Negli ultimi tre anni, questi velivoli aumentano le incursioni sul confine israeliano. Lo Stato ebraico riuscirà a far fronte a questa minaccia?

Droni con tech iraniana colpiranno Israele?

In Medio Oriente, l’Iran ha rappresentato il pioniere nella tecnologia di droni militari, copiando dai modelli statunitensi. Specialmente il Predator o il Sentinel. Ora, le autorità sioniste temono un’intervento della Repubblica islamica nel conflitto in corso tra Israele e Gaza. Il sospetto è sorto a seguito di un’incidente occorso martedì, quando un velivolo senza pilota è stato abbattuto nel Nord del Paese. Il drone si era avvicinato al confine israeliano, il che ha allertato le forze di sicurezza (IDF). Se l’Iran cominciasse a inviare le sue batterie di velivoli militari in difesa delle truppe sciite nell’enclave, potrebbe trasformarsi nella minaccia più significativa per lo Stato ebraico. Ad ogni modo, le IDF hanno abbattuto l’UAV iraniano con un elicottero Apache nei pressi della città di Beit She’an. In precedenza, nel febbraio 2018 un drone iraniano che trasportava esplosivi, partito dalla base T-4 siriana, era penetrato nella stessa area.

Qualche dettaglio in più

Israele dovrà fare i conti con la crescente minaccia rappresentata dai droni con tech iraniana mentre è impegnato nel conflitto con Gaza. Lunedì, le forze di sicurezza israeliane avevano abbattuto almeno sei velivoli militari senza pilota. Per la prima volta, l’esercito sionista ha impiegato in combattimento il suo sistema di difesa antimissile Iron Dome, allo scopo di intercettare almeno uno dei droni. Mentre un jet F-16 dell’aviazione militare israeliana ne ha abbattuto un secondo. In quest’ultimo periodo, la minaccia dei droni con tech iraniana è in aumento. L’esercito della Repubblica islamica è stato un pioniere di tale tecnologia negli ultimi decenni. In effetti, oggi Teheran vanta diverse linee di droni militari, alcuni dei quali utilizzati per la sorveglianza. Ma molti altri sono armati.


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La strategia dei droni con tech iraniana

A tal proposito, la strategia iraniana consiste nell’utilizzare i droni come missili da crociera. Pertanto, i velivoli vengono caricati di esplosivo e integrati con un giroscopio e le coordinate geografiche dell’obiettivo. Quindi, i droni si dirigono verso il bersaglio programmato, fino a schiantarsi ed esplodere nell’impatto. Questa tattica non è diversa dal razzo tedesco V-1 della seconda guerra mondiale, sebbene sia leggermente più complessa. Per i suoi modelli, Teheran ha copiato i droni statunitensi, come il Predator o il Sentinel. Inoltre, ha anche studiato e riadattato altri dispositivi militari utilizzati nel resto del mondo. Una volta che ha acquisito una certa confidenza con tale tecnologia, la Repubblica islamica è passata a sviluppare i propri modelli. Unici.

Teheran vende i suoi velivoli

Ad esempio, l’Iran ha venduto alcune batterie di velivoli Ababil ai ribelli Houthi attivi nello Yemen, esportati con il nome Qasef. Si tratta di droni con tech iraniana che funziano come un’aliante: il dispositivo viene lanciato da un binario o da una catapulta ed è in grado di volare per diverse centinaia di chilometri prima di raggiungere l’obiettivo prefissato ed effettuare l’attacco. A ragione, le forze di sicurezza israeliane temono che Teheran, sua acerrima nemica, possa rifornire della stessa tecnologia anche Hamas. Di recente, il gruppo terroristico che controlla la Striscia di Gaza ha mostrato alcuni velivoli Shehab, simili agli Ababil e ai Qasef. Pertanto, Israele dovrà fare i conti non solo con gli UAV pilotati da Hamas. Ma anche con i droni che sono stati avvistati al confine libanese negli ultimi anni. Oltre a quelli che hanno sorvolato lo spazio aereo israeliano dalla Siria.


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I precedenti

Nel luglio 2018, ci sono stati due incidenti che hanno coinvolto droni partiti dalla Siria in direzione di Israele. In quell’occasione, le IDF avevano usato un missile Patriot per intercettarli. Uno di questi era penetrato nello spazio aereo israeliano per alcuni chilometri prima di essere centrato. In entrambi i casi, Israele ha affermato di aver monitorato i droni prima di abbatterli. Un episodio analogo è avvenuto oggi, 18 maggio. In proposito, il rapporto delle IDF riferiva: “Questa mattina, un UAV che si avvicinava al confine israeliano nell’area di Emek HaMa’ayanot è stato intercettato dopo essere stato monitorato dall’aeronautica israeliana. I frammenti dell’UAV sono stati raccolti dalle forze di sicurezza“. Episodi analoghi sono sempre più frequenti. Sebbene l’esercito non abbia diramato tutti i dettagli relativi alla crescente minaccia, è chiaro che si assiste a un incremento dei sorvoli. Specialmente ai confini israeliani con Siria, Libano e Gaza.

Droni con tech iraniana: la vera offensiva

Israele non è il solo costretto ad affrontare tale minaccia: anche l’Arabia Saudita si è vista costretta a fronteggiare i droni con tech iraniana dei ribelli Houthi, filo-iraniani. Nonostante Teheran insista nel dire che il suo appoggio alle milizie sciite antigovernative sia solo politico, è innegabile il fatto che venda armi e quanto necessario per sostenere la resistenza. A tal proposito, non si deve dimenticare che l’Iran ha attaccato l’Arabia Saudita nel settembre 2019. All’epoca aveva utilizzato droni e missili da crociera. Mentre le forze filo-iraniane in Iraq hanno usato velivoli con tech iraniana contro le basi militari statunitensi sul suolo iracheno. Anche quest’anno, per l’esecuzione di almeno due attacchi di droni. Teheran sta finanziando i ribelli in Yemen, Iraq e Gaza. Oltre che in Siria e in Libano. Soprattutto, esporta i suoi “droni kamikaze” in tutta la regione. In particolare in funzione anti israeliana.


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I gruppi estremisti

Di certo, i droni con tech iraniana apportano sul campo di battaglia qualcosa che prima non c’era. Prima che la Repubblica islamica sviluppasse il suo armamentario bellico, la minaccia principale nella regione mediorientale era rappresentata dai gruppi terroristici islamisti. Come l’Isis, che riutilizzava i quadricotteri acquistati tramite canali civili.
Per oltre un anno il generale Kenneth McKenzie, comandante del comando centrale Usa, ha avvertito che i droni acquistati presso i grandi magazzini come Costco sono una grave minaccia. L’alto ufficiale dell’esercito si era riferito a questi piccoli quadricotteri come alla linea DJI. All’avanguardia tecnologica, questi droni vengono assemblati grazie a un kit che ricorda le costruzioni Lego. Una volta montati, questi dispositivi possono essere programmati e utilizzati per trasportare carichi utili, come una granata. Ad esempio, l’Isis ha usato questa tecnologia nella battaglia di Mosul, nel 2017.

Droni con tech iraniana: una minaccia concreta

Alla luce di tutte queste considerazioni, si può dire che la minaccia dei droni con tech iraniana sia molto più significativa di quanto ci si sarebbe immaginato. Soprattutto perché comprende una vasta gamma di modelli, che vanno da velivoli a grandezza umana fino a quelli che ricalcano le dimensioni di un piccolo aereo. Spesso, questi dispositivi vengono chiamati malat o cli tais in ebraico. Questi velivoli presentano una serie di vantaggi non trascurabile. A partire dal fatto che si tratta di grandi velivoli telecomandati che, avendo un percorso prefissato, potrebbero essere impegnativi da bloccare. Proprio questa caratteristica li rende più simili a un missile da crociera che a un drone. Ragion per cui vengono definiti droni “suicidi” o “kamikaze”. Mentre alcuni sono detti “munizioni vaganti” perché possono “ronzare” attorno a un bersaglio prima di colpirlo. Riuscirà il sistema antimissilistico di Israele di far fronte a questa nuova minaccia?


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